Nei giorni scorsi Legambiente Arcipelago Toscano ha riferito alla direzione del Parco nazionale dell’Arcipelago toscano le circostanziate segnalazioni ricevute da diverse persone su attività di bracconaggio a Monte Calamita, nel comune di Capoliveri, all’interno del Parco Nazionale. Secondo le diverse e concordanti segnalazioni questa attività verrebbe svolta da molto tempo, con regolarità e non in maniera sporadica, da un piccolo gruppo di cacciatori, 4 o 5 in tutto, durante il giorno (quindi non si tratta dei casi di bracconaggio notturno al cinghiale già segnalati), con fucili e cani al seguito. Le prede sarebbero le lepri, per le quali il calendario venatorio è già chiuso, ma soprattutto le pernici rosse (Alectoris rufa), la cui caccia è vietata sull’Elba in ogni periodo dell’anno, dentro e fuori il parco. Le segnalazioni che ci sono arrivate fanno pensare che le prede dei bracconieri finiscano nelle cucine di qualche ristorante. I bracconieri si muovono quasi sempre a coppie, spostandosi con un mezzo fuoristrada nell’area della Miniera di Calamita, sembra nei giorni di chiusura della caccia al cinghiale per meglio occultare il loro comportamento illegale e confondersi con i cacciatori onesti, con una sfacciataggine che rasenta l’improntitudine. All’Elba era presente una delle maggiori popolazioni europee di pernici rosse, ma si sono molto rarefatte negli ultimi anni a causa della caccia e della introduzione di cinghiali che predano uova e nidiacei. Esigue popolazioni resistono a Monte Calamita, nel massiccio del Capanne e a Cima del Monte e nell’ex area mineraria del riese, ma secondo recenti studi del Dna, come la numerosa popolazioni di Pernici di Pianosa risultano “inquinate” da incroci con la Coturnice orientale o Ciukar (Alectoris chukar), introdotte (forse accidentalmente) a scopo venatorio.
Alectoris Rufa Pernice Rossa