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Legambiente: Diciamoci la verità sul libriccino di Bosi e dintorni

Scritto da : Sergio Rossi
Pubblicato in data : lunedì, 30 agosto 2010

Diciamoci la verità, se si toglie il manipolo di cortigiani e adulatori politicamente interessati, il giudizio sul libriccino dell’ex sottosegretario del Governo Berlusconi ed attuale onorevole Udc e Sindaco di Rio Marina non può che essere che uno: è un'imbarazzante teoria scritta con una penna di cemento armato intinta in un calamaio di calcestruzzo. Infatti, paradossalmente il "pamphlet" di Bosi dà ragione, riga per riga e teoria per teoria, a quanto scritto su un altro recente libretto dal presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, Mario Tozzi, sulle recondite (mica tanto) voglie cementificatorie e sviluppiste di un bel pezzo di cosiddetta classe dirigente elbana, che vorrebbe portare alle estreme conseguenze le operazioni di sfiguramento e mutazione genetica della nostra isola, già in stato avanzato. Infatti, proprio come l’industria degli Organismi geneticamente modificati o quella nucleare, la teoria bosiana dell’Unificazione cementizia elbana si basa su una serie di strampalati vittimismi per coprire le proprie pecche: la Regione ci impedisce di fare quello che vogliamo; la lobby ambientalista (Legambiente) non ci fa costruire; la sinistra (quale, dove?!) cattiva e colonizzatrice ci ha messo vincoli che ci impediscono di crescere. Lasciando perdere il fresco arruolamento dell’imbarazzante sindaco di Marciana Marina nel fronte anti-regionale, dopo che per anni ha vantato contatti diretti con assessori toscani, amicizie con funzionari e sciorinato finanziamenti “privilegiati” fiorentini, e l’ancora più imbarazzante “opposizione” piaggese che subisce supina ogni bizzarria bosiana, fino a sconfessare leggi e politiche dei suoi stessi partiti, mettendo da parte il richiamo all’unità dell’Elba fatto da chi non ha aderito all’Unione dei Comuni provocandone il fallimento e da chi diserta tutti i tavoli comprensoriali (compresa l’inconcludente Comunità del Parco), veniamo alle cose serie, perché quel che dice e scrive Bosi è nella sua inadeguatezza ed obsolescenza teorica molto preoccupante, perché dimostra l’incapacità dell’Elba ad esprimere un progetto innovativo di futuro, di uscire in avanti da questa crisi in cui l’ha gettata questa classe politica ormai senza veri partiti, ideali, idee e prospettive. La teoria di Bosi è riassumibile in poche ma ben confuse cose, ripetute dai suoi corifei che solo qualche settimana fa si erano adirati e offesi perché Tozzi aveva scritto che volevano farle: si è costruito troppo poco; bisogna portare la popolazione dell’Elba a 50 mila abitanti; ci vuole una vertenza dell’Elba contro la Regione Toscana che ci impedisce di svilupparci non fornendoci infrastrutture e servizi perché è succube dei talebani ambientalisti. La proposta più assurda e strampalata è sicuramente quella di portare la popolazione elbana a 50 mila abitanti cioè più del doppio della reale popolazione dell’Elba, al netto delle residenze di comodo che tanto fruttano alle urne elettorali dei sindaci e poco alle casse dei Comuni. Qui siamo davvero al comico: sembrerebbe che in tutti questi anni ci sia stato qualcuno a Piombino (probabilmente un supereroe comunista, tipo Colossus, o ambientalista… diciamo Lanterna Verde) che abbia impedito con i superpoteri ai cittadini italiani di prendere la cittadinanza elbana, di stabilirsi all’Elba. Naturalmente si tratta di una vera e propria fesseria politica, un terzo dei residenti elbani (compreso Bosi) non sono nati all’Elba. Quest’isola si è spopolata dei suoi abitanti e popolata di quelli che una volta chiamavamo i “forestieri”, che spesso gestiscono la gran parte dell’economia (e buona parte della