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A Sciambere del riconoscente brindisi

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 11 gennaio 2011

“La postina della Val Gardena – bacia solo quando è luna piena – uno a te, uno a me – jucchelì jucchelà olé”. Superfluo tentare un’analisi strutturale del testo (compreso il maldestro spagnoleggiante conato di jodel tirolese finale) della canzone un po’ fessacchiotta degli anni ’50 che raccontava le gesta della lunatica montanara postelegrafonica periodicamente lasciva, che ci è tornata alla mente solo per le ricadute del lavoro di una “postina” che si inerpica ogni giorno su per un’altra valle, la nostra Val di Denari. Molto più morigerata della cantata collega gardesana, la nostra postina è una ragazza paziente e gentile, che attende diligentemente alle sue mansioni e non è certo per sua colpa che si potrebbe parafrasare “La Postina di Val di Denari – Quando suona sono tristi affari”. Già, perché un tempo con la posta arrivavano anche cose gradite, saluti o lettere amorose da paesi lontani, oggi quando intravvediamo nella cassetta qualcosa le varianti sono poche (estratti conto bancari, fatture, pubblicità, solleciti di pagamento, richieste di donazioni) e tutte orientate a bussare a denari; se poi la postina suona significa che c’è da scendere per una raccomandata e a quel punto il quadro si fa pure più fosco: potrebbe essere la notifica di un ricalcolo (ovviamente a nostro sfavore) della pensione, la missiva di un’avvocato di qualche prepotente stronzo che pensa di tapparci la bocca con una citazione, tasse che ci siamo dimenticati di pagare e arrivano con la mora (e non nel senso della postina) o peggio. Ma il più delle volte trattasi “solo” della inconfondibile busta verdolina che ci notifica che uno dei veicoli della famiglia (vatti a ricordare sei mesi dopo guidato da chi) ha recato un grave vulnus alla civile convivenza ponendo le sue ruote là dove non doveva osare, ragione per la quale ci è stata appioppata una multa del modico importo di euro 88 di cui (minchia!) 14 per portarcela a casa (una busta quanto 3 bombole di gas - per restare sull’attualità - ma non costerebbe meno al Comune gestirsela in proprio la notifica?) . Orbene, facendo parte di un nucleo familiare non molto sinistroso, ma discretamente distratto (senza contare i contributi al bilancio di altri comuni elbani) di quelle buste verdoline ferajesi nell’arco degli ultimi 12 mesi, se non ricordiamo male, ce ne sono state recapitate 5, per un controvalore di Euro 440 salito però in effetti ad euro 514 (poiché - jucchelì jucchelà olé - in un caso ci eravamo dimenticati pure di pagare per tempo). Oggi scriviamo che centinaia di nostri compagni di sventura ricorrendo al Giudice di Pace sono riusciti a farsi annullare per un vizio formale (evidentemente presente anche nei verbali contestati agli altri) la sanzione, e così 700 delle 2000 violazioni (solo fino ad agosto) non saranno perseguite. E gli autori delle altre 1300 (e passa)? Ci punge vaghezza che – soldo versato, capello volato - sarà loro indicato di appendersi, al pari di Galeazzo, ad un rosaceo assonante sprone. Facendo parte della schiera dei finanziatori coatti siamo qui a suggerire che come risarcimento morale il Consiglio Comunale tutto ricordi il nostro sacrificio (pecuniario) almeno con un brindisi. Levino i consiglieri riconoscenti in alto i loro calici e Roberto Peria stentoreamente declami: “E sempre sia lodato – il fesso che ha pagato!”


brindisi spumante calice

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