Lontana la voglia di aprire polemiche fini a sé stesse, e dato per scontato che l’inserimento dell’Elba fra le zone che beneficieranno delle compensazioni generate dal gasdotto Algeria Italia è da salutare positivamente, vorrei, se possibile, stimolare una riflessione sulla natura della compensazione (nel nostro caso la metanizzazione dell’isola). Devo precisare che quanto segue è frutto soprattutto delle osservazioni avanzate da un tecnico del settore, elbano, eccellente artigiano e molto interessato al futuro dell’isola in cui vive, Simone Cecchini. Ovviamente, il fatto che me ne faccia portavoce significa che sostanzialmente le condivido, anzi, visto che la proposta che ne scaturisce è tagliata su misura della realtà in cui viviamo, innovativa e concepita guardando concretamente al futuro, credo che renderla pubblica sia il meno che si possa fare. In estrema sintesi, dice Simone, dato atto alla Regione dell’attenzione dimostrata in questo caso all’isola, per cominciare sarebbe opportuno quantificare con un’approsimazione accettabile il conto economico della metanizzazione dell’Elba, dalla condotta sottomarina, alla centrale locale di derivazione, al collegamento sotterraneo che dovrebbe ramificarsi in tutta l’isola, con difficoltà non secondarie data la particolare morfologia del territorio, la dispersione delle unità abitative o turistiche e il fatto, non trascurabile, che importanti lavori dovrebbero essere interrotti durante l’estate per permettere all’industria turistica di funzionare senza eccessivi intoppi. I tempi. Visto che i lavori relativi all’opera principale, il gasdotto, devono ancora iniziare, possiamo immaginare che, per arrivare ad una metanizzazione in misura percentualmente accettabile del territorio elbano siano necessari fra i 10 (nel migliore dei casi) e i 20 anni (dal nostro, di Simone e mio, punto di vista la stima più credibile). In ogni caso dovrebbe essere valutata con attenzione sia la parte di territorio e relativi utenti che resterebbero, anche a metanizzazione ultimata, esclusi dal beneficio per motivi, possiamo dire, logistici, sia la possibilità che il beneficio stesso, in termini economici, non sia fra 15 o 20 anni quello che appare attualmente. L’utilità. Il microclima elbano è senza dubbio più mite di quello della toscana continentale e giustifica in misura decisamente minore che, ad esempio, nella fascia di territorio subappenninica, un’opera strutturale di tale portata. L’alternativa. Chiaro che porsi delle domande sulla metanizzazione non vuol dire rinunciare alla compensazione offerta, anzi, si tratta semmai di capire come sfruttare l’opportunità in modo più adeguato. Dunque, una volta stimato il costo globale della metanizzazione e definito, per così dire, il tesoretto disponibile Simone suggerisce che la regione valuti la possibilità di impiegare i fondi disponibili per definire un piano, destinato in modo specifico all’arcipelago toscano, di consistenti incentivi economici e di incisivo snellimento normativo, finalizzato alla diffusione generalizzata di impianti domestici e industriali (capannoni, alberghi, parcheggi) alimentati da fonti di energia rinnovabile, dai tetti fotovoltaici e solari, all’eolico dove possibile. In un’ottica di questo genere la collaborazione con centri di ricerca universitari e con industrie del settore attive nella ricerca di soluzioni compatibili con gli ambiti di applicazione può concretamente fare delle nostre isole un laboratorio di eccellenza energetica, minimizzando i danni all’ambiente senza penalizzare le tasche degli abitanti. Simone ha trovato il sasso, io lo lancio nella speranza che qualcuno lo raccolga.
Galsi gasdotto percorso