Dice Ageno che bisogna ritirare fuori dal cassetto “le mutande di bandone” ma non dice chiaramente perché e nei confronti di chi. Sostiene Barbetti che la gita in elicottero a Pianosa era giustificata da “motivazioni di carattere istituzionale”, ma a distanza di due mesi dalla denuncia, pur sollecitato, non ha ancora spiegato quali fossero, ne’ quale ruolo avesse il quartetto volante. Dichiara Bosi che “forse in Comunità ci sarà qualche mela marcia”, ma non precisa quale (solo Febbo?) ed afferma che se nel suo comune è avvenuto qualcosa nel periodo commissariale, “è colpa di chi ha fatto arrivare il commissario”, che, per analogia, vuol dire che se in Comunità montana è successo qualcosa la colpa è di chi ha nominato il presidente, Bosi compreso. Messaggi in codice, risposte evasive, comportamenti ambigui che mal di conciliano con chi ricopre incarichi istituzionali ed ha responsabilità di governo. Se poi aggiungiamo la melassa informe di insinuazioni e di minacce neppure tanto velate che proviene dalla folta fauna forzaitaliota e dintorni, il quadro appare davvero preoccupante e non fa ben sperare per il futuro di quest’isola. A meno che, come molti segnali sembrano indicare, lo sconcerto e l’indignazione di tanti cittadini non si traduca in una forte e motivata risposta politica, capace di creare le condizioni di una alternativa vincente nei confronti del berlusconismo locale e di “foravia”. Il centrodestra elbano è in profonda crisi e un naturale conflitto interno si è ormai trasformato in guerra per bande. In questi anni di gestione del potere locale in quasi tutte le amministrazioni elbane si è abbassata la guardia nei confronti dell’inquinamento affaristico con le conseguenze che tutti conosciamo. Quando non si consente, come è accaduto in Comunità montana e al comune di Portoferraio, la più ampia trasparenza degli atti e, addirittura, si nega il diritto alla partecipazione (emblematico l’episodio della Commissione urbanistica del capoluogo elbano), la democrazia entra in sofferenza e si indebolisce la difesa degli anticorpi al malaffare. Non basta riaffermare l’onestà degli amministratori, perché ciò dovrebbe essere cosa scontata e ovvia. Occorre agire senza dare adito ad alcun sospetto e assumere la questione morale come la più importante delle battaglie che bisogna condurre e vincere con gli strumenti della politica. L’Elba, nonostante tutto, ce la può fare. Deve farcela, contro chi pensa di cavarsela dando la colpa al “polverone mediatico” confondendo così la causa con l’effetto, e per chi invece vuole che il bisturi scavi fino in fondo per estirpare la malapianta dell’affarismo e ridare a quest’isola l’immagine pulita che si merita.
Rio Marina Disegno helga