La visita dei NAS all'Unione dei Comuni potrebbe segnare l'apertura di un nuovo capitolo (giudiziario) nella paradossale vicenda del nuovo canile comprensoriale elbano. Se infatti la Comunità Montana e la successiva Unione di Comuni, sia sotto Alessi che sotto Della Lucia, hanno onorato il loro compito presentando ai Comuni committenti un progetto di altissima qualità (seppur tra difficoltà e lungaggini varie), il Comune di Capoliveri ha dato prova di una non comune capacità di perdersi nei meandri procedurali e di accumulare ritardi biblici. Che tutto questo fosse strumentale alla percepibile (ma mai pubblicamente ammessa) ostilità dell'amministrazione al progetto di Colle Reciso, era da tempo evidente. Che fosse anche finalizzato a riproporre l'ipotesi del canile sulla cima del monte Calamita non era invece così palese. Le carte si sono scoperte di fronte all'aut aut di Regione e Ministero; il breve comunicato che fa passare lo spostamento del progetto sul monte capoliverese come unica soluzione per non perdere i soldi pubblici è la dimostrazione che il "partito di Calamita" non ha mai mollato la presa, nonostante l'accertata inidoneità dell'area per l'estrema difficoltà d'accesso. Il canile dev'essere inteso come pubblico servizio (come un ufficio della USL, una biglietteria degli autobus o l'approdo del traghetto), e come tale dovrà garantire, compatibilmente con le esigenze del territorio, una ragionevole accessibilità. Ciò in funzione della finalità stessa della struttura: accogliere, curare ed affidare animali abbandonati. Finalità raggiungibile solo a patto di consentire a volontari e visitatori di raggiungere il canile senza la necessità di usare un 4x4 con le ruote da fango. Ci chiediamo quindi perché, per fare qualche nome, il Dottor Pieri del Servizio Veterinario della USL, i dirigenti dell'Ufficio Tecnico dell'Unione di Comuni, il Sindaco Barbetti ed il Comandante dei Vigili di Capoliveri continuino a sostenere la validità di Calamita come sede del nuovo canile (che, giova ricordarlo, dovrà essere COMPRENSORIALE e quindi funzionale a tutti i Comuni elbani). Oltretutto ci risulta che l'area che dovrebbe essere destinata ad accogliere gli animali (all'interno dei confini del Parco Nazionale) sia gravata da una vecchia irregolarità edificatoria, mai risolta, che ne impedirebbe l'utilizzo in tempi rapidi. Se dunque prevarrà il "partito di Calamita" si prospetta, nella migliore delle ipotesi, prima un ulteriore lunghissimo stallo nella sofferta "storia infinita" del nuovo canile e poi un enorme spreco di soldi pubblici buttati su un impianto difficilmente utilizzabile. Tutto questo sta accadendo nel silenzio quasi assoluto da parte dei Comuni elbani che, ad eccezione di Rio Marina, si sono comportati come se la questione non li toccasse, come se le amministrazioni non fossero tutte (dalla chiusura del Canile ex-Macelli nel 2002) inadempienti verso la legge sul randagismo e, soprattutto, proprietarie del progetto di Colle Reciso.
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