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Controcopertina: Parchi e aree protette in Europa

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : giovedì, 20 gennaio 2011

Nelle polemiche sui nostri parchi più d’una volta ha fatto capolino anche il contesto europeo generalmente però per connotarne la controtendenza. Insomma noi stiamo facendo pasticci e rimettendo in discussione e a rischio conquiste consolidate, mentre in Europa, ma più in generale anche nel mondo, si lavora nonostante la crisi economico –finanziaria per estenderli, specialmente a mare. Ciò è vero ma lascia del tutto o quasi in ombra un aspetto che riguarda noi al pari degli altri paesi della comunità europea. Si tratta in particolare di Rete Natura 2000 e di quelle aree protette (siti) che anche gli ultimissimi dati danno in crescita. Sono, infatti, in aumento sia le aree protette di terra che di mare, anche se nel secondo caso si procede ancora a ritmi più modesti. La caratteristica di queste aree protette è duplice: sono regolate da una normativa comunitaria che ne prevede anche il finanziamento che deve però avvalersi dei cofinanziamenti nazionali e sono per circa la metà dei casi –almeno nel nostro paese- situate all’interno di parchi nazionali e regionali o ad essi contigue. Si tratta in sostanza di aree protette che per istituzione e strumenti di gestione, oltre che di finanziamenti, dipendono dall’unione europea e devono –diciamo così- convivere e integrarsi con i parchi che le ospitano i quali a loro volta dipendono però in ciascun paese da leggi e normative nazionali o regionali. Convivono quindi in buona parte dei casi con le altre aree protette ma con regole diverse. Tanto è vero che se nelle realtà nazionali viene meno il rispetto delle modalità e finalità comunitarie a carico degli stati nazionali e delle regioni la comunità interviene con procedure di infrazione e multe salate. I dati forniti, ad esempio, dal Notiziario della Commissione europea su Natura 2000 sono sicuramente poco conosciuti e meriterebbero invece, specie in una fase come quella che stiamo vivendo e in cui si dicono un sacco di cavolate sul costo dei parchi, quanto rende un euro investito a tutela sia della ruralità, delle foreste e di molto altro che può arrivare ai sei sette volte e talvolta anche di più. Altro che carrozzoni e carrozzine. E si tratta di dati che vanno dai Paesi Bassi alla Francia, dalla Finlandia, all’Irlanda, dalla Germania al Belgio. Quello che emerge semmai in modo particolare per il nostro paese è quanto e come noi riusciamo ad attingere a quei finanziamenti con progetti adeguati, aspetto che ha a che fare a sua volta con la nostra capacità complessiva di partecipare incisivamente a quella fase ‘ascendente’ e non soltanto ‘discendente’ alle vicende e politiche comunitarie come stato, regioni ed enti locali; problema- va detto- che non riguarda soltanto il sud sebbene qui sia particolarmente vistoso. Ora se un problema di armonizzazione tra Rete natura 2000 e parchi e aree protette ‘nazionali’ riguarda la comunità nel suo insieme per noi c’è una particolare urgenza dovuta al fatto che in più d’un caso anziché far fare squadra tra i siti comunitari e parchi che li ospitano c’è chi sembra voler cambiare spalla al fucile optando per uno solo dei soggetti anche per contenere le spese e ‘scaricarle’ su quelle di provenienza europea. Diciamo subito che si tratta di una scelta alla Tafazzi destinata, anziché a rafforzare il ruolo complessivo dei parchi e delle altre aree protette, a penalizzarlo. Infatti la gestione di Rete Natura 2000, dopo la lunga fase di individuazione e istituzione dei siti, ora deve necessariamente cambiare passo e iniziare un percorso che permetta di creare strumenti di politiche attive e di gestione partecipata che evidenzino i benefici della salvaguardia della biodiversità. Vale a dire che i 2900 siti italiani di Natura 2000 devono iniziare a fare quello che i 1000 parchi italiani già fanno, fino a che gli sarà permesso. Sarebbe veramente paradossale pensare di gestire questa partita che interessa un quarto del territorio italiano e, contemporaneamente, affossare le aree protette dove quella gestione si sta realizzando da tempo. In tutto il resto della UE Rete Natura 2000 si basa sulle competenze e le esperienze maturate nelle aree protette europee, al contrario che da noi dove, invece di far tesoro delle esperienze dei parchi, si pensa di farne a meno e di sotterrare questo tesoro sotto cumuli di provvedimenti che ne svuotano le competenze, tagliano le risorse e impediscono di operare. Speriamo che almeno qualcuno tracci una mappa del tesoro dei parchi per dissotterrarlo quando ci sarà bisogno. Ecco perché la crisi dei nostri parchi risulta alla fin fine accresciuta anche in presenza di questo importante apporto comunitario. In soldoni anziché approfittare di Rete Natura 2000 per rendere più incisiva la presenza e l’apporto comunitario in un comparto così delicato e importante noi al solito facciamo i furbi. E se Roma non vede e non sente anche in più d’una Regione i Piani Regionali di Sviluppo orientano quelle risorse diversamente rispetto alle finalità che i bandi dovrebbero perseguire. E così anche in Europa chi di armonizzare le sue politiche ha poca voglia potrà trarne vantaggio.


Bandiera europa

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