Coltellate a destra e a manca, per i così detti futili motivi, al senzatetto che lo ospitava: questo l’epilogo di una discussione tra due stranieri, avvenuta la scorsa estate a Portoferraio, in località Antiche Saline, che è costata alla vittima (un cittadino polacco di 40 anni) uno spavento grosso almeno come l’emorragia alla gamba sinistra che l’ha tenuto col fiato sospeso, fino a che i medici dell’Elba e poi quelli di Livorno non gliel’hanno medicata. E’ una calda nottata elbana di inizio luglio quella in cui lo straniero, senza fissa dimora e a Portoferraio da qualche giorno, decide di ospitare in una roulotte malmessa, ma libera, che ha trovato nella zona artigianale, un tunisino di 50 anni che come lui non ha la fortuna di avere un tetto sulla testa. L’africano e il polacco si conoscono da qualche giorno, hanno già condiviso gli spazi di fortuna del loro riposo e hanno passato il pomeriggio e la serata insieme. Oltre al tempo, però, hanno condiviso il bere, senza fermarsi in tempo. Gli animi si sono surriscaldati con l’alcool, i due, forse, faticano a capirsi a causa della lingua, sta di fatto che il tunisino, intorno a mezzanotte, chissà per quale motivo, monta su tutte le furie, afferra un coltello da cucina all’interno della roulotte del suo ospite e mena fendenti verso quest’ultimo. Lo spazio è ridotto almeno quanto la lucidità dell’uomo armato, che per fortuna colpisce di striscio la vittima sull’orecchio e sulla guancia destri, quasi nulla… un terzo affondo, però, trova un’arteria della gamba sinistra.. Il tunisino si rende conto che è a rischio e fugge, portando con sé il coltello che non verrà trovato, mentre il polacco riesce a trascinarsi fuori dalla roulotte, in un piccolo campo non distante dalla strada. Lo scorge, accasciato, un’attenta guardia giurata che ha cominciato il suo giro d’ispezione e che prontamente chiama soccorsi e carabinieri. Prima che arrivi l’ambulanza la vittima fa in tempo a raccontare ai militari, in modo assai confuso, cosa gli è successo, ma cosa può dire del suo aggressore, conosciuto solo qualche giorno prima? Le informazioni si riducono a un’area di provenienza e a un nome di battesimo che non corrisponde al vero e con cui spesso, gli europei, chiamano tutti i magrebini. Altri testimoni oculari non ce ne sono: occorrerà indagare. L’uomo è in gravi condizioni, ha perso molto sangue e viene portato via d’urgenza, prima all’ospedale dell’Elba poi di corsa a Livorno, dove verrà curato con un’operazione chirurgica delicata che eviterà il peggio. I carabinieri, intanto, nella notte setacciano la zona, fermano tutti i nordafricani e i tunisini presenti nel circondario, tra di loro c’è il colpevole, che però indosso non ha tracce e che soprattutto non può essere riconosciuto dalla vittima che nel frattempo è in sala operatoria, privo di conoscenza. Le identificazioni, però, sono complete e torneranno, come spesso accade, utili agli investigatori che nei giorni successivi esaminano gli alibi di tutti e tra questi ne trovano uno che non quadra con le testimonianze raccolte in zona. Passa il tempo ma non la voglia di trovare il colpevole e appena il polacco si rimette i carabinieri del Luogotenente Gianmarco Lampunio (nella foto) mettono l’ultima tessera nel mosaico, con la testimonianza più importante che completa le indagini. Il reo: un tunisino, 50enne, residente in provincia di Como, ora rischia fino a quattro anni di carcere . Lui, sì, è stato individuato, rimane incognito, invece, il motivo di tanta violenza … ammesso che un motivo vero ci sia: e questo, forse, fa pensare anche di più.
Carabinieri auto in uscita