Il comunicato dell'associazione ANPANA che abbiamo letto il 10 febbraio è l'ennesima dimostrazione che le vicissitudini elbane in materia di randagismo sono ormai conosciute oltre i confini dell'isola. Lo scritto dimostra anche quanto poco sappiano, gli Operatori dell'ANPANA, sulla realtà del volontariato elbano. I passaggi relativi ad una mancata attenzione delle associazioni verso le volontarie che si occupano delle "migliaia di gatti randagi e delle centinaia(!) di cani che girovagano liberi e senza padroni" o ad una non meglio definita associazione "che preferisce far proliferare il disagio piuttosto che risolverlo a monte", ci lasciano perplessi. Delle due l'una: o l'ANPANA ha ricevuto segnalazioni non rispondenti alla reale situazione del randagismo all'Elba, o intende screditare con argomentazioni strumentali le associazioni animaliste dell'isola. Preferiamo dare credito alla prima ipotesi e quindi ci permettiamo di raccomandare agli Operatori dell'ANPANA una maggior attenzione nella raccolta di informazioni. Per il resto non possiamo che condividere (e accogliere nell'ormai vasto archivio di analoghi interventi) la denuncia delle inadempienze delle istituzioni isolane e la preoccupazione per la sorte del nuovo canile comprensoriale. Ben vengano nuovi volontari (preferibilmente ben informati) in grado di affiancarci nella ormai più che decennale lotta per l'affermazione dei diritti degli animali e dei concittadini elbani, da troppo tempo presi in giro da amministratori assai poco sensibili verso questioni che, anche se meno urgenti o importanti di altre, contribuiscono a misurare lo sviluppo sociale ed etico di una collettività.
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