Il testo dell'intervista rilasciata dal giovanissimo scrittore elbano alla rivista specializzata Thomas Mazzantini, nato nel 1990 da madre svizzera e padre italiano, vive in un piccolo paese dell’isola d’Elba, Marciana Marina. Lettore accanito di libri fantasy e di fantascienza, fin dalle elementari ha coltivato la sua passione per la scrittura. Studia biologia alla facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali di Pisa. Nel 2008 per B.C.Dalai editore ha pubblicato Garmir. L’eclissiomante, che ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica. Thomas Mazzantini, autore di Garmir. L’Eclissiomante e Garmir. I soli prigionieri, è uno dei talentuosi giovani autori che oggi trovano spazio sugli scaffali delle nostre librerie. Con l’entusiasmo della giovinezza e la passione per il raccontare storie, Thomas ci porta nel suo mondo fantastico… 1. Thomas, tu sei giovanissimo e fin da bambino hai avuto la passione per l’arte di narrare. Vuoi raccontarci come e quando hai sentito il bisogno di tramutare le tue storie e i tuoi sogni in qualcosa di concreto e di metterli per iscritto? Ho iniziato a scrivere fin da piccolissimo, già alle elementari scrivevo storie di ambientazione fantasy o fantascientifica quando ci davano i temi liberi. Le storie hanno sempre vissuto nella mia testa, spesso distraendomi (non erano rari i casi in cui venivo riportato alla realtà dalle maestre) e per “tenerle a bada” ho provato a intrappolarle sulla carta. Ha funzionato. A 15 anni però avevo in mente questa storia in particolare di un ragazzo che usa magia bianca e nera e che viene mandato in una missione di cui sa, in verità, veramente poco. Ho iniziato a buttarla giù, poi l’ho lasciata per un anno e quando l’ho ripresa la storia è venuta fuori da sé. Avevo provato a dare i primi cinque capitoli da leggere ai miei amici ed erano piaciuti, quindi ho continuato a scrivere per loro e per me. 2. E la passione per il fantasy? Quando hai capito che era ciò che desideravi scrivere? La Passione per il Fantasy nasce prima che sapessi leggere. Mia madre mi ha letto La Storia Infinita e Momo e i miei genitori non hanno mai fermato la mia fantasia, anche quando ciò portava a epiche battaglie contro mostri inscenate sul lettone, con conseguente rottura delle gambe del letto! Sono sempre stato affascinato dalla magia, dal mistero e dalle creature favolose o mostruose di questo genere. Per questo ho deciso di scrivere fantasy (anche se mi piace moltissimo anche la fantascienza). 3. Quali sono i romanzi e gli autori che consideri modelli a cui aspirare? Modelli a cui aspirare… prima di tutto Terry Pratchett, che non solo scrive dei capolavori di fantasy umoristico ma descrive luoghi e personaggi che rimangono per sempre nel cuore del lettore. Poi Tolkien anche se la sua opera è praticamente inarrivabile e più che aspirare a diventare come lui si può solo trarre un’umile spunto e poi ritirarsi in ginocchio sui ceci. Aggiungo anche H. P. Lovercraft scrittore non solo dell’orrore più puro ma anche dell’onirico e del fantastico, con uno stile veramente unico che trasporta il lettore nei suoi sogni o nei suoi incubi. 4. La tua storia, in particolare nel primo volume, parla di giovani eroi. Ce n’è uno nel quale ti rivedi in modo particolare? Potrei dire che mi rivedevo in Garmir, ma non più. Il Garmir chiuso e schivo del primo libro mi assomigliava molto ma ora che sono cresciuto assomiglio, paradossalmente, più a suo figlio Dowen che è meno serio e di sicuro più felice. 5. Tuttavia nel secondo volume crescono i personaggi ed è cresciuto anche il nostro autore. La storia sta crescendo con te. Quali credi che siano le maggiori differenze tra il primo e il secondo volume? Hai affrontato la stesura de I Soli Prigionieri in modo diverso? I Soli Prigionieri è molto distante dal primo, secondo me. La trama è più cupa e adulta, così come i personaggi e l’intreccio è molto… intrecciato. Nel senso che ci sono diverse sottotrame che si incrociano fra di loro e che all’inizio sembrano non avere niente in comune ma che alla fine convergono svelando molti segreti che riguardano anche il primo libro. Inoltre credo che il mio stile stia migliorando costantemente, grazie alle critiche fatte dai lettori. La stesura l’ho affrontata in modo identico al primo, cioè avevo in mente i punti salienti della trama e inventavo la storia mentre scrivevo inserendoli al suo interno, senza nessuna scaletta. 6. Molti giovani autori oggi scrivono fantasy, c’è qualche consiglio che ti sentiresti di dare ai tuoi coetanei che vorrebbero seguire il tuo esempio? Consiglierei di non avere paura e proporsi a più case editrici possibili, così da avere più possibilità, e di pazientare molto perché le risposte spesso tardano ad arrivare. Per quanto riguarda la scrittura direi di inventare il proprio mondo, con le sue regole e le sue razze, senza prendere troppo spunto dai classici, e di non avere timore di mescolare due o più generi letterari perché spesso vengono fuori romanzi molto interessanti! 7. Ti lasciamo con un’ultima domanda di rito: progetti per il futuro? Ora sto lavorando a due progetti: il volume finale della trilogia di Garmir e una raccolta di racconti brevi ambientati ognuno in un universo diverso e raccontati da un narratore che si rivolge al lettore e lo fa entrare nella storia. Per il resto ho in mente molto altro ma non dico niente per scaramanzia!
garmir i soli prigionieri