Non ho avuto ancora l'occasione di acquistare il libro dell'on.Bosi; probabilmente non avrei avuto comunque il tempo di leggerlo in questi giorni per cui rimando la cosa di qualche settimana. E tuttavia so già che lo leggerò con interesse, poiché ritengo che un libro che vuole proporre un'idea, qualunque essa sia, in questi tempi in cui non si fa altro che discutere del nulla contrapponendosi solo in base al versante della barricata scelto anni prima (quando le idee ancora c'erano) meriti quanto meno attenzione. Intanto però, avendo rilevato, dalle pronte critiche di chi non aspettava altro che l'uscita del libro per soddisfare la propria viscerale esigenza di "critica acritica", che uno dei temi forti della ricetta bosiana è l'incremento demografico, voglio provare ad inserirmi nel dibattito suggerendo uno sviluppo più costruttivo del medesimo. Perché, invece che precipitarsi a prendere parte sugli opposti lati dello schieramento, non si coglie l'occasione per iniziare un confronto costruttivo sul tema di cui sopra? Perché non si ammette che esiste un problema di fuga dall'Isola, che esiste una seria difficoltà per i giovani di immaginarvi, progettarvi e realizzarvi il proprio futuro, che esiste una crisi profonda che non investe solo i servizi pubblici, che esiste un disagio galoppante che non smette mai di dare segnali drammatici che noi prontamente dimentichiamo; e che forse un incremento demografico potrebbe far parte, tra le altre cose, della ricetta per guarire? La differenza tra l'idea di un incremento demografico e quella di una legge ad hoc è che la prima è una soluzione endogena, la seconda è una soluzione esogena. Vanno bene tutt'e due, ma partire hic et nunc ha l'indubbio vantaggio di vederci finalmente protagonisti del nostro futuro, che è proprio quello che sino ad oggi ci è mancato. Invece il voler contrapporre le due soluzioni peraltro vedendo la seconda (la legge sulle isole minori) come unica speranza, non solo sa già di sconfitta, ma soprattutto delinea un'idea di isola passiva, emarginata, assistita, stile "riserva indiana". Raddoppiare, come suggerisce l'on. Bosi, la popolazione residente, non significa solo garantire i numeri per determinati servizi pubblici, ma soprattutto significa intensificare le relazioni sociali ed economiche tra i residenti, garantire un mercato adeguato per le piccole iniziative imprenditoriali che vogliono sopravvivere anche d'inverno, e quant'altro ci può avvicinare ad un grado di civiltà che, sopratutto fuori stagione, scarseggia. Non si tratta di raggiungere i numeri di Malta, o di privare l'Isola della giusta quiete che tutti apprezzano dopo i furori estivi; si tratta solo di tornare a far diventare l'Elba un posto dove si può concretamente sperare di comprarsi una casa, di metter su famiglia, di mandare i figli ad una scuola decente, di curarsi ad un ospadale funzionante, ma anche di trovare qualche negozio aperto tutto l'anno, di andare ogni tanto al cinema o a teatro, o a sentire un bel concerto che non sia per forza di musicisti russi, ecc... e tutto questo continuando a poter fare lunghe passeggiate sulle montagne, calare le lenze sul porto, cogliere funghi e castagne, ecc... E questo non è un film in 3D su un futuro fantascientifico ma è l'8 mm dell'Isola d'Elba di solo una trentina d'anni fa...quando ero bimbo e a Portoferraio c'erano due cinema aperti tutto l'anno, l'estate ogni tanto suonava qualche "big", in calata le barche ormaggiavano gratis su due o tre file, a carnevale c'erano i carri, sul Riondo di fronte alle baracche si calavano i retini per i gamberi, e tanto altro... ...oggi mentre in onore del dio denaro si sta dando l'ultimo colpo di spugna al golfo più bello del mondo per far posto ad un water (front???), c'è chi preferisce dedicarsi alle schermaglie politiche in punta di fioretto, invocando leggi speciali sui servizi pubblici forse dimenticando (?) la propria posizione "neo" liberista su quello che è il servizio più essenziale per gli abitanti di un'Isola: il traghetto. Io non ci capisco davvero più niente!
Elba foto satellite ingrandita