prendo atto della sua sorpresa ritenendola – con il mio inguaribile ottimismo – il sintomo di una capacità della politica di tornare a parlare delle idee e magari a sostenerle senza pregiudizi e demagogia e la ringrazio per l’attenzione al tema, di certo non così generalizzata. Mi perdonerà se approfitto di questa attenzione per chiarirle il mio punto di vista con il massimo rispetto e la maggior obiettività possibile Comincerò col dire che ritengo il “buon senso” la patente minima per fare il mestiere di amministratore e credo – chieda in giro – di esserne adeguatamente provvista. La stupirà ulteriormente sapere che gli atti di concertazione siglati in questi anni dalle amministrazioni elbane (urbanistica, porti…) portano la firma della sottoscritta, incapace di sacrificare quel buon senso in nome di un tatticismo che nega il bisogno di risposte di questo territorio. Chi ha le idee le tiri fuori e chi non le ha smetta di invocare sortilegi e malefici (sport assolutamente trasversale), dai quali si risorge con un moto di orgoglio nostrano (Sergio userebbe altri termini..) che ci porti oltre il guado e ci restituisca una leadership sul mercato turistico, frenata anche dai niet di chi considera lo sviluppo un farmaco sconsigliato. In proposito non posso lasciare senza risposta il suo tentativo di leggere il mio intervento come una conversione sulla strada di Damasco rispetto a posizioni molto chiare da me assunte sui temi delle infrastrutture e dei servizi, posizioni che le ricordo con piacere sostenendone la piena compatibilità con il proposto“progetto di destagionalizzazione”. Il riequilibrio dei livelli di sviluppo delle diverse zone del territorio elbano è non solo una necessità di ordine generale ma altresì una doverosa compensazione storica o semplicemente … il giusto riconoscimento del diritto di una comunità a disegnare il futuro con le proprie mani. Vede Sig. Contin, ritengo che il buon senso sia anche venire a Rio Marina e chiedersi: - quanto di quel territorio è stato sfruttato rispetto ad altri; - se le aree minerarie da sito produttivo che ha sfamato intere generazioni debbano rimanere “un monumento” a futura memoria di chi intanto il pane deve ancora guadagnarselo o se si debba piuttosto conservarne con amore le più importanti testimonianze rendendole visibili e fruibili perché una valore storico e culturale - possa come tale - servire a sostenere la l’economia locale allargando la stagione turistica; - se, considerato che il Porto di Rio Marina è la porta d’accesso all’Isola per tutto il versante (compresi gli ospiti di Porto Azzurro che non ha più uno scalo e quelli dei residence di Rio nell’Elba) con una viabilità stretta ed in sofferenza, non ci si possa legittimamente chiedere perché il maggior problema degli ambientalisti sia l’impatto di una strada ancora da progettare con tanto di diffida “a non pensarci nemmeno”. Riconoscere tutto questo non è pensare a megaporti o megainsediamenti, è solo ammettere che non può una parte di territorio “pagare” il conto di altre e che senza tirare questa riga si potrà anche parlare di comune unico, ma non sarà mai ….il comune di tutti.
Paola Mancuso Bosi etc