Sulle questioni ambientali il dibattito in Toscana è da tempo animato da controversie che finora in più d’un caso non hanno ancora trovato ragionevoli intese. Ve ne sono anche alcune invece che dopo anni di aspre polemiche sembrano avviarsi finalmente alla conclusione come per il tracciato dell’Autostrada in Maremma sebbene qualche problema persista. Su altre però non è cosi a partire dal Parco della Piana, la nuova pista di Peretola con tutto quel che segue. E si tratta solo dei casi più noti ai quali naturalmente vanno aggiunti problemi vecchiotti come il rigassificatore e il santuario dei cetacei e anche nuovi o comunque che si ripropongono in conseguenza anche di nuove disposizioni di legge: è il caso delle energie rinnovabili sia eoliche e fotovoltaiche. Queste questioni unitamente ad altre che riguardano ad esempio in Val di Cornia come all’Arcipelago Toscano l’unione o l’aggregazione intercomunale che riguardano e non poco importanti aspetti ambientali, mettono alla prova le scelte regionali ma anche i rapporti interistituzionale e le politiche di pianificazione e programmazione che vanno oltre i confini regionali vuoi per i bacini idrografici dall’Arno al Magra, che per i parchi nazionali tosco-emiliani e poi ancora specialmente la costa ligure, il Santuario etc. D’altronde non a caso la nuova Giunta Rossi ha rimesso le mani sul vecchio PIT alla cui revisione si sta lavorando unitamente alla revisione della legge del 2005 sul governo del territorio. Su questo sfondo si sono aperte o riaperte discussioni non sempre lisce come l’olio sui ruoli istituzionali; comuni, province ma anche altri soggetti che operano su area ambientale vasta con rispettive competenze pianificatorie come appunto i bacini e i parchi. Qui le polemiche possono arroventarsi alla svelta come alla Piana con tanto di rifiuti di incontri assessori regionali o addirittura accuse a Rossi di fare scelte di ‘destra’. Vezio De Lucia che delle vicende toscane si occupa da anni recentemente intervistato da Repubblica ha detto che il problema della nostra regione è di essere ormai troppo ‘autoreferenziale’ sebbene e per fortuna si sia salvato il rapporto con i centri storici intorno ai quali andrebbe ora tracciata una linea rossa invalicabile per dire chiaramente che li ci si deve comunque fermare. Solo così la Toscana potrebbe tornare a svolgere anche una funzione nazionale richiesta come sappiamo da Asor Rosa e i suoi comitati. Ma come è emerso già a suo tempo nella discussione sul PIT -ora ripresa- un passaggio cruciale e irrisolto è proprio il rapporto tra quella linea rossa e l’oltre che significa territorio agricolo, collina e montagna, assetto idrogeologico, tutela del paesaggio e della natura, gestione integrata della costa etc etc. Questo territorio nel PIT è raffigurato talvolta con sorprendente leggerezza o banalità cartolinesca tanto che si fatica a individuare le tessere di quel mosaico che negli anni si è riusciti a mettere a regime non per via settoriale ma in maniera integrata con quegli strumenti di pianificazione di cui, ad esempio, i parchi si sono dotati. Vale per la Maremma come per San Rossore, per le Foreste Casentinesi e l’Appennino Tosco-Emiliano, per l’Arcipelago ma anche per la Val di Cornia, in qualche misura anche per i Monti Livornesi, più recentemente alla Piana etc. Privilegiare e isolare come spesso si continua a fare le scelte settoriali non cogliendone l’intreccio e la stretta commissione con il resto non porta lontani. Se prendiamo, ad esempio, le energie rinnovabili, dopo la correzione di norme non azzeccate del PIT si cerca ora anche sulla base di nuove disposizioni nazionali si cerca ora di rilanciarle stando però attenti a non provocare effetti deleteri tanto sull’agricoltura quanto sul paesaggio. Una ricerca a cui il presidente della provincia di Grosseto Marras dedicò poco tempo fa un interessante articolo su Repubblica da cui emerge chiaramente il ruolo di un ente di aree vasta come la provincia in un ambito che non può essere affidato unicamente alle scelte comunali. E tuttavia non emerge ancora il ruolo che anche in questo ambito possono e devono giocare i parchi regionali e nazionali. Eppure il parco di San Rossore ha proprio di recente messo a punto un dispositivo che potrebbe risultare utile anche ad altri territori protetti che qualcuno considera alla stregua o quasi degli altri. Intoppi e scelte discutibili possono perciò essere meglio evitati se anche interventi settoriali come quelli ricordati vengono raccordati e integrati –un termine che troppo spesso è ignorato- su una scala diversa. La legge regionale sui parchi di cui da tempo si parla dovrebbe e potrebbe sicuramente servire anche se non principalmente a perseguire questo obiettivo. Gli impegni assunti al riguardo dall’assessore regionale all’ambiente Annarita Bramerini siamo sicuri ne terranno conto.
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