Contaminazioni Tanto tuonò che piovve, oppure prima o dopo doveva accadere. Un vecchio saggio, mio indimenticato educatore, si era sempre rifiutato di vestirsi alla nuova moda permessa dal Vaticano. Mi diceva :sono stato ordinato prete con la tonaca e me la porterò addosso fino alla morte, per quanto la stessa – come è noto ai meno giovani – fosse spesso piena di “frittelle” per la sua propensione a mettere le mani in cucina non fidandosi fino in fondo della capacità di Rosina (oggi si direbbe la colf, ma era come una di famiglia) di cucinare a puntino il pesce comprato da “Stoffabona”, specialmente se c’era qualche ospite importante, quale il Vescovo per le competenze canoniche o qualche big della politica per quelle parallele di mio Padre. La vicenda del cosiddetto clergyman è esemplare perché siamo passati da un possibilità eccezionale (soprattutto per esigenze di viaggio) ad un uso talvolta sinceramente sbracato, dal vestito ai maglioncini firmati, dai jeans ai cardigan. Ne fanno uso costante anche i Cardinali. Anche l’ultimo residuo di riconoscibilità, il colletto rigido, è del tutto scomparso dal panorama, ed anche il distintivo per antonomasia (il Crocifisso) sta facendo la stessa fine. Mi dirai: non è l’abito che fa il monaco, si però serve, altrimenti si corre il rischio di mandare a puttane l’unica Istituzione seria che ci è rimasta (a parte Giorgio Napolitano; se davvero verrà all’Elba preoccupatevi che non venga scambiato per un nobile dell’ancient regime: ricordi quanto chiacchiericcio sulla somiglianza con il Re di Maggio?). Ma veniamo a noi. Digiamolo pure (come afermerebbe il nostro ghignante Ministro della Guerra, quello che vorrebbe bombardare a tappeto) la faccia un po’ a prete ce l’hai e capisco anche la signora (forse un angelo) sia stata tratta in inganno. Il tratto apparentemente burbero e l’apertura al sociale ed alla solidarietà fanno il resto. Se tu la smettessi di prendertela con i compaesani di mia madre saresti perfetto. Con la fame di preti che c’è, vuoi mettere un elbano verace al posto di qualche polacco importato? D'altronde le conversioni tardive sono quelle più veritiere. Le cose non accadono per caso. Anche San Paolo fu visitato mentre stava sulla via di Damasco ed anche lui – alla moda del tempo- era un giornalista. Pensa che scoop per l’inizio dell’inquietante inverno elbano? Cari saluti, Reverendo….. Pino Lucchesi Caro Pino Ancora in verde età lessi con infinita fatica "Why I am not a Christian" di Sir Beltrand Russel (salvo accorgermi a posteriori che "Perchè non sono cristiano" aveva gia trovato un'ottima traduzione) ancora oggi considero quel libro, insieme al "Dizionario Filosofico" di François Aroutte (più noto come Voltaire), a "Rivoluzione Sessuale" di Wilhelm Reich ed a "Antropologia Strutturale" di Claude Lévi-Strauss uno dei muri portanti della mia modesta bicocca etico-filosofico-sociale, tirata su raffazzonatamente da autodidatta. Lo affermo - tranquillo - non per ripudiare i segni che gli scritti di Marx (Karl ma anche Groucho), Wladimir Illic Ulianov (Lenin), ed Antonio Gramsci (forse l'unico italiano del ventesimo secolo che resterà nella storia dell'umano pensare con ruolo superiore alla mezza-sega) mi hanno lasciato addosso, a differenza del nano malefico non considero essere comunista cosa disdicevole (e sono in buona compagnia, dal tuo punto di vista, almeno con gli Esseni che educarono Gesù di Nazaret e con le comunità protocristiane oltre che con Francesco d'Assisi), lo affermo per farti intendere che sono marcatamente agnostico, che dal punto di vista della possibilità di conversione è assai peggio di essere ateo. Un ateo è il rovescio della medaglia del credente e può passare dal negare al credere in entità superiori all'umana specie, un agnostico sostanzialmente, constatata l'imperscrutabilità di taluni misteri, la incapacita di risolvere con i metri della umana ragione domande teosofiche, semplicemente dice: vi rispetto comunque la pensate ma il problema per me è irrisolvibile (e io ci aggiungo che mi interessa poco). Orbene, dopo questo pippettone iniziale, e per evitare che lo spostamento d'aria conseguente all'esplosione delle palle dei più sensibili dei lettori faccia venire la broncopolmonite agli altri, concludiamo più leggermente ... Dentro una tonaca da prete ci sono già stato. Accadde nel 1982 ma non pensare che fosse una manifestazione di losco casalingo travestitismo finalizzato a qualche lubrico gioco (si sa che talune signore subiscono il fascino della tonaca come quello della divisa), no, ero bene in pubblico, ben visibile su un palcoscenico e interpretavo la vicenda (provata) di un antico parroco dell'occidente elbano che non era proprio un modello di castità. Curiosamente quel vestito di scena, cucito alla meno peggio, si scucì in più punti, tanto da costringere chi stava dietro le quinte con quel compito, a rimediare alla meglio con una generosa dose di spilli a balia. "Questa tonaca - disse - non ne vole sapere di restarti addosso!" "Fa bene ... " Commentai laconicamente (che al contrario di quanto pensa l'assessore non significa "alla maniera dei laconesi") Come dire: avrò pure la faccia da prete, ma né la tonaca né la faccia fanno il monaco. Esercita tu che puoi, la cristiana rassegnazione e accontanti dei polacchi, dei gabonesi dei messicani e di cosa passa il prete-mercato, pardon il convento. Vale! direbbe Cimabue sergio
tonaca da prete