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Il mio viaggio ad Auschwitz

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 01 febbraio 2011

Sono uno dei 700 ragazzi che ha compiuto il viaggio Firenze-Auschwitz e ritorno, dal 24 al 28 gennaio, col Treno della Memoria, messoci a disposizione dalla Regione Toscana per celebrare la ricorrenza della Shoà. Prima di varcare il cancello di Birkenau, il 25, potevamo solo immaginare il triste scenario che si sarebbe presto prospettato davanti ai nostri occhi, ma la realtà ha superato l’immaginazione. Attraversata la porta del campo, ci siamo ritrovati all’inizio di una distesa di ghiaccio e neve delimitata da un orribile filo spinato di cui non si vedeva la fine. Nessuna delle 700 persone presenti riusciva a parlare e così un silenzio di morte è calato sul campo, un silenzio più eloquente di mille parole. Ognuno dei partecipanti, dentro di sé, ha potuto udire i lamenti dei deportati colpiti dalle SS, i pianti delle madri separate dai propri figli, le urla di dolore di migliaia di persone. La seconda parte della nostra esperienza è stata ancora più cruda, in quanto lo spettacolo celato dietro la beffarda insegna “ Arbeit Macht Frei”, ossia “ Il lavoro rende liberi” dimostrava concretamentela cinica organizzazione di sterminio nazionalsocialista, ossia la terribile fabbrica di morte di Auschwitz . Il Muro della Morte delle esecuzioni segrete, i forni crematori e le camere a gas, le celle punitive dove i detenuti stavano in piedi per giorni, le fredde baracche-dormitorio di legno e le latrine traboccanti malattie, tutti gli strumenti di annichilimento e di deturpazione della creatura umana, trasformata in un’ombra di 30 kg col suo numero indelebile tatuato sul braccio, ci sono state presentate durante la nostra visita al campo da guide esperte, in una visita che ci segnerà per sempre. Se dovessi paragonare tale scenario ad un altro studiato sui libri scolastici, sarebbe sicuramente l’Inferno descritto da Dante; ma i nazionalsocialisti, al posto della ingannevole insegna “ Il lavoro rende liberi” avrebbero fatto meglio ad apporne una più veritiera, come “Lasciate ogni speranza voi che entrate”. In conclusione di queste mie brevi considerazioni, avverto il bisogno di ringraziare in primo luogo la scuola e la Regione Toscana per aver organizzato questo viaggio, e in secondo luogo la professoressa Annamaria Contestabile che ha accompagnato me, Luca Galli e gli altri miei compagni, Valerio Costa, Ylenia Puccini e Sara Ferrera, durante questa bellissima e toccante esperienza.


shoa baracca

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