Oggi su Repubblica Valentini lancia un Sos per i parchi nazionali a rischio chiusura nonostante qualche euro strappato a fatica. E’ sicuramente un fatto positivo e neppure frequente che un grande quotidiano mostri interesse e preoccupazione per questa vicenda che ben si accompagna a quella di Pompei. Detto questo bisogna però aggiungere, ad esempio, che a rischio non sono soltanto i parchi nazionali e non solo perché anche quelli regionali devono vedersela con i tagli delle regioni messe a loro volta in gravi ambasce sempre a causa di Tremonti. Per quelli regionali ,infatti –ed è sorprendente che di questo non si parli e non solo in questo articolo- si è già cercato di ‘abrogarli’ puramente e semplicemente come aveva tentato Calderoli e come sono tornati recentemente anche altri a riproporre. -ad esempio l’UPI nella recente assemblea nazionale di Bologna e ancor più recentemente persino un documento nazionale di Legautonomie che ha fatto sua questa idea sbagliata e al tempo stesso velleitaria. Sbagliata perché i parchi non sono assimilabili a quei consorzi e organismi con i quali regioni ed enti locali decidono di gestire insieme competenze proprie e definite. I parchi nazionali e regionali sono previsti da una legge per gestire competenze e strumenti come il piano del parco che non sono riconducibili unicamente a nessuno dei soggetti coinvolti stato incluso. Se un parco nazionale o regionale si scioglie e chiude i battenti quelle competenze,infatti, non le eredita nessuno. Che persino una così elementare verità sia ignorata tanto da essere ogni tanto rispolverata conferma purtroppo soltanto lo stato di confusione e di crisi dei parchi. Deve far riflettere, ad esempio, che non si ricordi mai o quasi che i parchi nazionali e regionali prima che arrivassero i tagli del ministro del tesoro e i crucci della Prestigiacomo. erano stato azzoppati dal nuovo codice dei beni culturali che al piano del parco ha sottratto il paesaggio. Tutto quel popò di ben di Dio che giustamente Valentini ricorda e che si trova racchiuso nei forzieri dei nostri parchi, in parte e da tempo sfugge perchp non compete come prima alla loro gestione. In più d’un caso ai parchi è già stato tolto persino il nulla osta sui beni culturali che in tante realtà -vedi la Toscana- hanno esercitato e bene per tanti anni. Ecco perché non è solo il piatto che piange per i parchi. E la risposta ai tagli per essere davvero efficace e non solo una lacrima sul viso, deve riuscire finalmente a farsi carico- innanzitutto da parte delle istituzioni che finora non lo hanno saputo o voluto fare in maniera adeguata –di quel che effettivamente bolle in pentola. E mi si lasci concludere ricordando che se un gruppo di uomini di cultura ed amministratori di parchi e di altre istituzioni torneranno lunedì 6 dicembre ad incontrarsi in San Rossore per predisporre un documento nazionale su questi temi è proprio per contribuire –vedremo con quali esiti- per ‘rilanciare i parchi’.
ben tramonto capraia panorama