Documento del Comitato Elba Sanità ai Consigli Comunali Elbani aperti, alla presenza dell’Assessore regionale alla Sanità Dott.ssa Daniela Scaramuccia e della Direttrice Generale Azienda Usl6 Dott.ssa Monica Calamai Il Comitato Elba Sanità si è costituito come libera Associazione di cittadini i quali volontariamente si sono organizzati per sollecitare le Istituzioni locali, regionali e nazionali a valutare e risolvere le innumerevoli problematiche ancora irrisolte relative alla organizzazione complessiva della Sanità elbana nonché per vagliare, alla luce dell’esperienza diretta sia dell’utenza che degli operatori, le diverse direttive del Governo regionale della sanità e della Direzione aziendale Usl6 nella recente riorganizzazione delle strutture ospedaliere e territoriali all’ Isola d’Elba. E’ assolutamente vero che una moderna organizzazione sanitaria debba consistere in una rete composita di dipartimenti, strutture ospedaliere e territoriali sia di medicina generale che specialistica, variegatamene collocati nel circuito aziendale, regionale o nazionale ed è altrettanto vero che la quantità di interventi soprattutto specialistici in un arco temporale definito sia la principale discriminate per ottenere l’eccellenza, ma è altrettanto necessario che la qualità delle prestazioni standard e di routine debbano essere sempre e comunque garantite soprattutto in quei territori estremamente disagiati e articolati come il nostro con esigenze logistiche e temporali del tutto peculiari. Questa moderna pianificazione nel governo della sanità esige come conseguenza una necessaria accentuata mobilità da parte dell’utenza. Riteniamo, però, che una simile condizione debba comportare sia un drastico accorciamento temporale delle nostre liste di attesa per esami e terapie accompagnato anche da facilitazioni economiche nelle tariffe e nei trasporti, sia anche una altrettanta mobilità da parte del personale medico ed infermieristico; se ciò non fosse sarebbe un vincolo che sacrifica a senso unico solo i nostri cittadini; purtroppo oggi ciò si sta ancora verificando. Se dunque è indispensabile garantire la qualità e questa si ottiene con una quantità rilevante di interventi non pienamente realizzabile all’Elba, l’osmosi del personale fra le diverse realtà della rete diventa imprescindibile. E’ inevitabile che un Governo efficiente della sanità debba trovare gli strumenti più adatti perché ciò si realizzi e non si verifichi nelle nostre strutture sia ospedaliere che territoriali quella endemica mancanza di personale che ormai ci affligge da anni e che costringe il personale ad un super lavoro a volte anche a discapito della sua qualità. Si afferma che sia difficile reperire personale disposto a lavorare all’Elba, allora a volte ci domandiamo se gli operatori siano liberi professionisti che prestano servizio alle usl, oppure dipendenti che debbano seguire, nei limiti contrattuali, le direttive aziendali. Se così non accadesse la penuria di personale apparirebbe solo come una mera ed inaccettabile operazione di risparmio economico. Noi possiamo solo suggerire alcune ipotesi di lavoro: per i giovani medici ed infermieri moltiplicare le occasione di crescita professionale con corsi di perfezionamento più accessibili economicamente, stage periodici in strutture di eccellenza, la possibilità di ottenere abitazioni in loco a costi accessibili, una logistica tecnica più dignitosa, graduatorie dedicate all’Elba nell’ambito dei concorsi nazionali; per i medici o primari con esperienza già acquisita la possibilità di rinnovarla con permanenze periodiche in strutture continentali più ampie e importanti. Raccomandiamo anche una maggiore promozione e informazione presso i nostri giovani diplomandi sulla possibilità di intraprendere le professione sanitarie che sono difficili, ma anche ricche di soddisfazioni personali accompagnandoli in questa scelta con una maggiore accessibilità ai corsi universitari e con una più rapida possibilità di accedere all’esperienza diretta. Concordiamo pienamente con