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A Sciambere: Due lettere sul PD che verrà e una riflessione

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : martedì, 28 settembre 2010

Coluccia (PD): Basta con i trasformismi politici l'Elba ha bisogno di un Centrosinistra unito e credibile Da tempo si assiste ad uno strano atteggiamento dell’IDV, talvolta di SeL e della Federazione di sinistra (PRC E PDCI) elbani; un atteggiamento strabico che potremmo definire paradossalmente di lotta e di governo: a livello di Regione, ma anche di Provincia, sono in giunta o in maggioranza e pertanto in modo leale sostengono le decisioni e gli indirizzi che la giunta o il consiglio Regionale o Provinciale approvano, mentre a livello locale e particolarmente sul territorio elbano scendono in polemica , in lotta contro queste, smentendone un giorno si e l’altro pure, i contenuti e gli obbiettivi. Anzi si mettono alla testa e partecipano alle forme più demagogiche e populiste che talvolta personaggi o formazione di centrodestra alimentano in una continua e sterile mobilitazione contro la Regione, la Provincia ecc. (mai contro il governo nazionale che ha taglieggiato sul territorio elbano, uffici pubblici, risorse finanziarie ai comuni .ecc). A questo si accompagna una polemica implicita o esplicita nei confronti del PD elbano, presentato, una volta come strumento di propaganda degli apparati politici regionali, piombinesi o provinciali, un’altra come forza ormai priva di qualsiasi connotato progressista o di sinistra o versato ad una deriva moderata consociativa cattocomunista. Si stenta o non si vuol riconoscere al contrario che il pd elbano ha dimostrato in questi pur difficili anni di essere in campo, con una propria classe dirigente e di amministratori, con proprie proposte, con un proprio progetto per l’elba, aperto al confronto con coloro che in modo costruttivo intendano dare risposte serie ai problemi dell’elba. Il pd elbano ha lavorato e lavora per assicurare il governo responsabile e corretto delle istituzioni locali, a cominciare dai comuni fino all’unione. Il pd elbano lavora per costruire alleanze comunali, che siano credibili, stabili e basate su programmi realistici e progetti rappresentativi degli interessi elbani come lo sono quella di Portoferraio e Rio Elba. Al contrario l’atteggiamento di queste altre forze, che dicono di essere all’opposizione o in alternativa al centrodestra, denotano con tali posizioni locali, una mancanza di chiarezza politica sulla prospettiva di costruzione di schieramenti alternativi al centrodestra: riecheggia in questi comportamenti quanto avvenne con l’Unione di Prodi dove le stesse forze, con in testa gli stessi ministri, partecipavano alle manifestazioni contro il governo prodi. Pensare di costruire l’alternativa senza o sconfiggendo il pd elbano è un vero e proprio suicidio. Così cari signori non si và da nessuna parte, si fa un favore al centrodestra che pur essendo entrato in una profonda crisi politica, si avvale, per sopravvivere a se stesso, del fatto che il centro sinistra si presenta ancora segnato da divisioni e non come quella forza che in modo unito, intorno ad un programma di governo, possa apparire come una alternativa reale e convincente all’opinione pubblica elbana. Giuseppe Coluccia Montomoli: Ma il PD non è una forza neocentrista Caro compagno Sergio, Ho apprezzato il tono del tuo commento sul nostro documento, ben diverso da quello di Benifei e Ghilarducci, coordinatori SEL di Piombino e della Provincia che non resistono alla tentazione di personalizzare e denigrare. Non concordo sul contenuto. Un solo punto, penso il principale. Tu descrivi il PD con un profilo politico (neo-centrista) compiuto, definito, stabile. Non mi sembra proprio che sia così. In realtà il PD è un partito politicamente “in movimento”, persino in fibrillazione, alla ricerca di un profilo che sia davvero compiuto. Pochi esempi: con la sconfitta elettorale e con il cambio di segreteria tra Veltroni e Bersani nel PD si sono innescati primi momenti di discontinuità. Con la fuoriuscita di eminenti personaggi, persino fondatori, nuove scosse telluriche. Con la decisione di abbandonare l’idea dell’autosufficienzac’è stato un ulteriore movimento. Il discorso di Bersani a Torino, largamente condivisibile, spinge in una direzione che segna ancora novità. La