Nelle nostre peregrinazioni in Lucania, al servizio della Patria, quaranta e passa anni fa, ci imbattemmo casualmente in un buffo tizio (solo successivamente scoprimmo già notato e registrato da Giovanna Marini). Era una specie di cantastorie che raccontava i fatti del giorno accompagnandosi con chitarrina da 3/4, di quelle per intendersi da bambino, che si adattava però molto bene alle minuscole mani e alle corte braccia dell'ometto. "E lu mnestre Colombe ha fatt 'nu proggette - cantava - ha fatt 'nu proggette pe' li disoccupate". Poi continuò con altri pezzi i quali partivano comunque (pure quando il democristiano e compaesano Ministro Emilio Colombo, poi anche capo del governo, non c'entrava nulla col narrato) "E lu mnestre Colombe ..." come - avrebbe successivamente detto la Marini - se si trattasse di una sorta di maledizione. Inutile dire che ogni volta che partiva il tormentone "E lu mnestre Colombe ..." gli spettatori ridevano. La tecnica della reiterazione, lo sanno pure i sassi, è per i comici pane quotidiano. Orbene a proposito di comici ci corre l'obbligo di marcare il nostro forte disappunto per una temeraria affermazione di Umberto Mazzantini che parlando di un certo sindaco scriveva di: "... una sua preoccupante ossessione politica che negli ultimi giorni è trascesa in superstiziose offese personali alla Totò ..." E' vero che una risata è una risata, ma tra il genialmente, volutamente comico e il ghiozzamente, involontariamente ridicolo, che parimenti possono costituirne le scaturigini, corre una sostanziosa differenza. Ciò che accomuna Il Principe Antonio de Curtis, il musico lucano e l'Othelma de noantri è appunto solo il tormentone che creavano o che, nell'ultimo caso, genera, emana con il suo esistere. Tanto che ogni giorno si potrebbe attaccare l'a sciambere con un "Cimabue .." equivalente a "E lu mnestre Colombe ...". Ma chi fa questo mestiere, quello di comunicare, deve avere coscienza che anche con le reiterate prese per i fondelli si finisce per far diventare un Chiccazzè più personaggio ed importante di quanto sia in realtà. Quindi giudicando di averlo sufficientente sciagattato abbandoniamo (sempre che non torni palesemente o anonimamente a zampicarci le palle)per un po' il nostro al suo destino, che prevediamo sia politicamente lungo e interessante quanto uno sbadiglio d'asino.
chitarra