l’affermazione che oggi la Sanità non può più essere, per diversi motivi, ospedalocentrica, ma che debba sviluppare la sua operatività in ambito ambulatoriale e diffusamente nel territorio. Il nostro ospedale come altri deve dunque concentrare la sua attività sulle patologie acute, evitando tutti quei ricoveri impropri che ne appesantirebbero sia i costi che l’efficienza. Proprio in quest’ottica rileviamo però alcune criticità e perplessità che abbiamo più volte evidenziato in alcuni nostri articoli pubblicati sulla stampa. In ambito ospedaliero per acuti prima fra tutte, proprio per la nostra condizione insulare, segnaliamo la mancanza ancora di una struttura di emergenza urgenza che possa sopperire, nei casi gravi o di pericolo di vita, di notte o in caso di condizioni meteo marine avverse, al mancato trasporto via elisoccorso o via nave in strutture continentali dotate di veri e propri reparti di rianimazione. Incredibilmente ci dicono che un apparecchio per la stabilizzazione dei pazienti gravi giace inutilizzato in un corridoio dell’ospedale non ancora collaudato per mancanza di personale. Si è annunciato nello stesso sito dell’usl6 che se nella terapia dell’ictus che comporta diverse competenze non si interviene entro tre ore, il rischio di paralisi è certo; si è anche annunciato il rafforzamento del servizio cardiologico a Livorno riconoscendo l’utilità di un immediato intervento. Dunque un nostro cittadino colpito da tali patologie se non può essere trasportato in tempo utile al di là del mare è condannato alla morte o all’infermità a vita solo perchè vive per nascita o per scelta su un isola. La ristrutturazione e l’innovazione dei reparti se in alcuni casi è giustificabile dal punto di vista della razionalizzazione e gestione economica delle risorse, in altri riteniamo che non lo sia. Non è giustificabile, ad esempio, la riduzione seppure contenuta dei posti letto nel reparto di medicina generale dove si verifica a volte un sovraffollamento con ricoveri non propri per quel reparto e una vicinanza inammissibile di pazienti con patologie di diversa gravità che crea un pesantissimo disagio. In questo caso viceversa i posti letto dovrebbero essere aumentati. L’accorpamento in un unico corridoio del reparto di chirurgia con quello di ortopedia può creare maggiori pericoli di infezione soprattutto per gli operati agli arti, anche se isolati immediatamente dopo l’operazione, se non ci sia almeno una netta divisione nell’accesso al corridoio e nelle camere di degenza. Il progetto di unificare in un'unica area materno infantile i reparti di pediatria, ostetricia, ginecologia se rispetta senza dubbio un criterio di omogeneità di prestazioni, potrebbe risultare lesivo all’integrità psico fisica dei bambini ricoverati in pediatria qualora non ci sia una netta divisione fisica , visiva e sonora con le partorienti e con i loro inevitabili lamenti. Peraltro all’Elba ancora non vengono applicati protocolli terapeutici per il parto indolore. La progettata calendarizzazione delle donazioni presso il reparto trasfusionale, la così detta Agen-Dona, se comprensibile in strutture di dimensione rilevante potrebbe creare delle carenze in termini di provvista di sangue per l’isola, considerando le sue ben note difficoltà di rapido approvvigionamento, a causa di un possibile minore afflusso di donatori costretti ad appuntamenti predefiniti. Per questo suggeriamo, anche per un maggiore risparmio di risorse, una collaborazione funzionale fra il reparto trasfusionale e quello di analisi. Il nostro Pronto Soccorso è del tutto insufficiente per dimensione e strutture, per cui ci aspettiamo che il progetto del suo ampliamento e riqualificazione sia realizzata in tempi ragionevolmente brevi. Esprimiamo anche forti dubbi sulla fattibilità e convenienza economica di costruire la piattaforma per l’atterraggio dell’elicottero del 118 su tetto dell’ospedale; forse sarebbe stato più opportuno economicamente e per ragioni di sicurezza completare e rendere più sicura la piattaforma già costruita