Daniele Palmieri, poco più che adolescente, nel bel mezzo di un folle casino che si era creato alla Linguella, dove un millantatore aveva detto di aver organizzato uno spettacolo zeppo di grandi artisti che regolarmente non erano presenti tra le urla inferocite dei settecento paganti, e le cacce da parte dei più esagitati turlupinati a chiunque pensavano avesse a che fare con l’organizzazione, e una leggiadra cantante sul palco che minacciava di “dare il microfono nei denti” ad un ferajese che la sbeffeggiava, ci disse “Sergio Sergio dammi uno schiaffo, svegliami che questo è un incubo vero?” Ce ne siamo ricordati l’altra mattina quando dopo aver assistito alle riprese indiretta del Foro Boario di Montecitorio, aula dove si dovrebbe non esercitare bensì celebrare la politica e dove abbiamo assistito a compravendite di coscienze in diretta in un clima infiocchettato da parole ed azioni da angiporto, direbbero quelli colti. Ce ne siamo ricordati nel più quieto contesto di un telegiornale nello scoprire che 950.000 imprese italiane dichiarano profitti inferiori ai 10.000 euro l’anno (alla faccia dei fantasmagorici risultati della lotta all’evasione fiscale) . Ce ne siamo ricordati stamani pagando (e fino all’ultimo centesimo) un tributo che per noi è inevadibile, ineludibile e che, siccome serve a far funzionare lo Stato servirà anche a pagare quota parte dell’appannaggio di quei cialtroni senza onore e venduti al berluska senza pudore di cui al punto precedente. Se ci fosse stato Daniele vicino gli avremmo chiesto di renderci il favore di svegliarci da questo incubo che si chiama Italia.
Italia