“Nulla è di per se veleno,…è la dose che fa il veleno ! ”. Più o meno scriveva così Paracelso, il celebre medico ed alchimista svizzero del Cinquecento. E’ una massima, che come sappiamo , si applica in molte cose della vita, ivi compreso la strada progettata entro il Parco Minerario. La strada , può essere una opportunità, sia per alleggerire il traffico all’ interno di Rio Marina, sia per potenziare la fruizione e la valorizzazione delle emergenze naturalistiche e culturali del Parco Minerario. Tutto dipende dal suo tracciato, dalle sue dimensione e dai collegamenti materiali e culturali che saprà sviluppare nella sua progettazione e realizzazione. Non è una cosa facile, ma l’ ultima cosa che possiamo auspicare è vedere due fronti scontrarsi senza dialogo e mediazione. Quello dei “riformisti” che vedono nella quantità il futuro dell’Elba e pensano che raddoppiando o triplicando i residenti, aumenti la forza contrattuale dell’Isola, così da acquisire le risorse per nuove strade, sanità ed istruzione, collegamenti marittimi ed aerei,… Quello dei “ conservatori”, di cui faccio parte, i quali ritengono che il futuro, e la forza contrattuale, sia quella di incrementare e diversificare la qualità della offerta turistica, poiché l’ Isola ha dei limiti fisici oggettivi, oltre i quali implodono servizi e qualità della vita, dei residenti e dei turisti, e si aprono scenari socio-economici ad alto rischio . Il Parco Minerario vede di anno in anno aumentare i suoi visitatori, nonostante molteplici difficoltà. Gli interventi realizzati dal Comune hanno riqualificato e messo in sicurezza vaste aree ex-minerarie, e la drastica diminuzione di rischio idrogeologico ne è la riprova. Ancora sono molte le cose da fare, ma tanto è stato fatto. Una cosa è certa. Il patrimonio naturalistico, culturale e scientifico legato alle aree minerarie è un valore di risonanza internazionale; una risorsa unica ai fini sociali ed economici. Il dialogo, la chiarezza ed il concreto confronto dei progetti si impone, di fronte ad una opinione pubblica che ha dimensioni globali. Poco prima di Natale ho accompagnato un amico giapponese al Museo del Bargello a Firenze. E’ un illustre storico dell’arte dell’Università di Tokio, che conosce molto bene il Mondo ed il nostro Paese, compresa l’Elba. Voleva vedere le ceramiche in “Porcellana medicea” conservate nel Museo. Sono ceramiche dalla squisita fattura, bianche, decorate in blu cobalto, realizzate nella seconda metà del Cinquecento nel laboratorio voluto da Francesco I de’ Medici. E’ stato il primo tentativo riuscito, di fabbricare in Europa ceramiche di porcellana . Erano più di due secoli, dai viaggi in Cina di Marco Polo, che si tentava di individuare la materia prima idonea ed i giusti processi tecnici di fabbricazione. “In genere, si crede che le argille caoliniche usate per le porcellane medicee siano venute dal Veneto, ma “mi disse l’amico giapponese" è stato rintracciato un vecchio documento secondo il quale è probabile che l’ “argilla bianca purissima”, usata nelle porcellane medicee venisse cavata nella Terra di Rio”. Un altro piccolo tassello, almeno per me sconosciuto, sul “Patrimonio Elba”.
Miniere ocra canyon