presso il campo sportivo. Per quel che riguarda i servizi ambulatoriali abbiamo rilevato su segnalazione dell’utenza alcune gravi inefficienze soprattutto nelle visite otorilaringoiatriche, citiamo la risposta data ad una cittadina che pur fornita di regolare appuntamento mattutino ha appreso che l’otorino non poteva più visitare perché doveva prendere il traghetto, l’episodio è stato riferito anche dalla stampa nazionale; segnaliamo anche la mancanza di un laringoscopio a fibre ottiche comunemente usato in altri ospedali. Nel servizio ambulatoriale cardiologico abbiamo rilevato l’esistenza di un numero insufficiente di apparecchi Holter che costringono l’utenza a lunghe attese, particolarmente insostenibili nel caso di patologie cardiovascolari in corso, nonché la mancanza di personale specializzato che obbliga spesso quello esistente a turni massacranti. Operazioni di routine come l’eliminazione della cataratta non possono ancora essere effettuate per i consueti motivi tecnici, come sembra che le protesi d’anca non vengano più acquistate, ciò potrebbe privare il nostro nosocomio della possibilità di effettuare in loco operazioni standard come quella della sostituzione di quell’ arto. In una moderna organizzazione sanitaria non ospedalocentrica, come enunciato anche in importanti documenti nazionali, regionali ed aziendali, altre due strutture sono fondamentali, l’ospedale di comunità e i distretti socio sanitari. L’ospedale di comunità, secondo noi, non è solo il luogo geografico dove si effettuano le lunghe degenze o i necessari ricoveri di pazienti cronici ed oncologici, il così detto Hospice, ma è soprattutto un sistema in cui vengano maggiormente coinvolti i medici di medicina generale( i medici di famiglia) recuperando in pieno la loro professionalità, in cui con il sussidio dei distretti, vengano assistite capillarmente le famiglie che si accollano l’onere di assistere il malato cronico, quello affetto da patologie tumorali o il malato terminale, un sistema in cui si possano somministrare in modo rapido ed efficacie tutte le cure palliative necessarie, in cui siano distribuite territorialmente ed in maniera capillare le cure fisioterapiche e riabilitative a favore dei disabili permanenti o temporanei. Notiamo che per queste prestazioni è senza dubbio più carente il nostro estremo versante occidentale. I distretti socio sanitari devono essere luoghi di accoglienza dignitosi e diventare centri di medicina preventiva, per terapie intensive, di sostegno al disagio psico- fisico dei malati, per attività di prelievo, sia anche centri di prenotazione delocalizzati. All’Elba purtroppo tutto questo è ancora un progetto enunciato sulla carta e non ancora realizzato. In tale contesto segnaliamo il malessere di molti medici che prestano servizio di guardia medica; spesso i luoghi dove attendono le chiamate sono indegni, il loro numero risulta essere troppo esiguo sia per le caratteristiche orografiche che per le dimensioni del territorio elbano, nonché per il numero elevato di chiamate, soprattutto nella stagione estiva; ciò si ripercuote inevitabilmente sull’efficienza del servizio, avvilendo la loro dedizione e minando in definitiva la fiducia degli utenti. In ultimo vogliamo accennare ad alcune problematiche relative ai punti di emergenza territoriale, ed ad alcune inefficienze del servizio 118. I punti di emergenza territoriale sono collocati durante la stagione invernale in h12 solo a Portoferraio, durante la stagione estiva in h12 a Marina di Campo e Porto Azzurro in h24 a Portoferraio. Riteniamo, per la già citata conformazione territoriale ed orografica dell’isola e per numero di abitanti residenti od ospiti nelle zone periferiche, che una tale distribuzione per collocazione e durata di esercizio sia del tutto insufficiente. Auspichiamo che nel nostro Capoluogo il P.E.T. sia attivo di giorno e di notte sia d’inverno che d’estate; a Campo e Porto Azzurro quanto meno di giorno per tutto l’anno e che ne sia aperto un altro nell’estremo versante occidentale, a Marciana