Ho letto l’articolo di Tortolini che segue l’incontro all’Elba con la giunta regionale tornando giustamente sul tema –certo non nuovo- di come riuscire ad unire energie e idee non soltanto tra i livelli istituzionali. Mi ha colpito ed anche sorpreso però che non si sia fatto alcun cenno alla presenza e al ruolo del parco nazionale dell’Arcipelago. Il parco purtroppo sembra interessare soltanto o prevalentemente per innescare polemiche sguaiate di stampo leghista o vecchie come il cucco. Eppure la regione Toscana ha approvato il piano del parco dopo i tanti rinvii e traccheggiamenti dei tempi di Barbetti. Possibile che quel piano che interessa alcuni dei territori e ambienti terrestri e marini tra i più pregiati e delicati dell’isola non entri in partita. E’ pur vero che queste dimenticanze sui parchi (come sui bacini) cominciano con il PIT. Ma è anche vero che da poco si è messo mano alla sua revisione che come abbiamo visto nei tre recenti incontri di Firenze, Siena e Pisa promossi dalla facolta di Archietteura fiorentina su richiesta della regione che vi ha partecipato con l’assessore Marson, proprio su queste ‘dimenticanze’ del piano si è incentrata la critica più severa. Venerdì scorso a Dire-Fare alla Fortezza da Basso di Firenze si è tenuto un dibattito promosso dall’all’assessore all’ambiente Bramerini sul santuario dei cetacei. In quel dibattito l’assessore all’ambiente della provincia di Livorno Bisti e la rappresentante del comune di Capoliveri Briano hanno richiamato con forza il ruolo non solo del parco dell’Arcipelago ma di tutti gli enti locali a partire da quelli della costa impegnati in politiche di tutela dai parchi ai siti comunitari. Richiamo tanto più attuale e opportuno considerata la fase delicatissima sul piano nazionale in cui parchi ( e anche i bacini) rischiano una crisi gravissima con pesanti rischi di crisi. E proprio nel momento in cui economia e ambiente viaggiano insieme come dovrebbe essere ormai piuttosto chiaro anche senza scomodare Stiglitz.
procchia spartaia da lamaia