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Tortolini: Superare lo Statalismo (risposta indiretta a Giovanni Fratini)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 09 febbraio 2011

E' vero, in Regione Toscana si è aperta una riflessione seria sulle modalità della presenza pubblica diretta in partecipazioni e società. Una riflessione partita sul finire della scorsa legislatura e che ha avuto i primi e parziali atti conseguenti a partire dalla finanziaria regionale che agito su tre fronti : 1. Dismissione diffusa di partecipazioni oggi valutate improprie e stratificate nel corso dei decenni. Un processo appena iniziato e quindi affatto concluso. 2. Riorganizzazione poderosa del settore pubblico per risparmiare, spendere meglio e produrre più industria in diversi settori della politica regionale ( promozione, servizio idrico, trasporto pubblico, chiusura ARSIA, unificazione aziende agricole regionali, rete dei parchi etc, etc ) 3. Sobrietà della politica con una drastica riduzione di consigli di amministrazione e presidenze, unitamente al passaggio dal sistema delle indennità a quello dei gettoni di presenza. I consiglieri di fondazioni e agenzie pubbliche ( quelle che rimarranno ) avranno un gettone di presenza di 30 euro più i rimborsi e la copertura assicurativa. Una manovra non demagogica che si pone seriamente il problema di produrre un disegno industriale fondato su una riorganizzazione della presenza pubblica regionale, in grado di accompagnare scelte ( rilevanti politicamente più che sul fronte dei risparmi effettivi ) di rigore e di sobrietà della politica. Banalizzare una riflessione strutturale che il Presidente Rossi e la Giunta Regionale offre come alla Regione tutta significa porsi al di fuori delle discussioni che tutti i territori stanno affrontando seriamente e con una cultura di governo capace di fare i conti con la riduzione delle risorse pubbliche a disposizione, la tenuta dei bilanci dello stato e il ruolo dei territori. Ecco che dentro questo quadro l'ipotesi di un ingresso della Regione nella compagine che gestisce l'aereoporto di Firenze ( operazione tutta da definire e comunque ne immediata ne certa ) è esclusivamente funzionale ad una integrazione industriale con Pisa come suggerisce in termini generali il recente studio del' ENAV sui processi di concentrazione europei nella gestione degli aeroporti e il ruolo di suscitatori che gli enti pubblici possono giocare per il raggiungimento di tali obiettivi. Siamo, cioè, lontani anni luce da quella logica del tassa, spendi e intervieni direttamente società che pure ha rappresentato una nobilissima cultura politica che tuttavia oggi vogliamo innovare e invertire. Chiedere di partecipare direttamente a processi di privatizzazione, in settori dove sono necessari poderosi investimenti, come il settore del trasporto marittimo è legittimo tuttavia si colloca al di fuori del contesto che stiamo vivendo, al di fuori di un disegno industriale compatibile con le risorse di bilancio, stando ovviamente alle valutazione politiche che stiamo facendo in Toscana. La questione vera per territori limitrofi o con criticità strutturali come i nostri è di collocare le nostre scelte e il nostro dibattito in chiave più contemporanea e vicina alle sfide che stanno di fronte a noi. Come battersi per stare dentro questi processi riorganizzativi, come mantenere un necessario livello di servizi, come integrare le politiche insulari con quelle del continente, come raggiungere dimensioni di scala sufficienti per poter contare davvero. Ci sono spunti interessanti come il lavoro, certamente non semplice, di costruzione di un quadro unitario tra le amministrazioni per arrivare ad un accordo di programma serio. Ci sono anche i risultati che alle volte si ottengono, penso all' incontro tra i sindaci elbani e l' assessore Regionale ai trasporti dove si sono messi dei punti fermi su questioni cruciali del trasporto marittimo che va a gara ( orari, servizi, osservatorio prezzi ) proprio per merito di una iniziativa degli amministratori del nostro territorio. Ecco a mio giudizio il vero campo di gioco dove misurarci. Non vorrei che ci ammalassimo di " benaltrismo " per cui mentre ci sono questioni stringenti che vanno governate con piglio, visione concreta e capacità di iniziativa si rimanga prigionieri dell' idea per cui il problema è sempre un altro. Non quello da affrontare oggi per domani ma sempre quello quello del' altro ieri. Un approccio che rischia di renderci più deboli e culturalmente ininfluenti rispetto alle decisioni e alle iniziative che dobbiamo prendere.


matteo tortolini

matteo tortolini