Forse i più datati tra i nostri lettori si ricorderanno di Portobello una trasmissione TV condotta da Enzo Tortora nel quale c’era un variopinto pappagallo che i concorrenti dovevano stimolare a pronunciare appunto pappagallescamente la parola “Pooooorrrrtobello!” che l’uccello era un poco neghittoso a dire. Orbene i nostri giorni sono popolati da altri pennuti (avemmo di recente a paragonarli più ai tacchini che alle aquile per la limitata altezza dei loro voli) che spesso si trovano (stimolati dall’approssimarsi delle elezioni) a pronunciare ancora in guisa di pappagalli l’espressione “Pooooorrrrtofrrrraaanco!” alla quale attribuiscono un valore speciale, salvifico e risolutivo. E puntualmente dopo che hanno levato questo grido-richiamo vengono attorniati da altri volativi della specie Gallus gallus domesticus che manifestano gioia coccodeggiando e raspando intorno. Specializzata nel richiamo del “Pooooorrrrtofrrrraaanco!” sono soprattutto individui classificabili nell’avifauna di centrodestra quali la gallina repubblichina cecinese e la chioccia ovolegaiola d’importazione, ma di tanto in tanto anche qualche pollastra-mancina si fa prendere dal fascino del “Pooooorrrrtofrrrraaanco!”. Poiché amiamo stare in minoranza ed in pace con la nostra coscienza, dopo aver affermato di essere d’accordo con Padoa Schioppa “le tasse sono una bellissima invenzione” essendo a nostro giudizio (non parliamo di balzelli e gabelle ma di tasse serie necessarie per far funzionare una società civile) uno strumento della solidarietà umana ed un tratto distintivo tra uomo e gorilla, continuiamo sulla linea dell’impopolarità dicendo che sogniamo di vivere in una isola prospera ed economicamente evoluta, dove di elemosine di stato mascherate o palesi non siano necessarie. Sì, sarebbe più comodo starsene zitti, tanto il Porto Franco dell’Arcipelago è solo uno specchietto per le allodole (li vogliamo vedere i governanti sparagnini che fanno beneficienza ad uno dei comprensori più ricchi -piaccia o no i numeri sono quelli- della Toscana!). E invece ci viene da dirlo a chiare e tonde lettere, che non ci piace l’idea del Casinò Vaporino ed il conseguente giro di mala che inevitabilmente le case da gioco si tirano dietro, non ci piacciono gli Water Front con tanto di Yacht Club con tegamoni d’alto bordo annessi, che sono l’altro specchietto da allodole per lucrare cementificamente a terra (se non a Punta della Rena – troppo sputtanante - nelle pertinenze di qualche “benefattimprenditore” che sul golfo ferajese di ampie proprietà già pubbliche dispone) e non ci piace il Porto Franco. L’Elba deve (certo aiutata da regione e governo) saldare la sue distanze, ma deve farlo iniziando ad aiutarsi da sola: intanto mandando a contrattare con una sola voce e un solo sindaco i suoi affari dopo aver pensionato gli otto capi-pollaio che appena li metti insieme scopri non essere galletti ma capponi (come quelli litigiosi di Renzo) . E la deve smettere di chiacchierare a vuoto l’Elba dove i problemi non si risolvono con l’infinito blaterare sul “fare sistema” di chi, come i capataz locali, personalmente dalla semplificazione e dal fare sistema hanno solo da perdere.
pappagallo grande