Avevo parlato qualche giorno fa di ‘parchi cavie’ vittime insomma di politiche e vicende che li stanno mettendo orami a rischio. Il caso dello Stelvio è una conferma clamorosa anche perché nonostante le scandalizzate smentite sembra dipendere in buona misura da operazioni addirittura alla Scilipoti. Leggerne le giustificazioni da quelle romane a quelle bolzanine fa cadere le braccia. Il ministro Frattini si rallegra del fatto che i bolzanini abbiano finalmente accettato il dialogo. E ti credo! Il ministro Fitto ne rivendica senza arrossire nientemeno che l’ispirazione federalista. E’ lo stesso ministro che ha impugnato con successo la legge piemontese sui parchi che la nuova giunta Cota sta ora rapidamente smantellando. La Prestigiacomo in crisi rivendica al ministero almeno la nomina del presidente; chi si accontenta gode. Il tutto –si è detto- per avvicinare la gestione dei parchi alla gente e dare un maggior ruolo agli enti che sono quelli a cui si stanno tagliando risorse in lungo e in largo. Enti locali protagonisti specie dei parchi regionali che un altro ministro, Calderoli voleva –naturalmente in nome del federalismo- abrogare. L’assessore regionale della Lombardia si dice ampiamente rassicurato dal fatto che il parco resterà ( per finta) nazionale). La denuncia di alcuni parlamentari –taluni temono che si riapra anche la caccia- e di molte associazioni ambientaliste è sacrosanta ma elude un questione più di fondo e che riguarda appunto La gestione nazionale dei parchi e delle aree protette. Chissà quante volte abbiamo sentito in questi anni anche da parte di chi ora allarmato denuncia questo ennesimo pasticcio che c’era il rischio di manomettere la legge quadro che è una buona legge. Ebbene quella buona legge stabiliva che operazioni tipo Stelvio dovevano essere preliminarmente e in ogni caso discusse nel comitato stato-regioni presso il ministero del’ambiente. Dovevano decidere stato e le regioni ( tutte) e non solo quelle direttamente interessate. Quel comitato però è una decina d’anni che è stato abrogato unitamente ad altre sedi centrali regolarmente mandate in pensione senza che il ministero le abbia -come stabilito dalla legge- sostituite. Una grave inadempienza ministeriale che si accompagna però ad una altrettanto inspiegabile e prolungata inerzia parlamentare. E il silenzio continua nonostante lo Stelvio e tutto il resto. O si parte da qui come abbiamo cercato di mettere in chiaro nel Manifesto-appello del gruppo di San Rossore o le cose contìnueranno ad andare sempre peggio senza che prenda corpo, concretezza e visibilità una risposta che prima di tutto deve venire dalle istituzioni che ‘collegialmente’ sono responsabili a livello nazionale, regionale e locale dei parchi e delle aree protette. Collegialmente vuol dire anche sedi e strumenti dove non ‘dopo’ ma ‘prima’ si possa discutere e decidere di un parco nazionale o di quelli regionali. E Roma non può certo accontentarsi di nominare un presidente come ha fatto a lungo con i commissari. Il documento che stiamo preparando come gruppo di San Rossore ha questa ambizione e ne discuteremo con tutti.
Mufloni chiessi ridotta