battaglia interna in corso è anch’essa portatrice di movimento. La crisi strutturale del centrodestra, con i passaggi cruciali che prefigura per il Paese, accelera il confronto. Sono possibili nuove gravi lacerazioni. L’analisi da noi compiuta a suo tempo sull’azzardo di appiccicare insieme due partiti pensando di farne uno, si dimostra veritiera. Ma non si può stare sempre a discutere con la testa girata indietro su chi aveva ragione e chi torto. Ora la situazione è questa e si tratta di prenderne atto. Bisogna augurarci che prevalga il senso di responsabilità e che si rafforzino processi di effettiva stabilizzazione del più grande partito d’opposizione, nella prospettiva di un nuovo Ulivo, di un nuovo centrosinistra per costruire un’alternativa concreta culturale, politica e programmatica al berlusconismo. Allora quale compiutezza? Piuttosto difficili lavori in corso, a mio parere, nella direzione giusta. Con l’umiltà che ci viene dall’essere consapevoli del nostro modesto livello politico anche le quattro questioni generali da noi poste nel documento delineano un partito di forze di sinistra e progressiste, laiche e cattoliche, a cui si può aderire e in cui si può lavorare. Partecipando alla discussione a testa alta, come sempre, curandoci via via qualche “biccio” sulla fronte. Appunto. Naturalmente rimane fondamentale mettere mano con coraggio al programma, altrimenti addio al nuovo centrosinistra e all’alternativa. Ma vedremo le risposte. Se son rose fioriranno anche se sappiamo che non ci sono rose senza spine. p.s. Mi trovi d’accordo sul giudizio che dai delle leggi elettorali regionale e nazionale. Spero che si continui a discutere così. Con stima e con affetto, il compagno Stelio Montomoli Cari Compagni Stelio e (se compagno non disturba) Pino Mi è venuto spontaneo raccogliere sotto il medesimo titolo le vostre due lettere perché mi paiono nella loro profonda differenza, obiettivamente paradigmatiche, ed i loro contenuti mi rafforzano nella convinzione che sarebbe suicidiario per la democrazia italiana (dal momento che è la democrazia in gioco) non fare un fronte unico, ma anche nella convinzione che questo fronte necessita di una componente politica originale, dal chiaro messaggio solidaristico, legalitario ed ambientalista che non si impaludi nel centrismo, nel liberismo selvaggio fuori tempo massimo, e nel padre di tutti i mali prossimi venturi per l'Elba e non solo, quello che con un altro orrendo conio ho definito "sviluppismo", la marcia cementizia suonata da una banda che vede Bosi nel ruolo di tamburo principale, ma pure un considerevole numero di tromboni betonieri piddini. Ed a proposito di espressioni e frasi fatte mi verrebbe da replicare a Pino che "partito di lotta e di governo" fu coniata da un signore verso il pensiero del quale (nonostante i revisionismi di Walter Donald Duck Veltroni e soci) nutro attuale stima, si chiamava, mi pare, Enrico Berlinguer. E proprio là ancora siamo, alla necessità di costruire un soggetto capace contemporaneamente di lottare contro le ingiustizie che urlano ancora, e parecchio, nel nostro paese e nel mondo, e di governare davvero. Ridurre come vorrebbe Coluccia il confronto naturale nel centrosinistra ad una sorta di neo-centralismo-democratico-leninista-centrista (un bel torcibudella logico) al "non capisco ma mi adeguo" sarebbe fuori dal tempo, e fuori da parecchio altro, a cominciare dalle pratiche del quotidiano piombinese: ad esempio mi pare che Anselmi e Tortolini non parlino la stessa lingua urbanistica dell'Assessore Marson (che a me suona interessantemente gradevole), non per questo Coluccia li bolla d'incoerenza. Ed a Stelio mi verrebbe da chiedere se è d'accordo con Pino circa la fine del governo Prodi, se crede davvero che a minarlo siano stati i ministri in piazza o che piuttosto l'orribile novembre veltrusconiano abbia portato il siluro in camera di lancio, in attesa che quel bolscevico di Clemente Mastella lo facesse partire. E la domanda delle cento pistole, dopo aver letto entrambi gli elaborati è: ma come farete a stare insieme? Montomoli e Coluccia uniti nella lotta (se il secondo, alla parola, non viene colto da un attacco di allergia)? Non datur .. figuriamoci aggiungerci quel vecchio caprone intransigente e radicale di Rossi (sergio)


carta penna calamaio

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