Caro Direttore Ho letto le parole di Elsa Morante, trasmesse dal Prof. Luigi Totaro. Prima un po’ di consapevole tristezza, poi mi sono venute in mente due cose. Come noto, negli anni trenta il fascismo impose ai professori universitari di giurare fedeltà al regime, pena la perdita del ruolo. Su poco più di un migliaio di docenti, 11(undici) si rifiutarono di giurare, in nome dell’ indipendenza e della universalità della scienza e del suo insegnamento, come oggi sancito dalla nostra Costituzione . Quegli undici, come ci ricorda Umberto Eco, salvarono l’onore dell’Università e contribuirono a salvare quello dell’ Italia. Ripenso con orgoglio ai tempi in cui seguivo le lezioni di Emanuele Padoa, uno degli undici. Oggi sono in tanti nella scuola pubblica a salvare l’onore dell’Italia, l’ educazione, il rispetto reciproco, la tolleranza. In due parole, il vivere civile, dai deliri strumentali ed offensivi di “genti”, democraticamente elette dalla maggioranza degli italiani, anche se scelte dal potente di turno. La seconda cosa è più “ allegra”. Narrano le cronache che alla fine di uno spettacolo teatrale di Ettore Petrolini, un grande e prolungato fischio si elevò dal loggione. Nel silenzio che seguì, il grande comico pronunciò ( più o meno nella traduzione toscana) queste parole: “ Io non ce l’ho con quello che fischia, ma con quello accanto, che non lo butta di sotto !” . Ovviamente in termini di voto elettorale, poiché anche se è duro a crederlo, viviamo ancora in uno Stato di diritto, regolato con le norme di una democrazia costituzionale e parlamentare. In cui tutti i cittadini devono essere uguali davanti alla Legge. In cui vige il prezioso dettato sulla presunzione di innocenza fino al giudizio finale della Magistratura. Ma in cui , si presume, che la Magistratura sia messa in condizioni di esprimere tale giudizio. Evitando di invocare complotti “giudiziari-mediatici-plurisinistrorsi”. Evitando furbizie e bizantinismi giuridici, e fughe. Poco dignitose. Sicuramente disonorevoli. Cari saluti
Duce Piccola