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Water-Front la replica della Giunta (SEL compresa) alle contestazioni di SEL

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : venerdì, 10 dicembre 2010

La variante al piano strutturale, con accordo di pianificazione fra Regione, Provincia e Comune nacque, nel 2007, come tentativo di lanciare un nuovo segmento economico dello sviluppo locale, quello della nautica, in un momento in cui la crisi cominciava a farsi sentire nella nostra comunità. Fin dall’inizio le idee progettuali si orientarono alla ridefinizione ed al rafforzamento del comparto cantieristico ed artigianale ed alla minimizzazione dello sviluppo immobiliare, puntando al riuso dell’esistente. Con Regione e Provincia si decise, a tal fine, di lasciare invariate le previsioni relative agli insediamenti previsti, fissate nel piano strutturale approvato nel lontano 2002, ponendo delle salvaguardie, ambientali e sociali, rimodellando in maniera radicale il sistema insediativo e provando a definire un progetto complessivo che potesse essere un modello positivo di sviluppo sostenibile per tutta la Toscana, anche per la ricerca di compatibilità e sinergie fra lo sviluppo della nautica ed il potenziamento, anche qualitativo, del turismo balneare. In sostanza la variante è stata concepita ed è a tutti gli effetti un piano ad incremento zero delle volumetrie vigenti fin dal 2002, rinviando alla fase della modifica del regolamento urbanistico la quantificazione e la tipologia delle volumetrie, nella consapevolezza, peraltro, che la sostenibilità non vuol dire solo tetti fotovoltaici, energie rinnovabili, riciclo delle acque: la sostenibilità è prima di tutto eliminazione nella fase progettuale di tutto l’edificato inutile che va ad alimentare la rendita. Qualche giorno fa sulla stampa sono apparse alcune descrizioni di come potrà essere il futuro porto. Quelle ipotesi, presenti sul sito del Comune fin dal 2008 e relative alla valutazione delle azioni e degli indicatori del piano, sono già state superate, da molto tempo, da un altro documento, anch’esso presente sul sito, che sostanzialmente rinvia la nuova edificazione al regolamento urbanistico. Per comprendere come sarà la cornice entro cui potrà essere definito il nuovo sistema della portualità ci si può comunque affidare alle norme approvate ed al loro contenuto. Visto che si parla di sostenibilità, partiamo dalle salvaguardie ambientali e paesaggistiche: - si prevede la riqualificazione di tutta la linea di costa in concessione demaniale, con la demolizione di tutti i volumi incongrui lungo Viale Teseo Tesei, la costruzione di una pista ciclabile che segua la costa partendo dalla zona della nuova stazione marittima e prosegua attraverso l’Oasi termale fino a San Giovanni ed al parco archeologico delle Grotte; - i depositi di carburante esistenti, attualmente in connessione alla viabilità di accesso al porto commerciale ed in vicinanza agli edifici scolastici e ad un supermercato, dovranno essere ricollocati; - è previsto il mantenimento della prevalenza della dimensione orizzontale del paesaggio, con collocazione degli edifici previsti assicurando il più possibile la libera visione degli specchi acquei e costruzione in prossimità dell’area a mare dei soli servizi essenziali per la funzionalità del porto; - a San Giovanni si prevede la realizzazione di un parco pubblico attrezzato sul lungomare, a tutela dell’identità paesaggistica, caratterizzato da prati alberati, percorsi ciclabili, percorsi pedonali pavimentati e parcheggi; - vi è il divieto di realizzare opere portuali di altezza superiore all’altezza dei moli del porto commerciale esistente, affidato all’Autorità Portuale; - è prescritta la discontinuità degli insediamenti di servizio ed urbani lungo Viale Tesei ed il porto commerciale, al fine di assicurare nuovi cannocchiali visivi dalla città verso il mare; - è prescritta la qualificazione naturalistica e paesaggistica delle aree libere di Punta della Rena e del corridoio limitrofo al Fosso della Madonnina; - è previsto l’approvvigionamento idrico per usi non potabili da fonti diverse da quelle dell’acquedotto (si prevede in tal senso anche il recupero delle acque depurate dal nuovo impianto comunale di Schiopparello) e l’ approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili per almeno il 30% del fabbisogno annuo per ogni singola destinazione funzionale e costruzione dei nuovi edifici con destinazione diversa da quella produttiva, con metodiche e tecniche di bioedilizia; - è prevista la nascita o riconoscimento di vere e proprie oasi naturalistiche nel disegno dei porti turistici (prima esperienza