Torna indietro

Nel centenario: "La morte di Pietro Gori il "poeta anarchico""

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 08 gennaio 2011

Nel giorno il cui cade il centenario della morte di Pietro Gori abbiamo deciso di aprire il nostro giornale ripubblicando un articolo apparso l'8 gennaio 1911, quando erano trascorse appena poche ore dal trapasso di Gori nel Palazzo dei Merli che si affacciava sulla Darsena portoferraiese. A stampare questo pezzo che riproponiamo nella versione trascritta e rivista da Angelo Mazzei ed Emilia Pignatelli fu una testata non assimilabile al movimento anarchico quale "Stampa Sera", ed è singolare notare, ad un secolo di distanza, il tono rispettoso e perfino deferente con il quale l'articolista stendeva la breve biografia di un anarchico, gentile sì, ma assai pericoloso per le idee che professava per la borghesia italiana del primo novecento. Questo è il nostro omaggio, l'omaggio di un piccolo giornale isolano ad un grande personaggio di statura internazionale, ad un cittadino del mondo ed anche dell'Elba che gli elbani di oggi farebbero bene a ricordare, più spesso e più acconciamente. "La morte di Pietro Gori il "poeta anarchico"" Oggi è morto a Porto Ferraio il notissimo anarchico avv. Pietro Gori. Egli era da lungo tempo ammalato di emotisi ed aveva trovato da qualche tempo ospitalità presso l'ex-deputato Pilade Del Buono. La vita di Pietro Gori fu tutta un romanzo. Egli era cresciuto fin da giovane al credo anarchico, al quale rimase fedele per tutta l'esistenza. Laureatosi in legge; egli esercitò la sua professione dapprima a Milano; poi si dedicò attivamente alla propaganda anarchica raggiungendo con Enrico Malatesta ed alitri del suo gruppo grande notorietà anche, a causa delle continue persecuzioni del Governi e specialmente del Governo italiano. Un episodio saliente della vita del Gori, il quale fu ripetutamente processato e condannato ed inviato al domicilio coatto sempre per la sua propaganda anarchica, si svolse nel 1894. Erano allora scoppiati i moti della Lunigiana, nei quali Pietro Gori aveva avuto parte. Passò per la Lunigiana il deputato socialista Camillo Prampolini, amico di Gori, e l'avvisò di mettersi in salvo perché era stato spiccato mandato di cattura contro di lui, che sarebbe stato arrestato. Il Gori fuggì a Lugano, dove iniziò una serie di conferenze anarchiche che in quell'elemento di profughi ebbero una larga ripercussione. Le conferenze anarchiche del Gori finirono col dare nell'occhio al Governo federale svizzero; il quale le proibì e decretò quindi l'espulsione degli anarchici dalla Svizzera. Allora Pietro Gori partì e si recò a Londra. Sprovvisto di mezzi, egli decise di imbarcarsi come semplice marinaio a bordo di uno dei velieri che nei porti inglesi fanno servizio verso l'America con carico di bestiame. Egli compì, come marinaio, la traversata dell'Oceano e questa traversata diede occasione ad una delle sue migliori liriche dedicata alla madre, poiché Pietro Gori era anche poeta. Sbarcato in America, il Gori si dedicò nuovamente alla propaganda anarchica e percorse quasi interamente gli Stati Uniti, dove creò numerosi gruppi anarchici italiani, alcuni dei quali esistono tuttora. Gori, nella circostanza, ebbe vivaci polemiche con l'on. Giusto Calvi, deputato socialista, morto or non è molto ed Alessandro Mazzoni, attualmente a capo dell'Amministrazione provinciale di Reggio Emilia. Quando scoppiarono i moti di Grecia, il Gori ritornò a Londra, dove dovette mettersi a letto, essendosi manifestato il principio dell'emotisi, che ora lo ha condotto alla tomba. Ristabilitosi alla meglio, tentò di formare una legione di volontari per la Grecia. In questa impresa fu coadiuvato dal compagno di fede anarchica Enrico Malatesta, ma l'impresa fallì; Pietro Gori venne in seguito in Italia, dove pronunciò, in occasione dell'inaugurazione del monumento delle Cinque Giornate di Milano, uno dei discorsi della cerimonia. Quel discorso, vivacissimo, fu uno dei preludi dei successivi moti di Milano del 1898. Continuando la sua vita randagia, Pietro Gori ritornò altre volte in America, fermandosi però a Buenos Aires anziché negli Stati Uniti come prima. Anche nel sud America, Pietro Gori continuò la propaganda anarchica fatta nel nord America. L'accoglienza avuta a Buenos Aires fu ottima, tanto che gli fu affidato un insegnamento nell'Università di Buenos Aires. Quando avvenne l'attentato contro re Umberto a Monza per opera di Bresci, si volle a torto ricercare una complicità da parte del Gori, il quale aveva organizzato il gruppo anarchico di Patterson. La Polizia italiana lo fece ricercare negli Stati Uniti; ma egli invece si trovava nell'America meridionale. La sua salute andò sempre peggiorando, tanto che egli si decise a ritornare in Italia, trovando un asilo tranquillo nella casa di Pilade Del Buono a Porto Ferraio. Pietro Gori, il quale era oratore eloquentissimo, fu anche, oltreché poeta, autore drammatico. Egli scrisse altresì un'opera intitolata Calendimaggio, che, musicata da un maestro italiano (l'allora giovanissimo Giuseppe Pietri n.d.r.), sta ora per affrontare il fuoco della ribalta. [tratto dal quotidiano del 1911, trascritto e rivisto da Angelo Mazzei ed Emilia Pignatelli]


Pietreo Gori fiocco

Pietreo Gori fiocco