Nella proposta di fusione fra il comune di Rio Marina e quello di Rio Elba, il sen. Bosi ritorna sul comune unico dichiarando che non lo ritiene possibile “non già perché questo – come taluni provocatoriamente affermano – sconvolgerebbe gli attuali equilibri politici, ma piuttosto perché l’Elba è un territorio vastissimo (?!), morfologicamente frammentato, con condizioni economiche, culturali e tradizioni molto variegate”. Sugli impedimenti di carattere morfologico con quel che segue, spero che avremo occasione di discuterne più avanti. La cosa che mi interessa rilevare, invece, è la capacità del senatore, ad imitazione ed immagine del Capo, di affermare una cosa oggi per poi smentirla domani, fidando, magari, sulla scarsa memoria dei lettori. Perché se c’è “taluno“ che in questo caso ha fatto delle affermazioni provocatorie, costui è lo stesso senatore Bosi, che si trova così ad essere nella condizione singolare di provocatore di se stesso. Nella dichiarazione rilasciata alla stampa l’8 settembre, infatti, il senatore pistoiese dice testualmente: “Sorprende che un garantista come Mussi si affidi alla via giudiziaria per risolvere questioni politiche epropugni un unico comune isolano, forse con la speranza di ribaltare in questo modo gli attuali equilibri politici….”. Lui, il senatore, ha scritto queste frasi, non altri e non meglio identificati provocatori! D’altronde Bosi non sembra avere le idee molto chiare sul da farsi, tant’è che prima difende gli otto comuni come sono, poi auspica la costituzione di una provincia per tutto l’arcipelago, tace (se non acconsente) su quello straordinario progetto del suo collega forzitaliota Lauro di una provincia di tutte le isole minori, infine approda alla proposta di fusione dei due comuni minerari. Non so se questa sarà l’ultima delle posizioni bosiane, certo è che il problema di una semplificazione istituzionale dell’isola è ormai ineludibile. Un problema sul quale, prima o dopo, dovremo comunque discutere seriamente, evitando, come spesso accade, posizioni strumentali e propagandistiche, finalizzate solo a difendere gli interessi di bottega e i limitati confini degli orticelli di casa.