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Ma Meneghin continua a difendere a sua "galleria-serbatoio"

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 27 gennaio 2011

Ringrazio vivamente il prof. D'Oriano in quanto rappresenta una delle rare voci che commentano la mia proposta di serbatoio_galleria per l'Elba e soprattutto per il valore di detta voce. Devo però subito fargli rilevare come la galleria serbatoio descritta dallo stesso qualificatissimo commentatore è un'opera totalmente diversa da quella da me proposta, presentata nell'apposito convegno tenuto nel lontano 2003 al'Airone di Portoferraio ed al cui progetto di massima visibile nella sezione acquedotti del mio sito http://altratecnica.it. , vorrei facesse cortesemente riferimento il prof. D'Oriano convinto come sono che la presa visione lo porterebbe a modificare alcune sue affermazioni, non rappresentando che una breve nota di carattere prettamente divulgativo quella che lo stesso professore ha potuto esaminare su elbacomunico.com e cui fa riferimento nella sua pregiata nota. In questa sede mi è impossibile chiarire le molte questioni mi limiterò quindi ad alcune tra quelle più importanti. Innanzitutto è totalmente distorta l'immagine fornita dal professore di una galleria con la calotta drenante ed solo il fondo a tenuta. La mia galleria ha uno scopo principale ben preciso che è quello di costituire un grande invaso sotterraneo a tenuta ermetica in tutto il suo perimetro e dove immagazzinare acqua potabile ( non acqua grezza) che vi troverebbe un ambiente ideale per rimanervi per tutto il tempo necessario. La captazioni delle falde eventualmente incontrate lungo il percorso rappresentano solo un'opzione in più tutta da verificare volta per volta ed eventualmente da attuarsi in un determinato modo e sotto controllo. Il progetto prevede addirittura che, qualora le condizioni ambientali lo richiedano, la grande fresa di scavo provveda a mantenere artificialmente un fronte d'acqua in pressione allo scopo di poter eseguire scavo e rivestimento del manufatto senza turbare minimamente la situazione idrica esterna al manufatto stesso. Quindi parlare come ha fatto il professore di galleria drenante è disinformare i lettori sulla vera entità dell'opera da me proposta Da notare come il mio serbatoio-galleria presenti la caratteristica di una modesta sezione trasversale ma una notevole estensione longitudinale che gli consentirebbe, una volta completata, di raggiungere displuvi anche lontani e quindi poter usufruire di un bacino imbrifero molto vasto pur mantenendo la sua unicità e continuità. Un'altro punto fondamentale è la necessità di eseguire l'opera per lotti successivi, temporalmente distanziati, ed ognuno di piccole dimensioni, ma tutti funzionali e di modesto impatto. Il mio progetto mette soprattutto in luce l'importanza del primo lotto della lunghezza massima di un paio di Km con cui si doterebbe subito l'Elba di un invaso sotterraneo ed assolutamente impermeabile di duecentomila mc sicuramente in grado di far fronte agli attuali problemi che, come giustamente ha detto il professore, riguardano periodi brevi e per la cui risoluzione il metodo migliore è senza dubbio quello basato sull'accumulo e conservazione dell'ottima ed abbondante acqua presente fuori periodo critico in Isola durante le grandi piogge . Lei, sig. Professore ha parlato dei problemi della dorsale acquedottistica elbana. A mio avviso e sulla scorta di quello che sta accadendo in un'Italia che lamenta, come l'Elba, perdite occulte di entità pari alla metà dell'acqua prodotta, il problema principale è dato dalla inadeguata pressione di esercizio cui all'Elba non è affatto facile far fronte a causa di un territorio altimetricamente molto complesso. Io sono in possesso dei profili longitudinali delle principali condotte elbane ed assicuro che se anche si potesse, con un colpo di bacchetta magica, rifare ex novo le condotte, non si otterrebbero i risultati sperati e duraturi se non attuando preventivamente una rigorosa regolazione della pressione di esercizio. La cosa da fare, per il momento, è avere disponibile molta acqua e buona acqua che oltre alla richiesta dell’utenza, riesca a fronteggiare le per ora inevitabili perdite occulte. Per quanto riguarda il problema del marino proveniente dallo scavo della galleria, le posso dire che è stato a suo tempo affrontato da una ditta specializzata che ha elaborato, con un ottimo risultato finale, uno studio sulla presenza in Isola di materiale inerte sia di pezzatura minuta (sabbie e ghiaie per calcestruzzi, costruzione di rilevati utili, ripascimento spiagge erose dalie mareggiate ecc. ecc.) sia di pezzatura atta ad essere lavorata dalle cooperative di cavatori ai quali non è più dato il permesso di cave all'aperto tanto è vero che all'Elba si lavora granito cinese. Tutto ciò è agevolato dalla costruzione per tronchi di galleria di piccola lunghezza eseguiti in lunghi e diversificati tempi che consentirebbero di dilazionare i problemi. Infine un accenno ai laghetti. Nei mio scritto io avevo dichiarato che li chiamavo ingiustamente pozzanghere solo a scopo provocatorio. Resta vera la differenza esistente tra un solo serbatoio interrato , rivestito di calcestruzzo e da apposite guaine di impermeabilizzazione e quindi in grado di accumulare e conservare acqua potabile cioè pronta per essere consegnata all'utenza anche grazie anche al carico idraulico posseduto per la sua notevole quota altimetrica se paragonato con un analogo invaso costruito all'aria aperta, sotto i raggi del sole e tramite 21 laghetti dai quali l'acqua, prima di essere consegnata all'utenza, deve subire complessi trattamenti di potabilzzazione tramite una proliferazione di impianti chiaramente dovuta alla disseminazione dei piccoli invasi un po' dovunque nell'isola. A tale riguardo confermo la mia opinione che anche un solo di questi impianti di vera e propria potabilizzazione è all'Elba da considerarsi eccessivo in quanto l'acqua presente all'origine e da invasare in serbatoio è da considerarsi potabile di per sé, necessitando al massimo solo di filtrazione e disinfezione. Infine io mi permetto di chiedere proprio ad uno specialista del suo calibro: ma è possibile che sotto il Capanne non si possa costruire in posizione e con le modalità da definire accuratamente in modo da creare il minor danno possibile un galleria della lunghezza di meno di due chilometri con la quale sarebbero subito risolti gli attuali problemi idrici e messo le basi per ottenere in un futuro anche se lontano la totale autonomia ed autosufficienza idrica dell'Isola d'Elba? Ed ancora: è la stessa cosa depositare l'acqua buona dell'acquedotto e quella ancora migliore che piove dal cielo entro un primo piccolo tronco di galleria scavata nella roccia del Capanne, accuratamente rivestita ed impermeabilizzata, posta a 150 m di altezza sul mare dove nessuno può accedere né malintenzionati nè insetti oppure è la stessa cosa riversarla sul suolo, nel laghetto Condotto, all'aperto, a portata di tutti e sotto i raggi del sole come si è ormai deciso di fare? La ringrazio ancora per l'attenzione che mi ha prestato e per quello che auspico vorrà ancora fare. Marcello Meneghin (che non è affatto ingegnere ma soltanto un appassionato di acquedottistica avendo trascorso lunghi anni di attività con incarichi non secondari nella progettazione, costruzione e soprattutto gestione di acquedotti) ( vedere il mio sito http:/altratecnica.it)


capanne neve 16 novembre 2007

capanne neve 16 novembre 2007