La nostra capacità di farci del male appare infinita. Mentre gli altri serrano le fila e rispondono con la forza dell’unità all’aggressione sempre più insidiosa e dirompente della crisi, noi non troviamo di meglio che affondare l’unico ente rappresentativo a livello comprensoriale, venendo meno alla responsabilità di governo di importanti servizi e accentuando ulteriormente le nostre ataviche divisioni. Un capolavoro di autolesionismo politico di cui non credo si possa andar fieri. Se è vero che da tempo l’Unione versava in serie difficoltà, è anche vero che le possibilità di ripresa c’erano tutte e fattibili. Non averle colte e aver lasciato l’Ente morire in una forma di cinica eutanasia, è colpa grave di cui qualcuno dovrà rispondere nei confronti della gente elbana, dei lavoratori giustamente preoccupati per il loro futuro, delle imprese che vedono ridotti i margini della loro già scarsa attività. A pensarci bene l’Elba si è sempre avvalsa di un organismo sovracomunale. Prima l’EVE e poi la Comunità Montana hanno svolto, negli anni, un ruolo unitario indubbiamente importante e positivo. E non tanto e non solo per le pur rilevanti funzioni gestionali, ma anche e soprattutto per i compiti di coordinamento e programmazione delle politiche territoriali, che in nessun caso il singolo comune è in grado di affrontare. Ciò che verrà meno, d’ora in poi, sarà proprio questo, con grave danno per l’economia, la capacità di governo locale, la credibilità e la stessa immagine dell’Isola rispetto agli altri soggetti istituzionali. Il richiamo alla situazione debitoria dell’Ente e alla presunta volontà prevaricatrice della Regione sono argomenti che non reggono e che non giustificano la volontà liquidatoria di chi dentro e soprattutto fuori dall’organismo ha perseguito l’obiettivo della cancellazione dell’Unione. Nel primo caso perché comunque le criticità finanziarie risalgono alla precedente gestione del settore idrico e pertanto andranno distribuite fra tutti e otto i comuni dell’Isola; nel secondo caso perché la Regione si è offerta a sostenere anche finanziariamente la nuova Unione, garantendo i contributi ordinari venuti meno dallo Stato e chiedendo più volte di sottoscrivere un accordo di programma per favorire la soluzione dei problemi dell’Elba. Le ragioni, quindi, sono altre e tutte politiche, finalizzate a colpire la Regione e ad accreditare l’idea di una ipotetica subordinazione dei comuni di centrosinistra. Una scelta sbagliata che rende l’Elba più debole ed esposta alla crisi e che nei tempi brevi chiude definitivamente la porta alla ricostituzione di un ente comprensoriale, dichiarando il fallimento di una classe dirigente miope e indegna di rappresentare gli interessi degli elbani. Un quadro desolante che non offre molte prospettive per il futuro e che solo la battaglia per il Comune unico potrebbe riscattare, “un passo obbligato”, come scrive il Sole 24 ore, “per rendere più competitivo il territorio elbano”.
Alessi al lavoro