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A sinistra c'è chi medita di entrare del PD (alla ricerca della quercia perduta)

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : sabato, 25 settembre 2010

L’Italia vive una vera e propria emergenza democratica. La crisi del centro destra non è né contingente né personalistica. E’ una crisi strutturale. Il progressivo scivolare verso l’esigenza berlusconiana di una democrazia autoritaria ha aperto nel centro destra contraddizioni sollecitando una parte di essa a lavorare per una destra di tipo europeo, sostanzialmente rispettosa delle regole democratiche e della legalità, così che anche l’Italia diventi un normale Paese dell’Europa. Al di la delle toppe che potranno provvisoriamente essere cucite, o di eventuali governi di transizione per fare poche cose in tempi stretti, la possibilità di elezioni più o meno anticipate è evidente a tutti. La posta in gioco non sarebbe solo un nuovo governo, ma un processo di ripristino politico e culturale di democrazia e legalità in quadro europeo. Bisogna imboccare questa strada. Perciò in questo memento si rende indispensabile soprattutto per le forze di sinistra variamente intese e per gli uomini di sinistra diversamente collocati, anche demotivati, una franca riflessione. E’ quello che vogliamo cercare di proporre noi, un gruppo di militanti ed elettori di sinistra, nella speranza che ciò possa sollevare interesse e suscitare adesioni. Le vicende del PD, lo stillicidio dei suoi abbandoni anche da chi aveva caldamente sostenuto la sua nascita, le incertezze a perseguire una forte opposizione di governo sottraendosi a demagogia e populismo, l’insufficienza dei suoi risultati elettorali, confermano la giustezza della lunga battaglia sostenuta per impedire lo scioglimento dei DS e rilanciarne una funzione rinnovata, non inquinata da una cultura neoliberista. D’altra parte il tentativo compiuto per costruire un soggetto di sinistra a due cifre, capace di interloquire e condizionare positivamente il PD e un nuovo centro sinistra è chiaramente fallito. Le ripetute prove avute a disposizione, hanno tutte dato risultati gravemente insufficienti. Con la massima sincerità affermiamo di non nutrire alcuna fiducia nella nascita di un ennesimo partitino di sinistra. Ci appare come la reiterazione di un errore antico quanto la sinistra stessa. Un avvitamento su se stesso del fallimento. Almeno così è stato fin’ora. Anche l’autosufficienza del PD è stata un fallimento che ha aperto una battaglia interna ed una correzione di rotta. Cosa fare? Se si escludono l’opzione del ritiro a vita privata o dell’esaltarci della totale libertà di pensiero magari dentro liste civiche locali che non incidono minimamente nella situazione nazionale, potremmo avventurarci nella riflessione più difficile e sofferta: esistono le condizioni minime per aderire al Pd, oggi, non ieri, principale partito di opposizione, contenitore di tanta parte della storia, della cultura, della gente che hanno innervato a lungo la nostra esistenza, contribuendo alla discussione e alla sua vita interna? E’ una domanda che poniamo a noi stessi ma anche al PD ai suoi vari livelli organizzativi e decisionali mentre si appresta alla fase congressuale di questo autunno, e che, in estrema sintesi, si può riassumere in quattro questioni fondamentali: 1) La rinuncia esplicita all’autosufficienza e la decisione convinta che è essenziale rilanciare un centro sinistra rinnovato, omogeneo, di governo, intenzionato, cioè, a sopportare il peso del rilancio del Paese sulle spalle parlando chiaro alla gente per indicare la prospettiva di cambiamento e le scelte programmatiche immediate e di medio periodo per raggiungerla. La lettera di Bersani a Repubblica sulla necessità di un nuovo ulivo è di sicuro interesse. 2) La critica senza se e senza ma verso le suggestioni liberiste, per affermare una funzione dello Stato non subalterna alla spontaneità del mercato e delle lobby finanziarie, per combattere la depredazione del lavoro e delle risorse naturali, per affermare la priorità di un lavoro fatto di diritti, qualità, retribuzioni adeguate, e di scelte per una progressiva riconversione ecologica dell’economia. 