Lunedì 24 Gennaio dalla stazione Santa Maria Novella di Firenze è partito il treno della memoria destinato ad Auschwitz. Tra i partecipanti c’ero anche io. Da molto tempo desideravo visitare questi posti descritti sui libri di storia e tragicamente famosi per le atrocità vissute dai deportati. Prima della partenza ero preparato e consapevole di cosa avrei trovato davanti ai miei occhi, ma una volta arrivato sui campi dove pochi decenni fa morivano milioni di persone, mi sono reso conto di quanto possa essere inimmaginabile la crudeltà che ha vissuto quella povera gente. Non posso concepire infatti che, una volta oltrepassati quei cancelli, venisse cancellata la dignità umana e che di ogni singola storia, esperienza, famiglia, non esistesse più niente, perché diventavano individui insignificanti e privi di valore, proprio come quei numeri impressi sulla loro pelle. Molti sopravvissuti ci insegnano che, nonostante tutto, chi ha saputo mantenere intatto, dentro di sé, il senso della sua umanità, del suo “essere persona”, è riuscito a vincere queste crudeltà a dispetto di tutto: le umiliazioni, il dolore fisico e psichico, il disprezzo, il freddo, la fame le condizioni invivibili del campo. Per questo motivo la nostra generazione deve tenere vivo il ricordo perché non capiti mai più. Bisogna vincere i preconcetti che ancora oggi portano all’odio razziale e convincersi che non sono gli altri a portare distruzione e rovina, ma spesso siamo noi stessi a portarla non rispettando le differenze culturali, etniche e religiose. Ogni uomo ha diritto ad essere rispettato per quello che è. La nostra società che si proclama civile e progredita spesso ancora oggi ha bisogno di profonde trasformazioni. Questa è la mia speranza per tutti noi giovani.
lager shoa