C'era una volta, all'Elba, un canile .. potrebbe cominciare così una storia che si intreccia con quella del nostro giornale perché i primi giorni in cui Elbareport iniziò ad uscire furono anche gli ultimi di resistenza dei volontari sloggiati con i loro amici a quattro zampe da un'amministrazione comunale prepotente, insensibile ed ottusa dall'Area degli ex-Macelli portoferraiesi "poiche' destinata ad altro uso". Quanto pretestuoso fossero le ragioni di quello "sfratto d'urgenza" lo dimostra la stessa area che dopo 8 anni e spiccioli mesi che è stata sottratta alle cure dei "Ragazzi del Canile" è rimasta tal quale, anzi no, in quanto in quanto ormai completamente degradata e ricettacolo (ora sì) di schifezze varie. Ma, assicurarono gli amministratori ferajesi, dopo aver spezzato le reni a quel sodalizio di pericolosi bolscevichi che preparava la rivoluzione fingendo di occuparsi delle poco fortunate bestie abbandonate all'Isola, in qualche mese si sarebbe realizzato un vero canile "più bello e più grande che pria". Cominciò allora invece una storia di ordinaria cialtroneria amministrativa, che di mesi ne conta 100 da quei giorni, un tempo infinito nel quale cittadini ed animalisti sempre più incazzati hanno atteso che le amministrazioni comunali elbane la finissero di violare la legge, dotandosi di una struttura atta ad ospitare i cani, un tempo inconcludente con la teoria di riunioni, progetti e controprogetti, atti e controatti, rimpalli tra enti e accuse incrociate: col "canile teorico" ora collocato nella valle di San Martino (e da là cacciato poiche secondo la venerabile soprintendenza i latrati, per quanto ovattati dal bosco, avrebbero - un km sotto - turbato i sonni eterni dell'Imperatore Bonaparte (sic!)), ora collocato a Calamita, ora approdato a Colle Reciso, ma sempre e solo sulla carta, tutto a rappresentare una sorta di metafora rappresentata dalla domanda "Ma che razza di credibilità possono avere degli amministratori di un'Isola che in 8 anni non sono riusciti ad accordarsi neanche per realizzare una cosa così modesta come un canile?" Venerdì scorso i NAS dei Carabinieri accompagnati da un dirigente veterinario del Ministero della Salute e da un dirigente veterinario dell’Asl di Firenze, in veste di consulente della Regione, hanno fatto visita all'Unione dei Comuni (cronologicamente ultimo soggetto depositario della rovente patata) per acquisire gli atti che si riferiscono alla vessatissima questione. L'indagine è finalizzata sia all'accertamento di eventuali responsabilità dei comuni in ordine all'erogazione di un servizio alla quale sarebbero tenuti sia alle ragioni del mancato utilizzo dei finanziamenti pubblici ricevuti dal territorio (135.000 dalla Regione + 100.000 dal Ministero della Sanità) che dovrebbero ora tornare nelle casse regionali e statali a meno che i maggiorenti elbani non compiano il miracolo di accordarsi in un paio di settimane, spostando il "canile progettuale" da Colle Reciso, ultima collocazione ferocemente avversata dai sottostanti laconesi, ad un'altra area del Comune di Capoliveri quella (secondo l'Unione dei Comuni già in parte attrezzata) di Calamita, una soluzione che era già stata presa in considerazione ma scartata perché i volontari ambientalisti l'avevano giudicata (a nostro parere con ragione) estremamente decentrata, difficilissima da raggiungere da parte degli operatori volontari (senza l'apporto dei quali temiamo che la baracca non starebbe ritta o finirebbe per costare alla comunità un pozzo di soldi), e da parte dei volenterosi cittadini che intendessero adottare alcune delle sfortunate bestie, che poco onorevoli elbani e spregevoli ospiti temporanei dell'Isola, continuano ad abbandonare in numeri massicci nel nostro territorio. E pensare, tornando da dove eravamo partiti, che un canile povero, certo, ma dignitoso, economico per le finanze pubbliche, pulito e capace di dare un po' di pappa e un po' di affetto a dei poveri, cani ce lo avevamo, e ce lo siamo "ciccato".
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