Torna indietro

Festa del 17 marzo:Il PIL è fatto anche dal turismo!

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 10 febbraio 2011

Caro Sergio, anni fa ascoltai vari interventi di Berlusocni sulle previsioni della crescita del PIL italiano, a suo dire contrastato dalle troppe festività. Oggi assisto alle strumentali polemiche antinazionaliste della Lega Nord contro la festività del 17 marzo e alle paradossali critiche di Confindustria. Paradossalmente da anni le aziende italiane non assumono, licenziano, producono di meno, accumulano merce nei magazzini e poi si lamentano per un giorno di ferie da concedere ai dipendenti? Cerchiamo però di metterci d’accordo se alla crescita del PIL italiano contribuiscano o meno le aziende delle aree turistiche, i servizi connessi ecc… L’Italia ha per sua fortuna ancora una forte economia turistica, un po’ in declino ma pur tuttavia una enorme risorsa per creare “lavoro”, quel lavoro che manca sempre più e che in realtà l’Italia avrebbe già pronto se solo si volesse capire che il territorio italiano è un museo naturale, architettonico e storico di inestimabile valore. Mi piacerebbe che il Ministro Bondi e la Brambilla facessero sentire le loro voci, L’Italia è una potenza industriale, certo, peccato che sia anche una delle maggiori potenze turistiche del pianeta. Credo che le associazioni di categoria dei territori turistici debbano iniziare a far sentire la propria voce affinché si spezzi questa litania industrial - lavorativa da anni ’50 per produrre 200 Punto in più da vendere poi a “chilometri zero”o produrre 1000 bancali di mattoni e tegole che rimarranno ferme nei magazzini; al contrario, proprio in funzione delle manutenzioni delle strutture ricettive si stimolerebbe il comparto edilizio per ristrutturazioni e ammodernamenti dell’esistente. Ragionando metaforicamente per ciò che concorre a far salire il PIL nazionale: ma è più moderna una Punto a gasoilio o una torre medievale? Per un territorio come l’Elba, un ponte fuori stagione, è “oro” anche per le aziende dell’indotto, pensiamo agli operai e artigiani impiegati nella produzione di pane, operai e artigiani impiegati nella manutenzione di giardini di residence e alberghi, pensiamo cosa voglia dire per i trasporti elbani. Pensiamo a chi produce e commercializza prodotti tipici. L’elenco dei beneficiari locali è illimitato. Questa querelle delle ferie che spezzano le ali dell’industria italiana è anche una questione “classista”, il 90% degli italiani dalla globalizzazione, delocalizzazione industriale e dei servizi, negli ultimi 10 anni, ha subito un impoverimento e ciò ha avuto ripercussioni anche sul turismo interno. Se dobbiamo martellarci nelle parti intime per far godere il salotto “buono” degli azionisti delle grandi aziende o i grandi imprenditori sarà bene spiegarci subito, fare una vita agiata e perseguire la propria felicità è una meta che vorrebbe raggiungere anche il resto degli italiani. Gli elbani possono aspirare a ciò lavorando durante le vacanze altrui. Noi siamo i “naturali”piccoli azionisti del turismo, i nostri “salotti buoni” sono le spiagge, le vestigia storiche, i piccoli borghi d’altura e le tavole dei ristoranti, bar e trattorie. La nostra speranza lavorativa è legata al fatto che sempre più lavoratori dipendenti possano godere di stipendi migliori e alla loro possibilità di fruire di giorni di ferie. E’ un discorso di politica economica, non partitico o politico.


Torre di S.Giovanni  Sandolo 2

Torre di S.Giovanni Sandolo 2