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UDC: Acqua più cara in provincia di Livorno (per i crediti non riscossi)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 24 gennaio 2011

Il costo dell’acqua nell’ambito territoriale di competenza di ASA è già fra i più cari della Toscana e d’Italia, l’ aumento delle tariffe deciso dall’ATO con un aumento dell’7% delle bollette (ricordiamo un aumento del 4% a fine 2009), riferito ad un 5% per l’erogazione di acqua potabile, 1,5% per la depurazione e lo 0,5% per la fognatura. Le problematiche di rientro economico, come confermato dai vertici ASA, sono da addebitarsi a mancati recuperi di credito, certamente causati da una valutazione errata della programmazione da parte dei soggetti competenti. Gran parte dei comuni consorziati nell’ATO 5 sono soci con percentuali di partecipazione in ASA e come tali dovrebbero contribuire in modo adeguato a sostenere un’attenta politica di bilancio e di gestione di tutto il sistema per l’interesse dei cittadini, facendo presente preventivamente delle difficoltà aziendali e non aspettare che l’opinione pubblica l’apprenda direttamente dalla stampa a giochi fatti. Le problematiche degli ultimi tempi relative alla presenza di Boro ed Arsenico nell’acqua erogata da ASA hanno sollevato polemiche accese con dure prese di posizioni da parte dell’azienda, la quale però ha evidentemente evitato di formalizzare le decisioni prese dall’ATO 5 sugli aumenti tariffari. Il Consiglio di Sorveglianza di ASA dovrebbe svolgere nei confronti del consiglio di gestione di ASA un ruolo di vigilanza e controllo per garantire una netta separazione fra funzione di gestione e funzione di controllo, compresa un’adeguata ed efficiente politica tariffaria, soprattutto rispetto ad errate valutazioni sui consumi preventivi La gestione del servizio idrico locale continua ad essere al centro del dibattito pubblico in modo profondamente negativo, mettendo in evidenza l’incapacità di garantire un servizio adeguato ad un costo equo. Le privatizzazioni hanno solo modificato l’assetto da monopolio pubblico a monopolio privato, ma non hanno introdotto quegli strumenti di regolazione delle tariffe che la libera concorrenza mette in campo, peraltro mantenendo inalterata la rappresentanza politica all’interno di ASA, come prima accadeva per il C.I.G.R.I. Con l’accorpamento degli ATO e con la creazione di un organo regionale unico, non si risolverà il problema della dipendenza stretta della gestione dei servizi rispetto ad un uso strumentale da parte della politica, forse un ritorno al controllo pubblico diretto, senza organi intermedi di controllo sulle gestioni private del servizio, mancando un efficiente riforma sulle liberalizzazioni, sarebbe nonostante tutto più credibile rispetto alla situazione attuale.


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