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A sciambere della cinghialità

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 29 settembre 2010

Nota della Federcaccia Come Sezione FIDC di Portoferraio ci sentiamo in dovere di rispondere all’articolo pubblicato sui network locali in ordine alle sottese polemiche sollevate per alcuni asseriti episodi che avrebbero riguardato soggetti in esercizio di caccia e proprietari di immobili ubicati in zone aperte all’attività venatoria. Rileviamo come puntualmente ad ogni apertura della stagione venatoria si accendano proteste di ogni genere (ambientaliste/animaliste e non) tese a colpevolizzare “a braccio” l’intera categoria dei passionisti della caccia, senza comprendere le difficoltà che in un territorio come l’Isola d’Elba devono affrontare i soggetti che legalmente si accingono a svolgere un’attività regolamentata da una legge dello Stato. I motivi di doglianza di qualche cittadino (distanze più o meno rispettate dalle abitazioni) devono essere rivolte a quel singolo soggetto che avrebbe violato la norma (e non tese a colpevolizzare l’intera categoria), norma che Ns. malgrado non tiene conto dello sviluppo urbanistico cha ha interessato l’Elba negli anni, sviluppo che di fatto inibisce l’attività venatoria ove in precedenza era consentita. Purtroppo c’è del vero per alcune vicende narrate e pubblicate sulla rivista “Il Cinghiale” poiché vuoi per la costruzione di numerosissime nuove abitazioni sia con l’avvento del Parco con i suoi (permettetecelo di dirlo) scriteriati confini e con la conseguente chiusura all’attività venatoria nelle relative zone, oltre a tutte le inibizioni della Legge in materia venatoria, la caccia agli ungulati è diventata veramente difficile a meno che non si voglia incorrere in pesanti sanzioni amministrative e/o penali. Non intendiamo in questa sede addentrarci nelle annose polemiche che hanno interessato la nascita del PNAT , ma bisogna dare atto del fallimento ( così come anche affermano autorevoli politici locali un tempo favorevoli alla sua istituzione) sotto svariati profili, degli scopi prefissati dalla L. 394. Le polemiche dei cacciatori “cinghialai” sono legate soprattutto a questo: chiusura all’attività venatoria di vastissime aree assolutamente prive di pregio o interesse ambientale che viceversa sarebbero state idonee alla caccia e che oggi sono lasciate abbandonate a se stesse, senza interventi di manutenzione, deforestazione, bonifica ed esposte al pericolo di incendio (vedasi comprensorio Monte Calamita ed altre zone). Da qui danni alle colture da parte degli ungulati, denaro pubblico che viene devoluto per i risarcimenti e per le opere di ripristino e chi ne ha più ne metta. Senza entrare nel merito delle questioni e nel linguaggio “politichese”, vediamo invece di incentivare il dialogo con la componente venatoria, (dialogo alla quale la FIDC non si è mai sottratta) che quando fa comodo al cittadino perché si uccidono i cinghiali che magari hanno distrutto la vigna va tutto bene e sono tutti contenti e quando si sente sparare vicino ad una casa o per un altro motivo si sollevano polemiche a dismisura assolutamente infruttuose e strumentali. F.I.d.C. sezione di Portoferraio Lettera del ViceSindaco di Capoliveri Andrea Gelsi “Leggo con rammarico i rilievi apparsi sulla stampa locale da parte di Legambiente Arcipelago Toscano – dice Andrea Gelsi -. I cacciatori di Capoliveri non vogliono certo allontanare i turisti o la gente che passa sul territorio. Tra di essi si annovera circa il 10% degli imprenditori del settore turistico dell’Elba, difficile poter affermare che siano contrari al turismo. Ritengo invece che sia da chiamare in causa la perimetrazione del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, a nostro modo di vedere arbitaria, perché restringe l’utilizzo del territorio, creando disturbo a chi lo vive e lo usa lecitamente. Ci si deve spesso affidare al buon senso dei cacciatori e degli organi di controllo, che cercano in tutti i modi di non creare ostacoli a chi fa escursioni e chi abita nei dintorni delle aree cacciabili, segnalando con chiarezza la propria presenza. Penso che ognuno debba avere il diritto di esercitare le proprie