L’estate ha avuto quest’anno i parchi tra i suoi protagonisti tanto da richiedere anche un intervento del Presidente della Repubblica. Protagonisti in disgrazia soprattutto per i rischi di paralisi dovuti ai tagli pesanti preannunciati specialmente per i parchi nazionali. Alla situazione nazionale che ha confermato ancora una volta quanto poco interessino parchi al governo di Roma si stanno aggiungendo ora vicende regionali non meno scabrose. Intendiamoci i tagli indirettamente riguardavano già anche i parchi regionali per la drastica riduzione dei trasferimenti statali per le regioni. Ma ora alle minori risorse si accompagnano in particolare in alcune regioni i commissariamenti a tappeto e tutta una serie di manovre e intrugli politici che certo non aiutano i parchi già in sofferenza. Dal Piemonte al Lazio alla Campania il cambio dei governi regionali ha aperto una fase allarmante e carica di rischi del tutto ingiustificata se non da manovre che hanno assai poco a vedere con le necessità di un comparto di tutto bisognoso tranne che di nuove manfrine. Si configurà così un quadro nazionale davvero allarmante che conferma incontestabilmente tutti i timori già manifestati da più parti sul futuro dei nostri parchi sia nazionali che regionali. D’altronde anche se da più parti si fa finta di non ricordarlo si erano già autorevolmente avanzate ipotesi di abrogazione dei parchi o di confuse privatizzazioni che non lasciavano evidentemente presagire nulla di buono. E così è stato anche se talune di quelle sconcertanti ipotesi sono state quanto meno accantonate sebbene si continui a viaggiare a fari spenti. E questo è il punto tanto più nel momento in cui si dovrebbe rimettere a regime il nostro assetto istituzionale dando finalmente attuazione al nuovo titolo V della Costituzione fermo al palo dal 2001. E se il Federalismo resta per ora fondamentalmente chiacchera per i parchi è buio pesto salvo ora qualche sortita strampalata della Brambilla sui campo da golf che dovrebbero spalmarsi sulle nostre aree protette ora del ministro Prestigiacomo su Pianosa e altri ‘paradisi’ da riservare ai Briatore di turno. Sorprende e preoccupa insomma che a fronte di questa situazione in continuo, logorante e rapido peggioramento non soltanto il ministero non dia segnali di vita, non ricerchi con le altre istituzioni regionali e locali e i parchi di mettere a punto idee e proposte che riguardino il Santuario dei cetacei come la Convenzione alpina specie dopo il riconoscimento UNESCO delle nostre Dolomiti, le coste cui l’ISPRA ha dedicato un importante studio che conferma una situazione assolutamente grave sappiano mentre le aree protette marine boccheggiano sempre di più. Situazione che stando anche alle cronache riserva casi davvero sconcertanti per cui se qualcuno ricorda il Gennargentu apriti cielo e poi all’Asinara ( un parco nazionale di un solo comune) se un comune chiede di entrarne a far parte si dice no per evitare rischi di ‘contaminazione’! Nel dibattito nazionale di tutto questo nessuno o quasi parla istituzioni e forze politiche incluse. Che siano argomenti da rottamare perché da sbadiglio?
Ramo giallo bosco