politica) di diversi comuni. Intanto stiamo perdendo la nostra classe dirigente (basta guardare l’evidente e costante calo di qualità dei Consigli Comunali) perché quella del futuro, i giovani che studiano e si formano, non ha altra possibilità che restare in Continente o andare all’estero. Bosi dovrebbe saperlo bene, perché la sua fortuna politica elbana dipende proprio da questo, dal crollo della classe dirigente della (ex) sinistra e del suo modello sviluppista incarnato nel “Villaggio Paese” e nei fallimentari villaggi turistici. In democrazia un’isola, o un qualsiasi territorio, non si ripopolano sulla base di una strampalata teoria di ingegneria demografico-migratoria, i flussi delle popolazioni avvengono per ragioni economiche: si chiama urbanizzazione, ma non riguarda isole e campagne, sono le città (dove da quest’anno vive più della metà del genere umano e dove entro il 2050 vivrà il 70%) ad attirare e che attireranno sempre di più lavori, lavoratori, studenti, imprese e scuole, non le case a carissimo prezzo dell’Elba. Non si capisce quali nuove attività economiche (e sostenute da cosa) sarebbero in grado di far raddoppiare miracolosamente una popolazione elbana che è stabile e in lieve calo dal 1971, cioè da quando l’Elba ha avuto il suo boom turistico ed edilizio ed è diventata il territorio teoricamente più ricco dell’intera Toscana. Le popolazioni delle isole le determina la storia, i paragoni con Malta o Madeira sono parte della miope visione localistica della politica elbana che il fiorentino Bosi interpreta così bene. Forse potremmo, per un terremoto improvviso della storia e della geografia, avere 60 mila abitanti come Ischia (il cui modello turistico è entrato in crisi ben prima del nostro), ma chi è disposto davvero a pagare il prezzo ambientale, economico, sociale e di perdita di bellezza e originalità che questo ha comportato e il cui costo insostenibile vediamo ogni tanto tragicamente spuntare dagli schermi televisivi? E soprattutto: per quale assurda ragione? Che poi a proporre una massiccia colonizzazione, che ridurrebbe gli elbani “autoctoni” ad infima minoranza, sia chi ogni due minuti grida alla colonizzazione dell’Elba è veramente comico. E’ una dimostrazione di provincialismo imbarazzante da parte dei cantori di un liberismo globalizzato che però sta andando da tutt’altra parte, anche per quanto riguarda l’urbanistica, come insegnano governi di centro-destra come quello francese e britannico che puntano a recuperare l’esistente e non a costruire nuove inutili case disabitate per la rendita e la speculazione, per non parlare dell’Olanda e dei Paesi scandinavi, dove le teorie di Bosi sarebbero come una bestemmia in chiesa, o della Svizzera, il Paese più ricco d’Europa, il secondo al mondo per benessere (dopo la Finlandia), la patria delle banche e del capitalismo, dove nei Cantoni è proibito vendere terreni agli stranieri e dove la Commissione edilizia controlla le costruzioni già con la ruspa al seguito per buttare giù quelle che in Italia chiamiamo “sanatorie” (all’Elba fino al 2005 più delle licenze regolari) o “varianti in corso d’opera” . Che all’Elba, un’isola già in grado di ospitare in estate 200 mila persone (per lo più in nero, come spiegano i dati dell’Apt) si siano costruite “solo” più di 22 mila seconde case, con proprio Rio Marina in testa alla classifica, è un dato di fatto (anzi un dato Istat 2001). E’ questo modello delle seconde case che è in crisi nera, che sta trascinando l’Elba e la sua economia in una recessione da bolla edilizia-turistica che rischia di essere epocale. La ricetta di Bosi e dei suo ammiratori è questa: siccome il modello del cemento è in crisi, spargiamone ancora di più… il tutto mentre fioriscono come non mai i cartelli vendesi e affittasi (che affittasi e vendesi restano), gli alberghi