Lo so che può sembrare una esagerazione, una forzata drammatizzazione volta a fare effetto. Ma sarebbe bene prenderla sul serio perché il rischio che anche i nostri parchi e le altre aree protette facciano una finaccia è reale. Del resto anche se le cronache da sole difficilmente possono dare una idea precisa ed esauriente di quello che bolle effettivamente in pentola è innegabile che non risultino davvero tranquillizzanti. E ciò che colpisce anche in questo caso è che dinanzi ai disastri ormai non più solo annunciati che si susseguono su tutti i fronti: monumenti, fiumi, frane, paesaggio, cementificazione, biodiversità, coste noi stiamo spingendo alla deriva i parchi e le altre aree protette che tutto si potrà dire tranne che non possano costituire un argine importante e collaudato in tutto il mondo. In Italia invece e proprio nel momento in cui almeno a chiacchere si vorrebbe ridefinire i ruoli istituzionali dal centro alla periferia –insomma il federalismo-, i parchi vengono strapazzati ora con i tagli finanziari, ora penalizzandone il ruolo pianificatorio, ora invitandoli ad ingegnarsi come vogliono e possono mentre la Prestigiacomo ha una crisi di nervi e la rossa Brambilla ai parchi propone una bella golfizzazione ossia riempirli di campi da golf per cassaintegrati, intanto al Vesuvio si piazza una bella discarica, allo Stelvio si prepara uno spezzatino indigeribile, un sindaco impegnato nel parco del Cilento viene assassinato, il presidente del Pollino minacciato, i leghisti qua e la propongono la chiusura dei parchi dopo che Calderoli ha tentato di abrogarli tutti insieme con un tratto di penna. Sono solo alcuni esempi ai quali ne andrebbero aggiunti molti altri sul quel che sta facendo Cota in Piemonte, la Polverini nel Lazio, Cappellacci in Sardegna. E anche dove e per fortuna non si stanno smantellando reti di aree protette ‘storiche’ le cose non vanno certo a gonfie vele, che si tratti della Liguria, della Toscana, dell’Emilia dove le grane e le difficoltà stanno crescendo. E se le poesie di Bondi non salvano Pompei i parchi non possono certo essere salvati e rilanciati con qualche toppa o rimettendoci al buon cuore di qualche ministro a cui traballa anche la sedia. Il 2011 deve partire da qui, da questa urgente necessità di mettere a fuoco idee, proposte e iniziative per quel rilancio nazionale dei parchi che è indispensabile. Serve chiarezza perché le agonie prolungate non fanno bene a nessuno.
Pompei crollo