Da ieri domenica 12 ottobre la Regione ha aperto la caccia al fringuello che durerà fino al 9 novembre. Ma è subito polemica sul prelievo in deroga della specie. Il presidente del gruppo regionale di Forza Italia Lorenzo Zirri, responsabile nazionale dell’ufficio caccia degli azzurri, e Leopoldo Provenzali, Consigliere Regionale di Forza Italia, non nascondono le loro perplessità di fronte alla delibera emessa dalla giunta Martini. Fa discutere la possibilità di cacciare il fringuello per un totale di 5 capi giornalieri e di 10 capi complessivi, a cacciatore, per l’intero periodo. I capi dovranno essere segnati sul tesserino regionale subito dopo ogni abbattimento. “Tutto questo è un grande bluff”, commentano Zirri e Provenzali. E spiegano i motivi: “Il carniere è stato deciso in base al tetto massimo nazionale di un milione e 500mila esemplari, fissato dall’Istituto nazionale per la fauna selvatica – affermano Zirri e Provenzali - Alla Toscana sono toccati 474mila fringuelli. Il numero è stato ulteriormente ripartito tra i primi 47.000 cacciatori che si prenoteranno”. Perché i conti non tornano? “La Toscana ha giocato al ribasso sulla quantità di fringuelli – continuano Provenzali e Zirri - visto che è stata tra le poche Regioni ad applicare alla lettera le indicazioni fornite dall’INFS. In verità quei dati hanno poca credibilità in termini di valore “tecnico e scientifico”, in quanto mancano di riferimenti oggettivi e aggiornati. Altre Regioni, infatti hanno agito diversamente ed autonomamente, come del resto prevede la stessa legge nazionale che recita “sentito l’INFS”. In Liguria si potrà cacciare il fringuello per un massimo di 100 capi a stagione, rispettando un carniere giornaliero di 10 fringuelli a cacciatore; in Veneto la quota massima è fissata a 40, mentre quella giornaliera è di 5; in Lombardia si parla invece di un rapporto di 24 a 5. Per quanto concerne il passero, la Toscana ha preferito poi adottare tutt’altra strada. Lo ha tolto dal prelievo in deroga. Insomma, come dire, quando non si sa come risolvere la situazione, meglio eliminarla del tutto. Il risultato è che, nonostante una legge nazionale che dà ampi poteri decisionali, la gestione della caccia nella nostra regione scivola sempre più in basso. Per sole questioni di carattere politico. Vengono adottati provvedimenti deboli, facilmente impugnabili davanti ai tribunali amministrativi, al posto di leggi, come avevamo proposto. Il risultato aprirà gli occhi ai cacciatori che sapranno chi ringraziare per l’ennesimo passo falso del Governo di Martini. La Regione smetta di prendere in giro il mondo venatorio. Si cominci col presentare provvedimenti perlomeno credibili”.
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