In un comunicato di questi giorni l’Assessore regionale ai trasporti ci ha raccontato l’ennesima “bufala”, quella della impossibilità da parte della Toremar, in questo periodo di crisi del turismo, di contenere le tariffe, perché altrimenti c’è il “ il rischio ricorsi”; c’è il rischio di un intervento dell’Unione europea per “concorrenza sleale” . Di “bufale” nella vicenda della privatizzazione di Toremar ne abbiamo sentite almeno altre due. La prima ce la regalò il Ministro Matteoli quando sosteneva che la Tirrenia doveva essere privatizzata in blocco. La seconda ce l’hanno rifilata insieme Ministero e Regione quando ci dicevano che l’Unione europea imponeva la privatizzazione al 100%. Abbiamo poi scoperto che si poteva procedere alla privatizzazione separata delle Compagnie regionali e che i servizi di trasporto marittimo locale possono essere affidati anche a Società partecipate da Soggetti pubblici ( Regioni, Enti locali ) o interamente a capitale pubblico come è ora Toremar, in determinate condizioni economiche, sociali e ambientali. Ora ci viene detto che “ il sistema tariffario non è libero né strettamente deciso dalla Regione e deve essere costantemente monitorato per evitare il rischio ricorsi”. Era davvero impossibile per la Toremar ridurre le tariffe, rispetto agli anni passati, applicando, ad esempio, anche nei fine settimana le tariffe ( legittime e da nessuno mai contestate ) di media stagione? E’ vero che la crisi del turismo dipende anche ( e diciamo pure soprattutto ) “dalla capacità di reddito delle famiglie” che è diminuita. Ma proprio per questo sarebbe stato quanto mai giusta una politica tariffaria che tenesse conto della crisi generale del Paese e non solo del nostro. Non è assolutamente accettabile sentirsi dire che per le difficoltà che hanno oggi le famiglie “ i periodi di vacanza sono sempre più ridotti e concentrati” e di conseguenza l’isola non può non soffrire “ una condizione di svantaggio oggettiva”. L’attenzione che da anni l’Europa ha per le aree insulari, per le loro sofferenze sia economiche che sociali, affermando la necessità di garantire ovunque il principio della continuità territoriale, dovrebbe “ispirare” ben diverse considerazioni e conclusioni. Se ci sono territori che si trovano in condizioni di svantaggio bisogna fare in modo di superarle o quanto meno ridurle, prima di tutto applicando un sistema tariffario che sia coerente con il principio della continuità territoriale. E tale coerenza è lecito attenderla da un Soggetto imprenditoriale che beneficia di sussidi pubblici. Non ci si può limitare ad assicurare agevolazioni per i residenti e i pendolari. Occorre anche applicare tariffe non particolarmente onerose per chi vuol trascorrere anche un breve periodo di vacanza. Come fa una famiglia, composta ad esempio da tre persone, a decidere di venire all’Elba per 4/5 giorni, per un ponte del 1° maggio o del 25 aprile, se per passare il canale, andata e ritorno, deve spendere con la Compagnia pubblica una cifra che può variare da 170 ad oltre 200 euro a seconda dell’automezzo usato? Dobbiamo certo ringraziare la Regione e l’Assessore al Turismo Scaletti per l’impegno assunto di erogare all’APT 80 mila euro finalizzati ad una campagna promozionale. Ma le azioni promozionali servono a ben poco se poi per raggiungere l’Elba i costi sono elevati. Nessuno pretende tariffe che “deprimano il mercato”, ma solo tariffe che consentano alle isole toscane di essere competitive sul mercato turistico.
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