3) La convinzione esplicita di non considerarsi un partito compiuto, ma un cantiere aperto volto a perseguire i processi possibili di ricomposizione degli individui e delle forze di sinistra e progressiste, laiche e cattoliche, diffuse, spesso marginalizzate o disperse; un cantiere aperto come strumento di ulteriore rinnovamento e adeguamento di se stesso ai compiti che ci sono posti dal Paese. 4) Il rifiuto di un partito inteso come gruppi elettorali dormienti che si scuotono quando ci sono elezioni primarie, o politiche o amministrative, e la riconferma di una idea di partito -per quanto complesso ciò possa essere nell’Italia contemporanea- che sprona a fare il possibile e l’impossibile per cercare di radicarsi sempre più, o nuovamente, nei territori e nei luoghi di lavoro e di formazione della conoscenza. Un gruppo di militanti ed elettori di Sinistra Piombino – Val di Cornia – Isola d’Elba Nivio Barsotti, Gabriele Campinoti, Franco Carmignani, Giorgio Cascione, Daria Cazzuola, Leonardo Cherchi, Walter Cipollini, Danilo Corbo, Livia De Montis, Sergio Fantin, Ernesto Fedi, Walter Gemelli, Andrea Gianfaldoni, Luciano Giannini, Mario Giannullo, Gianfranco Gilardetti (Ringo), Salvatore Insalaco, Raffaele Mezzacapo, Stelio Montomoli, Gianpaolo Nesi, Giovanni Piazza, Franco Ragnini, Romolo Ricci, Enzo Scalabrini, Piero Tagliani. Cari Compagni Pur comprendendo le ragioni del tormento che palesate, la risposta al quesito che ponete "Esistono le condizioni minime per aderire al Pd, oggi, non ieri .. etc" per quanto mi riguarda è un NO secco e duro. La ragione è assai semplice: per quanto ritenga che ci sia tanta gente di sinistra che vota per il PD, ritengo che le azioni e le scelte del PD tanto a livello locale che a livello nazionale siano (e non da ora) assimilabili a quelle di una rispettabilissima forza moderata e centrista. Punto. Consentitemi di non capire affatto il vostro "rientrismo", il tentativo di far correre l'orologio della nostra minima storia alla rovescia, il tentativo di ricreare qualcosa (i DS? ma allora perchè non il PDS o il PCI?) che non esiste più. E poi, entrare nel PD per far cosa? Per assumere il ruolo di minoritari, esautorati, normalizzati grilli parlanti della sinistra interna piddina? Mi viene, cari compagni, in mente uno dei manifesti del Maggio Rosso nel quale si vedeva un De Gaulle fatiscente con in calce la scritta: "Pas de restauractions, la structure c'est pourrie" (nessun restauro la struttura è marcia), è inutile cercare una sinistra all'interno di un partito che ha scientemente distrutto la sua sinistra, cassando perfino il termine "sinistra" non solo dal suo "titolo", ma anche dal suo corrente vocabolario, ed è velleitario (sempre a mio parere) cercare di ricrearla. Intendiamoci compagni, io considero sempre positivo l'impegno politico di chi si prefigge la realizzazione di una società più giusta, più solidale, più attenta ai problemi dell'ambiente; in questo senso pur non condividendo una virgola della vostra strategia leggo con piacere le vostre venticinque firme (tre se non mi sbaglio elbane), consentitemi però di registrare maggiore soddisfazione nell'apprendere che sono già tre volte tanti gli elbani che hanno aderito formalmente a Sinistra Ecologia e Libertà, una formazione nata da neppure un anno e che (sempre all'Elba) nelle ultime consultazioni elettorali alle "due cifre percentuali" ci è andata molto vicina, mancando il consiglio regionale solo in virtù di quella porcheria veltroniana che è la legge elettorale toscana, seconda solo al porcellum di Calderoli per assurdità. Ovvio che, personalmente, non mi basti, che consideri SEL, i cantieri che qui ha attivato e le fabbriche di Niki che stanno sorgendo sul territorio anazionale, come un momento di un nuovo processo unitario della sinistra, verso un nuovo "arcobaleno" mi verrebbe da dire, costruito però stavolta alla rovescia del primo: non partendo dalle sigle e dalle personalità dei (supposti) vertici, ma dalla unità della gente comune e dall'unità dei suoi bisogni, parlando di scuola, trasporti, sanità etc. sempre meno in quei clubbini a conduzione familiare che sono diventati i vecchi partiti, sempre più con i cittadini, schierati o meno. Voi, cari compagni tornando a bussare alle porte chiuse (alla concezione di sinistra) del PD e tentando di rientrare dalla finestra in una casa dalla quale siete usciti (a testa alta) dalla porta, non mi avete convinto, per niente.


quercia

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