lecite passioni (caccia, motocross, escursionismo, semplici passeggiate), senza ledere la libertà e i diritti degli altri. A nostro avviso, Legambiente dovrebbe preoccuparsi piuttosto dello stato di incuria della sentieristica e dell’abbandono dei boschi. Gli stradelli dentro i confini del Parco, transitabili da escursionisti e visitatori, sono stati realizzati e manutenuti dai cacciatori. Eventi che danno prestigio al nostro territorio, come la Capoliveri Legend Cup per mountain bike e il Festival del Camminare, organizzato dal Parco stesso, sono stati fatti passare per l’80% su sentieri non puliti da chi dovrebbe farlo per mandato. Non da ultimo, voglio ricordare che, poiché l’Elba è una ambita destinazione turistica, già dal 1996, i cacciatori chiedono il posticipo della stagione venatoria al 1° Ottobre, mentre oggi viene aperta la terza Domenica di Settembre, chiedendo il posticipo della chiusura al 15 Febbraio. Questo, proprio per non incorrere in sovrapposizioni di utilizzo del territorio. Mi dispiace molto che una associazione importante come Legambiente voglia distorcere il contenuto di un articolo apparso su una rivista di settore, per mettere in cattiva luce una categoria che, seppur non sempre amata, esercita una attività con passione, sempre più regolamentata”. Andrea Gelsi - ViceSindaco di Capoliveri Non vogliamo entrare più di tanto in una "querelle" che Legambiente deciderà se continuare o meno, ma a nostro parere sull'oggetto del contendere qualche osservazione è doverosa, specificando che abbiamo messo insieme le due note che più che da una "doppietta" sembrano uscite da un "sovrapposto" per quanto sono speculari, ma che ci pare abbiano ugualmente "padellato" i loro bersagli. Per iniziare non ci pare che gli ambientalisti abbiano distorto molto, le citazioni da "Il Cinghiale" erano letterali. C'erano nell'articolo pure dei virgolettati che in quanto "sparati" da un organo ufficiale della cinghialità (o cinghialismo? boh!) non saranno certamente smentiti. Il problema è sempre il solito: quando si parla in presenza di un giornalista si rischia che quello faccia pure (amico o nemico) il suo mestiere. E se uno si fa del male da solo - come nel caso di che trattasi - emmettendo espressioni avventate, poi non si può prendersela con Legambiente, col destino cinico e baro o col "tordo che tarda" come diceva l'antica canzone venatoria della ferajese Luiselle. L'affermazione di Gelsi che il 10% dell'imprenditoria turistica elbana sia costituita da cacciatori ci lascia minimo perplessi; soprattutto per la non precisata fonte del dato statistico citato, parrebbe che il Vicesindaco abbia fatto un conto "a occhio", ma se spara preciso come fa i conti non coglie neanche un pagliaio. Sentieri affidati al Parco che non sono adeguatamente manutenuti: verissimo, anche se magari il Parco non si dovesse svenare per abbattere e catturare i maiali da sparo importati scelleratamente dai cacciatori qualche centesimo da spendere meglio ci sarebbe, ma il punto è che fanno schifo pure i sentieri FUORI dal Parco, al cui mantenimento dovrebbero concorrere pure i cacciatori, anzi che a loro detta un tempo erano lindi come stradelli di un parco inglese, perché ora non più? E ultima la "scriteriata perimetrazione": ma chi partecipò per conto degli elbani a definire i confini delle aree protette se non gli otto sindaci elbani dell'epoca che facevano (De Fusco escluso) le corse a chi era più amico dei cacciatori? Ma la vuol dire uno che fa l'amministratore (ed è stato pure consulente pagato del Parco) ai suoi sodali di cartuccia la scomoda verità, e cioè che anche la eventualissima abolizione del Parco non muterebbe più di tanto le superfici aperte alla caccia, visto che tutto il Parco è dichiarato dalla Unione Europea Zona a Protezione Speciale? Sperano forse i cacciatori elbani (una minoranza molto rumorosa visto che, qui il conto è un po' più attendibile, non arrivano al 4% della popolazione) che un qualsiasi governo nazionale sia così "fagiano" da imboccare una strada che lo porterebbe dritto dritto ad una costosa procedura di infrazione contestata dalla U.E.? Ma dove vanno senza ombrello?


cinghiale

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