Danilo Alessi, sindaco del Comune di Rio nell’Elba interviene sul documento presentato dai 6 sindaci elbani di centro destra: Se voleva essere un'adunanza dei sindaci di centrodestra, niente da eccepire, ci mancherebbe, liberi di riunirsi dove e quando lo ritengono opportuno. Ma se, invece, il segnale che si voleva dare era quello dell'avvio di una nuova stagione unitaria per fare sistema e dare più forza e credibilità alle esigenze dell'Elba, mi pare che si sia partiti con il piede sbagliato. E' come costruire prima la barca, mettersi ai remi e indicare la rotta, e poi invitare gli altri a salire per andare dove già è stato deciso. L'unità, come la intendo io, è un'altra cosa, è confrontarsi e discutere in modo paritario, mediare su posizioni diverse e definire un progetto su cui insieme battersi per avere ascolto e trovare le soluzioni migliori. Questo era il senso, per esempio, dell'invito che nei giorni scorsi avevo rivolto al sindaco Bosi affinché si facesse promotore di una iniziativa con tutti gli altri sindaci per discutere in Regione della portualità dell'Elba. E credo che in questa direzione vada interpretata anche la riunione dei partiti elbani, promossa dal PD per discutere intorno al comune unico. Si è voluto dare, forse, una discutibile dimostrazione di forza o riaffermare una prevalenza politico-istituzionale del centrodestra a cui affidare il timone di quella che nelle polemiche agostane è stata definita “vertenza Elba”? Bene, se così fosse, vadano pure avanti per conto loro, assumendosi la responsabilità, ovviamente, di un'ulteriore frattura che non credo giovi a nessuno, tanto meno a chi l'ha provocata. E ciò appare evidente anche dalla pochezza del documento che il vertice dei sindaci di centrodestra ha partorito, dove si mischiano banali ovvietà (basti pensare a cosa si dice del metanodotto o della sanità) a tortuose e confuse elucubrazioni in materia di assetti istituzionali, viabilità e trasporti, fiscalità e lavoro. Senza contare l'assoluta assenza di riferimento alle problematiche dell'ambiente e del territorio, del sociale, dell'approvvigionamento idrico e della depurazione, della scuola, della formazione, tanto per citare alcuni dei temi più importanti che interessano l'isola e la qualità della vita dei suoi abitanti. Singolare, inoltre, è che nello stesso giorno in cui i sindaci si riunivano per parlare di azioni unitarie, il sindaco Papi, presente alla riunione, lanciava un ultimatum sulla chiusura della discarica del Buraccio a danno di tutti gli altri sindaci elbani, compresi quelli del centrodestra. Stranezze, ma non troppo, di un comportamento al limite della schizofrenia politica e istituzionale su cui, credo, occorre riflettere. E' evidente, a questo punto, che l'appello finale ai sindaci di Portoferraio e Rio nell'Elba, affinché “non facciano mancare la loro disponibilità ad una rappresentazione unitaria della vertenza”, trasuda una malcelata supponenza e una strumentalizzazione difficili da accettare. Spero, tuttavia, che possa essersi trattato di un involontario incidente di percorso, a cui, mi auguro, i sei sindaci vogliano in qualche modo rimediare. Azzerando, per esempio, quella specie di lista della spesa, che hanno chiamato documento, e ripartire, tutti insieme, per discutere seriamente sulle cose da fare e per creare le condizioni di un nuovo rinascimento dell'Elba. Per quanto mi riguarda, aspetto notizie, magari da Bosi o da chi si è fatto carico di convocare la prima riunione. Nel frattempo il lavoro continua, per il comune unico, per esempio, dove ormai il treno è partito e siamo già in tanti, di tutti i colori, a farlo viaggiare.
elba mangiata