Il giorno dopo la beccata del Cigno Verde sui lavori di Somma Urgenza del dopo alluvione 2002 a Rio Marina, iniziano ad arrivare i distinguo da chi vuol ribadire che è fuori dalla storia (evidente segno che non siamo in presenza di una vicenda molto lineare). Il più sollecito è Lorenzo Marchetti Presidente del Consiglio di Amministrazione della Società del Parco Minerario che scrive: In merito al comunicato di Legambiente Arcipelago Toscano si precisa che la Parco Minerario dell’Isola d’Elba srl non ha ricevuto né tanto meno gestito “fondi straordinari per intervenire sul grave dissesto idrogeologico che affligge tutte le aree delle ex miniere”. La nostra società, inoltre, non ha affidato nessun lavoro alle ditte: Cooperativa Terra Uomini e Ambiente, Masi Costruzioni s.r.l, Masi Livio s.n.c, e SPP Servizi Prevenzione e Pena, né con queste ha intrattenuto rapporti economici di alcun genere. La Parco Minerario che dallo scorso 1° maggio gestisce il Servizio di custodia delle miniere demaniali di Rio e Rio Albano, ha segnalato, con cadenza mensile e a tutti i soggetti competenti, il mancato ripristino delle chiusure degli accessi alle zone minerarie rimossi durante l’esecuzione di lavori effettuati, a vario titolo, da ditte diverse". Quindi la Società del Parco non c'entra ed anche l'Amministrazione Comunale di Rio Marina declina ogni responsabilità, con un'altra stringatissima nota che fa pervenire alle redazioni degli organi d'informazione dell'Isola d'Elba In merito alle notizie apparse oggi su alcuni organi d’informazione, - recita la precisazione pervenutaci - l’Amministrazione Comunale di Rio Marina rende noto di non aver affidato alcun tipo d’incarico alle ditte Masi Costruzioni s.r.l., Masi Livio s.n.c. e Servizi Prevenzione e Pena. Bene, neanche il Comune ha affidato lavori, quindi, escludendo il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, sui cui atti gli ambientalisti sono piuttosto edotti, tra i soggetti citati da Legambiente resta solo la Prefettura Livornese. E' stato quindi il Prefetto ad affidare lavori ad una società come la Servizi Prevenzione e Pena che, gli ambientalisti affermano abbia capitale sociale 1 milione (di lire non di euro) 0 dipendenti, 0 attività precedenti, 2 proprietari congiunti di altri imprenditori di altra ditta assegnataria e specializzazione nelle operazioni di ripristino ambientale opportunamente datata 20 giorni dopo l'alluvione? Pur operando in regime di somma urgenza, sarebbero stati quelli della SPP titoli societari sufficienti all'assegnazione di un importo X di euro per lavori comunque così particolari e delicati? Non c'erano altre ditte sul mercato (anche locale) che potevano essere interessate? Ma facendo un passo indietro e tornando alla risposta del Comune, non ci pare proprio che gli Amministratori possano cavarsela con quelle tre righe scarse, vista la pesante unica domanda posta in ordine a che cosa sapesse l'amministrazione di quei lavori. Non ha il Comune l'obbligo di conoscere i dettagli tecnici di operazioni che vengono condotte, anche da altri soggetti pubblici, sul suo territorio? E' stato affermato (anche dai consiglieri della minoranza riese) che, con buona pace della normativa, con tutti i cantieri aperti non si vedeva un cartello che fosse uno. Gli organi tecnici e di vigilanza operanti nel comune riese (oltre che i suoi attenti amministratori) trovavano tutto ciò giustificabile o irrilevante? Ed un ultima domanda la vorremmo porre a soggetti non ancora tirati in ballo, ma che hanno una importante funzione sociale, come l'Ispettorato del Lavoro e i Sindacati. Ed è una domanda che deriva dagli inquietanti interrogativi precedenti: Hanno per caso verificato l'Ispettorato del Lavoro e i Sindacati se in quei cantieri tutto poteva essere definito regolare, dal punto di vista dei rapporti di lavoro e della sicurezza dei lavoratori? Attendiamo risposte (vere e convincenti).
rio marina pontile