Adotta un pipistrello In questi giorni di pienone vacanziero, uno dei tormentoni dell’estate è provocato dal proliferare delle zanzare di ogni razza (se ne contano migliaia!) e di ogni livello di aggressività, particolarmente resistenti a creme, spray e spirali. Il fenomeno è attribuito alla stagione molto umida, a un inverno eccezionalmente nevoso e a una primavera copiosa di piogge. Dove non si è dato ascolto alla campagna “adotta un pipistrello”, gran divoratore dei fastidiosi insetti, i nervi dei perseguitati sono ridotti a pezzi e maledicono ogni sospetto inquinatore. A Poggio, afflitto da nugoli di zanzare senza precedenti e anche di giorno, si dà la colpa ai marinesi che hanno eliminato il problema con una radicale disinfestazione del paese. A detta dei bene informati, le sopravvissute sarebbero emigrate in gran fretta verso i più respirabili 300 metri del borgo fra i castagni, moltiplicandosi a spese dei residenti e dei loro ospiti. Anche se la storia appare strampalata, da queste parti ci credono. Fra amarcord e sogni proibiti Mutazione genetica – Una volta all’alba del turismo elbano, partecipai presso l’Università di Roma a una conferenza botanica sulla grande varietà, e in certe specie sull’unicità e rarità, della flora e della rigogliosa macchia mediterranea dell’isola. Allora, fino agli inizi dell’estate, fioriva il giglio rosso di San Giovanni scendendo persino ad abbellire le rive. Vanto e simbolo della natura appenninica isolana, oggi è praticamente scomparso contribuendo con la sua fine alla mutazione genetica di boschi e di macchie. Fino a non molti anni fa, alla vigilia di Natale, da Portoferraio e dalle più lontane località, gli elbani accorrevano a frotte nei castagneti di Marciana per raccogliere dal sottobosco ramoscelli di pungitopo con la voglia di allietare le case in festa. Allora non esisteva il parco. Oggi che, invece, c’è, il sottobosco è stato fatto terra bruciata dai mufloni, ormai talmente affamati da attaccarsi alle spinose pale dei fichi d’india. Così anche il pungitopo elbano è finito nel libro dei ricordi. ROMANO CANTASTORIE ELBANO Caro Cantastorie La sostanziale debolezza delle mie cognizioni entomologiche mi impediscono di entrare nella pugincomarinesemachia delle zanzare scacciate a monte dalle irrorazioni di Cimabue a valle, comunque te la do buona che a Poggio si respira (in tutti i sensi) un'aria migliore. Confermo che i pipistrelli sono degli efficientissimi zanzaro-killer, devi sapere infatti che in casa mia, dove questi volanti mammiferi in estate entrano accidentalmente almeno con frequenza settimanale (e vengono in molti casi spietatamente abbattuti dalle arpate di Zippamilla, più che una gatta una vera batteria di unghie contraerea), per anni vedere una zanzara è stato un evento. Poi dei misteriosi riccastri che si sono comprati (ultimi di una serie infinita) la villa di fronte a casa mia (costantemente vuota) hanno guarnito l'intero parco di un dispendiosissimo pratino all'inglese, che oltre a dispensarci il quotidiano rompimento fonico di palle del tosaerba manutentivo acceso, ingoia tonnellate di acqua che spero solo non sia di condotta che fatalmente poi ristagna in più di un dove. Da allora neanche i pipistrelli - che pur permangono - ce l'hanno fatta e siamo morsi generosamente anche noi come i fratelli puginchi. Sul fronte delle razzie sottoboschive mi permetto di aggiungere qualche elemento faunistico alla floro-lista degli scomparsi o quasi, quali la lepre elbana (lebbora avrebbero detto i vecchi) e la pernice rossa (elbana anche lei). E' vero allora il Parco non c'era, se ci fosse stato avrebbe dovuto impedire per legge la ecologicamente criminale introduzione dei maiali pelosi da bersaglio (contrabbandati per cinghiali), così come di quella sciagura ambientale isolana che sono i mufloni, specie che andrebbero eradicate fino all'ultimo capo e che sono giunte all'Elba per volontà precise ed individuabili (Cinghiali = Cacciatori e Provincia, Mufloni = Comune di Marciana e defunta Comunità Montana). Un Parco se fosse esistito avrebbe vietato i cosiddetti "ripopolamenti" con i "lanci" di leproni europei e pernici asiatiche, eseguiti al puro fine di favorire sparacchiamenti vari. Ora il Parco c'è, e meno male, così ad esempio a nessuna ipotetica Marchesa Pottaioni Rotoloni Uscio, verrà in mente di introdurre volpi per poi poter organizzare delle esclusive cacce a cavallo per VIP. Il Parco c'è ma è obbligato a bruciare la parte maggiore delle sue risorse per contenere il numero dei nocivi, e deve pure pupparsi le critiche di inerzia da parte di chi ha fatto quei danni. La giustizia non è di questo mondo.
zanzara