Il cellulare, si sa, è uno strumento di comunicazione eccezionale che può salvare le persone dai pericoli più grandi, ma come tutti gli strumenti va usato per reale necessità e soprattutto con senso di responsabilità. Premesso ciò, ecco un’incredibile vicenda che farà passare dei guai seri ad una minorenne della provincia di Napoli ed alla sua famiglia. La ragazza si trova ad una festa con degli amici, ad un tratto, per movimentare la serata, chiede ad uno di questi di poter utilizzare il suo cellulare per fare una chiamata. L’amico, ignaro dell’infelice idea della ragazza, le passa il telefonino. La giovane, dopo aver escluso l’identificativo del chiamante sul cellulare, compone un numero a caso sulla tastiera, purtroppo per lei, però, corrisponde a quello in uso ad un carabiniere in servizio presso la Compagnia di Portoferraio. Ricevuta risposta la minore mette in atto una sceneggiata riferendo, con tono adeguato alla situazione, di essere stata rapita e di trovarsi a Napoli, chiede aiuto, dice il suo nome e il suo cognome (risultati di fantasia), quindi riattacca dando l’impressione di essere stata raggiunta da qualcuno che le strappa il telefono di mano. Inutile dire che il militare, conscio della possibilità che si potesse trattare di una burla ma non potendo escludere la peggiore delle ipotesi, attiva immediatamente le indagini, che in poche ore porta a individuare un telefonino di Cercola, provincia di Napoli (l’unica cosa su cui la giovane non ha mentito del tutto!), luogo da cui è partita la telefonata. Nel frattempo è stato verificato che su Napoli e dintorni non ci sono scomparse di ragazze e ciò concretizza maggiormente l’ipotesi della sceneggiata. Fortunatamente, infatti, il tutto si conclude l’indomani quando i carabinieri partenopei, su indicazione di quelli della Compagnia Carabinieri di Portoferraio, riescono a rintracciare a scuola la giovane in questione che confesserà che si era trattato di uno scherzo. E certamente lo “scherzo”, avrà l’effetto ricercato dalla ragazza movimentando, seriamente però, le prossime giornate della giovane e della sua famiglia, tenuta a giustificare all’Autorità Giudiziaria quello che in linguaggio tecnico si chiama reato di procurato allarme, previsto e punito dal nostro codice penale con una pena che può arrivare a sei mesi di arresto ed a 516 Euro di ammenda.
Carabinieri consolle