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La campana che suona per tutti noi

Scritto da : Elena Maestrini
Pubblicato in data : mercoledì, 01 ottobre 2003

Quello che non si è visto in mezzo secolo è successo in un mese: L’Elba, che una poesia definiva “isola pudica”, è sembrata solo omertosa, quasi una piccola Sicilia (nel senso mafioso del termine). Se qualcuno pensa ad una serie di casi isolati, si sbaglia di grosso. “Oportet ut scandala eveniant”. è importante che accadano scandali. Gli antichi romani avevano ragione, e forse peccavano di ottimismo. Nella loro visione lo scandalo, portando a galla il male, permetteva alla società di trovare i rimedi, di curare le ferite che si erano aperte, punire i colpevoli, aprire porte agli onesti. Ma per la società occidentale, quindi italiana, quindi elbana (o c’è ancora qualcuno che si illude di potersi isolare dal resto del mondo?), la migliore metafora è quella di un bellissimo film francese del “95, “L’odio”: La nostra condizione è come quella di un uomo che sta precipitando dall’alto di un palazzo e che continua a ripetersi: Fino a qui tutto bene…ma è l’atterraggio che conta….Forse abbiamo avuto “l’atterraggio”, il duro impatto con la realtà: una persona morta per un incendio doloso, i vertici della polizia arrestati per una squallida storia di ricatti gestita insieme ad uno degli albergatori più noti dell’isola, un giudice e due prefetti indagati per aver applicato una giustizia “un tanto al chilo” (un tanto a metro quadro) con i soliti cementificatori senza scrupoli, , mentre parte la svendita di Pianosa, teoricamente protetta come area del parco, e il giudice Vigna che da Firenze dichiara che l’Elba da tempo fa gola agli investitori mafiosi. Un dubbio: probabilmente non basterà. vent’anni e passa di torpore morale , politico, culturale non si cancellano con qualche processo, per quanto spettacolare. E se da un lato è gravissimo che siano coinvolte le istituzioni, in modo sistematico e a livelli così alti, non serve chiedersi “per chi suona la campana”, perché la campana suona per noi. Per tutti quelli che hanno lottato contro il Parco, contro la tutela più rigida del territorio, per poter costruire di tutto e di più; per tutti quelli che sono stati semplicemente a guardare la propria terra resa sempre più invivibile, più brutta, più privata, più a rischio. Quelli che “lo sapevamo tutti”. lo sapevamo tutti che costruire nei letti dei fiumi, ostruire di cemento i canali di scolo era pericoloso, però c’è voluta l’alluvione dell’anno scorso per farsi qualche domanda. E ricominciare daccapo, come se nulla fosse. lo sapevamo tutti che il club privée (è solo un esempio) era pieno di domenicane irregolari e di frequentazioni insospettabili, ma ci sono volute le retate per farsi qualche domanda, e ricominciare daccapo, come se nulla fosse. Anzi, premiando con il voto chi da tempo sogna di rendere l’isola d’Elba una Marbella o una Rimini inevitabilmente di serie B (fatevi un giro nel Salento per capire cosè la vita notturna). Cioè come minimo tutta la destra berlusconiana e post-fascista, e poi buona parte della nostra sinistra nominale e consociativa (a partire dall’inqualificabile Giunta di campo nell’Elba). A volta la differenza non si è proprio vista, come sul problema dei rifiuti, il famigerato inceneritore-gassificatore-“tunnel americano”: i “protetti” cadono sempre in piedi, nonostante le condanne (vero sig. Roberto Daviddi, ex commissario ad acta della regioneToscana?). I nomi da fare sono tanti, anche se il più stupefacente è forse quello di Ruggero Barbetti ai vertici del Parco: il sindaco del comune che probabilmente ha il record europeo dei condoni edilizi è la persona che dovrebbe far funzionare il povero ente nato paralitico e cresciuto peggio. Ci sarebbe da ridere se non ci fosse da piangere. Siamo in mano ad un’oligarchia sclerotica e priva di valori, di idee, perfino di buon senso. ma la campana suona per noi, per l’isola d’Elba e per gli elbani: un lutto profondo e insopportabile, per chi ama la propria terra.


ottone panorama

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