o Marciana Marina giusto per su citate condizioni logistiche. Il Servizio del 118 viene svolto dalle Associazioni di Volontariato, come ci è stato segnalato, a volte si sono verificate difficoltà di comunicazione o indicazioni del luogo di destinazione alquanto approssimative che possono ritardare le operazioni di trasporto a danno della persona soccorsa. Sarebbe sufficiente, per lo meno d’estate, attivare una centrale operativa, con operatori che conoscono bene il nostro territorio e che siano autorizzati a segnalare ai soccorritori i numeri telefonici dei privati. I rendez-vous fra le ambulanze, quando è necessario un medico a bordo, vengono effettuate per motivi pratici sempre negli stessi luoghi; suggeriamo, per salvaguardare l’incolumità già fragile della persona soccorsa nelle operazioni di trasbordo, soprattutto d’inverno, l’istallazione nelle piazzole di pensiline protettive. Durante la stagione turistica si sono verificati dei casi in cui è stato estremamente difficile per i volontari raggiungere alcune abitazioni e trasportare a piedi la persona soccorsa in luoghi alquanto impervi, se fosse stato disponibile un mezzo marittimo anche con medico a bordo se necessario, l’operazione sarebbe stata sicuramente più semplice, rapida e sicura. Ci auguriamo inoltre che almeno una Associazione di Volontariato dell’estremo versante occidentale sia dotata di un medico a bordo dell’ ambulanza; strade tortuose, strette e con elevato traffico in estate non consentono infatti di effettuare il rendez-vous con l’ambulanza medica nei venti minuti canonici ( che in certe circostanze sono anche troppi!) indicati negli standard di sicurezza per il trasporto al Pronto Soccorso. Sarebbe anche opportuno, eventualmente attraverso convenzioni di acquisto o donazioni volontarie, che tutte le Associazioni possano disporre di un defibrillatore semiautomatico. Ultima, ma sicuramente non la meno importante, è la questione relativa al nostro sacrosanto diritto di ottenere la continuità territoriale per i trasporti urgenti delle ambulanze in continente via traghetto ed ovviamente la loro gratuità. Questo non può essere lasciato all’occasionalità o alla disponibilità del Comandante del mezzo navale di turno nel concedere il passaggio che ancora oggi può essere negato per supposti motivi di sicurezza. Già dalla metà di questo decennio le nostre Amministrazioni locali iniziavano ad esprimere la loro preoccupazione per la condizione della sanità elbana che si andavano progressivamente deteriorando, lanciando un progetto Elba. L’attenzione per questa problematica si palesava, però, a fasi alterne; spesso veniva e viene ancora elencata fra i tanti e pur altrettanto importanti problemi che ci affliggono. Nel 2008, lo stesso Assessore alla Sanità dell’epoca Enrico Rossi denunciava per noi condizioni sicuramente inferiori agli standard regionali, sollecitando ancora le Istituzioni elbane a proporre interventi correttivi. Per chi è in salute i tempi su indicati sono relativamente brevi, per chi è afflitto da malattia e dolore sono tempi da considerare biblici. Purtroppo la maggior parte delle questioni non sono state risolte o sono state definite ed attuate solo in parte e non sempre in maniera condivisibile. Oggi ci domandiamo se esista o meno un Piano Integrato Sanitario elaborato dalla nostra Conferenza dei Sindaci Zonale come prescritto dalla legge regionale 60 del 2008. Fino ad ora non ne abbiamo notizia. Per il Comitato il nostro servizio sanitario è e deve essere il problema dei problemi ed essere posto al centro di continua attenzione e verifica; la salute individuale e collettiva è un diritto assoluto ed inalienabile e misura la civiltà di ogni comunità. Ci auguriamo che l’incontro sia solo il primo di altri per continuare costruttivamente il dialogo e il confronto fra tutti i soggetti coinvolti, affinchè le nostre istanze e quelle delle nostre Amministrazioni comunali siano ascolte, discusse, definite in modo condiviso e poi rapidamente attuate. Buon lavoro a tutti.
sala operatoria ospedale