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Controcopertina: Il Distretto di Qualità e Lavoro dell'Elba - di Roberto Peria

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : mercoledì, 01 settembre 2010

Liquidare, come ha fatto il collega di Marciana Marina, o il capogruppo Marini la posizione mia e di Alessi sul modello di sviluppo come una sorta di asservimento politico alla Regione, è una sciocchezza, che non rende merito prima di tutto a chi la dice. Basterebbe leggere il mio programma di mandato per capire che un modello che punta al raddoppio dei residenti, alle seconde case, allo sviluppo edilizio incontrollato, al mito del casinò è il contrario esatto delle proposte programmatiche sulla base delle quali i cittadini di Portoferraio mi hanno mandato a governare. Non solo: vi sembra che in un momento di grande crisi, in cui cittadini ed imprese ci chiedono concretezza, ci si possa avvitare in un dibattito su ipotetici raddoppi della popolazione, su improbabili case da gioco e su fantomatici porti franchi? Domando: è troppo di sinistra per chi regge oggi il destino della maggioranza delle istituzioni elbane, parlare di LAVORO, quello vero, quello che non c’è, quello che è sempre più precario. Lavoro per i giovani, lavoro nell’artigianato, nel turismo, nel commercio, lavoro per le donne, lavoro per l’integrazione sociale dei migranti, lavoro contro il precariato e contro il declino economico? Pensate che un ragionamento ed un progetto vero sul lavoro, soprattutto su quello dei giovani, possa strutturarsi intorno alle seconde case, proprio mentre la bolla immobiliare e speculativa sta scoppiando in tutto il mondo? E chi glielo dice ai nostri giovani che l’idea meravigliosa per il loro futuro è di farli diventare tutti croupiers? Gli otto punti sono, al contrario, anche un progetto per il lavoro e per i giovani: sostenere i bisogni veri di prima casa dei residenti, soprattutto con alloggi sociali, vuol dire aiutare le giovani famiglie a non dover scappare dall’Elba; bloccare la proliferazione di seconde e terze case, vuol dire limitare l’economia del sommerso e sostenere le imprese e gli occupati nel turismo. Riqualificare gli alberghi con nuovi servizi, con le piscine riscaldate, la talssoterapia e le sale congressi, vuol dire allungare la stagionalità e quindi eliminare progressivamente l’assistenzialismo perdente delle indennità di disoccupazione. Lanciare con forza il solare termico e fotovoltaico per i nuovi insediamenti o per gli ampliamenti e la bioarchitettura, vuol dire creare nuove professionalità e nuove imprese artigiane. Su questo aspetto mi sento di dire che trovo importante e positivo che il collega Bosi chieda di realizzare un grande impianto fotovoltaico nelle ex aree minerarie, l’unica area elbana dove è pensabile di realizzare un simile impianto. A sostegno del lavoro, oltre che dell’ambiente, è anche il riuso dell’enorme patrimonio edilizio esistente e degradato ed un progetto elbano per la riqualificazione delle infrastrutture e dei servizi pubblici, oggi troppo carenti. Lavoro qualificato lo porta anche una piattaforma logistica comprensoriale, che non farebbe, tra l’altro, viaggiare sulle nostre strade tir vuoti, ma piccoli mezzi pieni. La creazione di un sistema della nautica di qualità, fatto di cantieristica sostenibile, di progetti di porti turistici a basso impatto ambientale e di un sistema di campi boe ecosostenibili a difesa delle calette più belle sono poi una delle più importanti occasioni che abbiamo di riqualificare l’offerta turistica ed allo stesso tempo sostenere nuovi posti di lavoro (penso ad esempio alle cooperative sociali ed ancora una volta ai giovani). L’ambiente è oggi, nei paesi più avanzati, la maggiore occasione di sviluppo solido, di qualità, rispettoso dell’identità locale e quindi utile e duraturo; al di fuori di un modello simile ci sono le economie di carta, i boom effimeri, i tracolli improvvisi. Persino la Cina cerca di tornare indietro rispetto al suo modello di sviluppo folle. Agli otto punti, poi, ne aggiungerei un nono: un Parco “agricolo”. Noi dobbiamo recuperare un’identità agricola, su questo territorio. Per i giovani, che possono avere nuovi sbocchi, per avere prodotti tipici ed a km. zero, importanti per l’offerta turistica e persino per la qualità del paesaggio. Il Parco può essere, insieme ai comuni, il motore di questo sviluppo e di questo modello. Un Parco “agricolo” sarebbe anche un modo per rilanciare il ruolo stesso del Parco su questa isola, per renderlo vicino alla gente, alla storia ed alle tradizioni di questa terra. Perché ciò accada, però, bisogna che i Comuni concludano finalmente l’elaborazione del piano di sviluppo economico e sociale. Al Presidente della Comunità del Parco Barbetti chiedo di essere messo in condizione di esercitare il mio diritto-dovere di discutere del Parco e del piano di sviluppo e quindi ribadisco l’assoluta necessità che la Comunità si riunisca al più presto, dopo un anno di vuoto operativo e faccia un calendario dei suoi prossimi lavori. Il futuro è questo: ambiente, agricoltura, turismo di qualità, infrastrutture, nautica, servizi, sperimentazione. Su questi temi sarebbe importante costruire uno “statuto” sociale ed economico per la nascita di un “distretto di qualità dell’Elba”, un programma condiviso su cui attirare progetti, un manifesto dell’Elba del futuro, che diventi anche accordo strategico con lo Stato, la Regione, la Provincia. Un simile modello, peraltro, a livello istituzionale, ha bisogno del Comune Unico per funzionare al meglio. Anch’io penso che su questo tema al più presto debba costituirsi un comitato promotore. Senza un progetto di sviluppo autosostenibile, però, l’ingegneria istituzionale va poco lontano. Rubo una frase al Alberto Magnaghi: il territorio non è un asino, che la colata lavica della crescita sconclusionata può sovraccaricare all’infinito: il territorio è un’opera d’arte, la più alta e la più corale che l’umanità abbia espresso. E questa opera d’arte, se messa al centro del modello di sviluppo, ci consegna economia di qualità, futuro e persino democrazia.


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