in Toscana in tal senso), quali: - Oasi delle Terme di San Giovanni; lo specchio acqueo antistante il bacino delle Terme dovrà essere libero da punti di ormeggio e campi boe e non si potrà più ormeggiare liberamente. E’ definito analogo livello di protezione per lo specchio acqueo antistante il promontorio e la Villa Romana delle Grotte, anche in funzione della tutela dei beni archeologici. Oltre a ciò viene poi riconosciuta l’ Oasi de Le Prade, l’Oasi dell’Enfola, l’Oasi di Rosselba, l’Oasi di Cima del Monte; - con l’accordo di pianificazione il territorio comunale viene suddiviso per la prima volta in ambiti di diverso valore paesaggistico (tavola A), al fine di tutelare al meglio il paesaggio. Riteniamo sia il primo piano in Toscana che lo fa. Oltre a ciò, vi sono poi precise salvaguardie sociali, a tutela dell’occupazione. Basti pensare che il bacino di alaggio interno al Cantiere Esaom Cesa diventa un’invariante strutturale, che ha come obiettivo di impedirne in futuro la trasformazione con altre finalità e di favorirne la ristrutturazione come bacino di carenaggio e che la realizzazione del porto turistico cantieri è subordinata alla presentazione complessiva di un progetto di sviluppo industriale, produttivo, infrastrutturale, che sarà valutato sulla base degli investimenti previsti e dell’occupazione producibile. Fatto salvo quello che già ora le citate salvaguardie ambientali e sociali prescrivono, ci sembra francamente un errore andarsi ad avvitare su un dibattito ideologico sulle future abitazioni o sul destino di Punta della Rena (su cui le norme qualcosa dicono), abbandonando a se stessi gli altri 300-400mila metri quadri di aree altrettanto degradate. Tra l’altro verrebbe da dire che se si dovessero dividere i metri quadri dell’UTOE Porto (escluso San Giovanni) per la trentina di civili abitazioni ipotizzate dalla stampa, verrebbe una media di una casa ogni due ettari di terreno. Non c’è male come cementificazione selvaggia! I problemi reali che, invece, devono essere adesso risolti da chi deve predisporre la variante ed i piani regolatori portuali sono a nostro avviso essenzialmente due: - come costruire un disegno di dettaglio che ci consegni un’area del porto cantieri identificabile come prolungamento del tessuto urbano cittadino e non come contenitore separato e quasi fratturato dal resto del contesto. E’ in questa ottica che bisogna ragionare di realizzazione di un tessuto urbano vero, che si saldi e che non frammenti il disegno architettonico della città, di un tessuto, cioè, fatto di industria, di artigianato, di commercio, di servizi, anche sociali, di passeggiate, di spazi verdi, di piste ciclabili e percorsi pedonali, di strutture sportive e anche di abitazioni, che non debbono essere necessariamente ville per ricchi (chi l’ha detto?), ma possono essere anche anche case per i portoferraiesi. Questo problema è il vero problema della variante di dettaglio: integrare e non dividere, allargare il centro urbano e non fratturarlo e fare questo avendo al centro di tutto un luogo della produzione molto caratterizzato come un cantiere; - l’altra questione è quella della sostenibilità. Di quella ambientale abbiamo detto e le garanzie sono ampie (ma comunque sempre da implementare). Il problema più grosso è quello della sostenibilità economica di un progetto che nasce come industriale e non immobiliare, che dovrà comportare la demolizione di tutti i vecchi volumi incongrui e la loro ricostruzione nell’area cantieristica, con anche un’addizione di superficie utile per reggere i bisogni della filiera produttiva. La Giunta Comunale è, e lo ha già detto, tendenzialmente contraria alla vendita dei posti barca, che vogliamo rimangano un bene da gestire e quindi produttivo. La Giunta Comunale da almeno sei anni con i suoi piani urbanistici combatte la rendita immobiliare. E’ chiaro che, a maggior ragione, il problema della sostenibilità e realizzabilità economica divenga centrale. Si rischia altrimenti di pensare un bel progetto industriale sulla carta, che nel concreto non genererà né sviluppo, né occupazione. Nell’ambito di questo scenario di riflessione generale, le scelte le vogliamo comunque assumere tutti insieme, con le Associazioni di categoria, i Sindacati, le Associazioni ambientaliste, con cui apriremo, fin dal prossimo 21 dicembre, data della prima riunione, un laboratorio di confronto e con tutti i cittadini, con cui ci confronteremo in assemblee pubbliche. Quello di cui stiamo parlando non è un accidente della storia, ma un pezzo del nostro futuro e come tale appartiene a tutti.


Water Front Portoferraio

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