Caro Rossi, ma chi si nasconde dietro l’identità segreta di Enrico Grittini? Chi esce dalla cabina telefonica quando entra lui per spogliarsi del suo completo grigio (ce lo immaginiamo così) come il vecchio caro Clark Kent? Perché ormai è indubbio che sono in gioco dei superpoteri. Pensi un po’. Da “fonti sicure, certe e documentate (atti comunali)” ha scoperto di rapporti d’affari dell’amministrazione campese col Filippi vivaista: quegli sprovveduti di Campo non ce l’hanno fatta a far sparire la pericolosa documentazione che li incastra, prima che il nostro superdetective vi mettesse le mani sopra e, malgrado fossero documenti cifratissimi, riuscisse a disvelarne la natura sospetta se non criminale. Preziosa è anche l’indicazione che offre al Procuratore della Repubblica: far fare delle belle indagini, “tipo luminaria”, e associare alle Sughere, dopo un rodaggio di arresti domiciliari, “qualche altro funzionario o dirigente o amministratore campese”, con relativo disastro per il guardaroba del sig. Beneforti. Un bel colpo da maestro. Ma ci domandiamo: perché a Campo l’opposizione è costretta a ipotizzare passaggi di tangenti (necessariamente da tre lire) per una fornitura di cinquanta lampioni o di cinquanta palme (che ci dicono essere l’unica tipologia gradita dall’Amministrazione, assai più nota, a torto o a ragione, per le piante che leva che non per quelle che mette)? Vogliamo dire che di cose vere e serie che una opposizione vera e seria possa segnalare all’opinione pubblica (o anche alla Magistratura, al bisogno) proprio non se ne vedono? E se non se ne vedono, è perché gli amministratori campesi non sono buoni nemmeno a rubare sul serio? O perché invece lo fanno talmente bene che l’opposizione, malgrado il fiuto del supersegugio Grittini, non è in grado di accorgersene (e allora è proprio messa male)? O perché l’opposizione fa a mezzo con l’Amministrazione, e lampioni e palme non sono che fumogeni per coprire le magagne consociative vere? Un’ultima ipotesi, cioè che l’Amministrazione agisca solo in piena correttezza, la riportiamo solo per completezza, e per riguardo alla sarta di Beneforti. Naturalmente ci auguriamo, per i Campesi, e quindi anche per Sherlock Grittini, che sia proprio così, e che le mille critiche che assiduamente popolano anche le pagine di “Elbareport” siano solo fissazioni di perfezionisti. In ogni caso ci rassicura il fatto che qualcuno vigili affinché il Male non abbia la meglio sul Bene: se c’è qualcosa di non corretto o di criminale, prima o poi, lasciate da parte le quisquilie, quel qualcuno addenterà il colpevole e lo trascinerà davanti alla giustizia del Popolo. Siamo tutti avvertiti. Anche lei, Rossi: non vada a costituirsi, ma magari un buon avvocato se lo cerchi. Anche noi: ormai Grittini ci sta addosso, e ci sentiamo un po’ come Zorro quando il comandante Garcìa sospetta che sia don Diego, e sta per smascherarlo. Ci spiace solo una cosa della dotta allusione ai “piccoli scrivani fiorentini” (che per la verità non capiamo): quel “piccoli”. Non vorremmo che fosse una risposta stizzita al fatto che, non conoscendolo, lo chiamiamo come tutti “Grittini”. Se vuole, d’ora in poi lo chiameremo “Gritti”.
rose