vengono trasformati dai sindaci dell’Unificazione cementizia elbana in miniappartamenti, chiudono negozi ed esercizi e tutti dicono che il rapporto qualità-prezzo del turismo che offre l’Elba è fuori mercato. L’unica cosa che ci tiene in piedi è l’ambiente. Ma mentre persino uno sfegatato fan della crescita ad ogni costo come Vladimir Putin dice che il turismo tradizionale è in crisi e stanzia un bel pacco di rubli per l’ecoturismo (così come fa in yuan la Cina, diventata prima meta turistica del pianeta), Bosi e soci pensano che i turisti, magari i nuovi ricchi russi e cinesi, si attirino costruendo dell’altro. Bosi e i suoi amici di questa imbarazzante destra elbana (e di un’ancor più imbarazzante e prono pezzo di centro-sinistra) ci spiegano che questo preoccupante rinascimento elbano non è ancora avvenuto perché mancherebbero gli incentivi regionali. Eppure ci sembra di aver visto sorgere Peep con concessioni di residenza annessa di cui a hanno approfittato altri residenti di comodo che, con le facilitazioni teoricamente destinate agli elbani, hanno ingolfato ulteriormente il mercato degli affitti e delle seconde case, eppure nessuno tocca le migliaia di false residenze elbane che quegli incentivi (traghetto, acqua, luce, spazzatura…) sfruttano senza remore, eppure la vituperata Regione Toscana ha approvato Piani Regolatori così ampi che non si è riuscito nemmeno a costruirli tutti e varianti a Prg approvati decenni fa e facilitazioni e scappatoie per Comuni incapaci perfino di approvare i Piani Strutturali. Se gli elbani dovessero fare davvero una vertenza unitaria sarebbero bene che cominciassero dalla loro sgangherata, ipertrofica e dinosauresca classe politico-amministrativa che in questi anni non ha saputo risolvere unitariamente uno dei problemi reali di quest’isola: rifiuti, acqua, depurazione, sanità, scuola, economia, gestione del patrimonio minerario, urbanistica, portualità… In tutti questi casi, spesso entrambi gli schieramenti, trovano un responsabile comune a cui affibbiare le colpe, un comodo capro espiatorio, un puncing-ball che, a questo punto, se non ci fosse probabilmente se lo inventerebbero: il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che con questi problemi, che appartengono totalmente alle amministrazioni comunali e alla loro capacità/incapacità, c’entra come il cavolo a merenda. Invece i comuni elbani hanno attirato commissariamenti come fossero una calamita (e una calamità) di inefficienza comprensoriale e oggi come ieri condiscono il tutto da un vittimismo impressionante che è il segno di un’inadeguatezza sempre più imbarazzante: secondo questi dinosauri del cemento l’Elba sarebbe vittima dell’integralismo ambientalista. Certo, abituato a non avere opposizione, Bosi soffre il fatto che qualcuno riesca a metterlo in difficoltà con leggi e regolamenti… Ma in questo non c’è nulla di integralista, c’è solo il richiamo alle regole che anche i nostri sindaci hanno giurato di rispettare e che in una democrazia occidentale avanzata devono valere dappertutto e per tutti i cittadini, anche a Rio Marina e all’Elba. Capiamo che per la classe politica elbana da pensiero-quasi-unico sia imbarazzante e fastidioso avere un gruppo di cittadini che non mollano, spulciano Piani Strutturali e Regolamenti Urbanistici e non si fanno prendere in giro da favolistiche teorie di sviluppo per l’Elba che in realtà si tradurrebbero in una occupazione da parte di continentali armati di betoniere sferraglianti, ma noi di Legambiente restiamo convinti che le norme urbanistiche e ambientali, regionali, nazionali ed europee, valgano sempre, sia per i talebani e i convertiti della colonizzazione del calcestruzzo che per gli integralisti ambientalisti.


convegno 2007 7 tozzi mazzantini

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