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La sovracomunalità non basta

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 11 aprile 2011

In una recente intervista Federico Oliva presidente dell’Inu dopo aver riconosciuto che la situazione toscana rimane nel complesso soddisfacente e quindi abbastanza felix nel governo del territorio, ha aggiunto che esso non è tuttavia adeguato alla nuova dimensione. Va perciò cambiato, ad esempio, usando meglio le non utilissime province che possono agire alla scala superiore a quella comunale. Anche Manciulli segretario regionale del Pd in una sua dichiarazione ha ribadito che va superata la logica esclusivamente comunale perché servono piani d’area almeno su tutta una serie di materie dalla mobilità, la vivibilità urbana etc. Sono annotazioni del tutto condivisibili ma anche estremamente generiche e per più versi piuttosto scontate sebbene se ne comprenda l’attualità politica stando a controversie in corso dalla piana fiorentina a molte altre situazioni regionali. Il ruolo delle province è sicuramente importante e per quanto ballerino ma non è certo comparabile a quello delle comunità montane ormai segnate da un nuovo destino. Ma le aree a cui fa cenno Manciulli non sono riconducibili unicamente a questi due soggetti elettivi che pure non se la passano bene. E non si esauriscono neppure nel loro rapporto con la regione che presenta a sua volta –come possiamo vedere- non pochi aspetti irrisolti o non ben risolti. Se all’Arcipelago Toscana è in corso un polemica sul fatto che la Comunità del parco malgrado sia sollecitata anche dal ministero non si riunisce per dare il suo parere sul piano perché Barbetti del parco se ne infischia, è chiaro che i protagonisti delle scelte non solo in campo ambientale non sono soltanto comuni e province. Se poi si da una scorsa anche veloce ai documenti predisposti dalla Facoltà di Architettura di Firenze sul PIT richiesti dalla regione e che saranno presto discussi si ha l’ennesima conferma che quel piano va cambiato in molte parti e non per aspetti secondari. Le politiche del piano sul paesaggio, ad esempio, sono passate al pettine fitto di una critica alla sua genericità originaria per assumere nomi e cognomi precisi; parchi agricoli periurbani multifunzionali, parchi fluviali, progetti di riqualificazione di aree dismesse, parchi agricoli tipo Parco Sud di Milano, Rete Natura 2000, sistemi dunali, progetti di rete eco-territoriali e altro ancora. Nessuna o gran parte di queste proposte è riconducibile escluivamente e talvolta neppure principalmente a quel rapporto che dicevamo. I bacini e i parchi regionali e nazionali sono sicuramente tra i referenti maggiori e più qualificati oggi per ragioni diverse prigionieri i primi di una normativa nazionale che gli ha legato le mani e ridotto le risorse, i secondi alle prese con una politica nazionale rovinosa ma anche con una legislazione regionale vecchia che doveva essere già stata rinnovata. Sul governo del territorio insomma a 10 anni dal nuovo titolo V della Costituzione si gira ancora troppo intorno al lume nonostante le tante chiacchere sul federalismo. La Toscana che in passato ha saputo far bene e meglio di altri deve ora rimettere il suo orologio con maggiore determinazione e rapidità perché la sovracomunalità assuma quei connotati di concretezza che ancora non ha.


Toscana Mappa piccola

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