Dopo un breve servizio diffuso dalla TV di stato l'altro pomeriggio ci siamo ritrovati con le budella aggrovigliate, prede di un misto tra incazzatura e nausea come raramente ci accade. Al contrario di quanto sarebbe lecito pensare non eravamo reduci da una delle tanti manifestazioni del verbo del Capataz Meneghino che, con il getto continuo di venefiche ed offensive scemenze verso ogni altra istituzione che ostacola il suo sogno di impunità, a dosi sempre più massicce, ha finito per mitridatizzarci (assessore non pretenda di capire) La cosa decisamente più schifosa che abbiamo visto nella appena trascorsa settimana, quella che si meriterebbe una mensione ne "lo sgracchio del giorno" che Alessandro Beneforti pubblica su face-book è l'aver visto un ineffabile commerciante di maschere partenopeo esporre in bella vista la maschera di Zio Michele da Avetrana, su un manichino da bambino quarnito di tanto di cappellaccio e cinghia assassina penzolante dalle mani. Il tizio si giustificava: "me lo hanno chiesto .. lo comperamo ... anche nel presepe si mettono personaggi famosi". Commenti del fiero reporter, stigmatizzazioni di un tale atto di inciviltà? Zero o giù di lì. Gli affari sono affari dunque, tutto si può fare per il dio quattrino, migliaia di ore di voyerismo televisivo gestite da prezzolati avvoltoi (ambosessi) con le facce da bravo ragazzo/a, con contorno di tuttologi e opinionisti a gettone, ben presenti avanzi di galera ospiti fissi di trasmissioni "di approfondimento", nella quali tonnellate di merda (premiate dall'auditel) si spandono sull'Italia perbene e su quella perbenista, sulle care vecchiette, sui baby-bensionati, sulle casalinghe di Voghera, sui cassaintegrati parcheggiati davanti alla TV, su aspiranti veline e tronisti rintronoti e rintronati. Ma c'è un filo di continuità e contiguità culturale tra chi pensa di sfangarla dando la susina al torvo potente vecchiaccio dal flaccido culo e chi vende o acquista quella oscena, atroce maschera: in entrambi i casi si può parlare di un vuoto della dignità, della cultura, dell'Essere, riempito dalla spazzatura del sembrare, dell'Apparire, che comporta automaticamente il mentire, l'imbrogliare, il fare del più repellente individualismo la filosofia di vita. L'Italia che serve è un'Italia più seria, più misericordiosa, più rispettosa del dolore, più pudica. C'è cari lettori una canzone ispirata dalla figura di Davide Lazzaretti un mistico amiatino che (scomunicato e perseguitato) mescolava ingenuamente i dettami cristiani con quelli della rivoluzione sociale. Essa recita: "E quando Cristo fu resuscitato - lo videro che usciva dalla fossa - col sangue ch'era uscito dal costato - la sua camicia s'era fatta rossa". Non sappiamo di che colore sarebbe la camicia di un Cristo resuscitato oggi, ma siamo certi che le fustate che ci dicono appioppò ai mercanti nel tempio, sarebbero robetta al confronto della furia con cui si scaglierebbe contro questi mercanti di egoismi, contro questi sepolcri imbiancati, e pure forse contro questo narcotizzato ed intimamente corrotto popolo che li subisce senza un moto di ribellione delle coscienze.
maschera zio michele